Il Livorno in Lega Pro dopo 14 anni. Giocatori assediati allo stadio fino all’una. Il nostro editoriale: grazie Spinelli…
La retrocessione purtroppo è da additare alle strategia sbagliate (e non è la prima volta) del presidente che ha sbagliato tutto dall'inizio alla fine (Foto Trifiletti)
di rcampopiano
Ci abbiamo messo 30 anni per evadere da quell’inferno un tempo chiamato serie C, oggi Lega Pro, (e prima ancora da una discesa in Eccellenza e una in serie D). Ce ne abbiamo messi poco meno della metà per ritornarci (clicca qui per leggere cronaca, interviste, commento e pagelle alla partita Livorno-Lanciano 2 a 2). Fa male doverlo scrivere, ma purtroppo è la pura realtà (clicca qui per leggere la lettera di una tifosa: “Noi che quella maglia amaranto non ce la leviamo mai di dosso). Dall’anno prossimo torneremo a calcare i campi che mai e poi mai avremo pensato di rivedere. Alla fine però è quello che ci meritiamo per come è nata e finita questa maledetta stagione. Purtroppo il principale responsabile di tutto ha un nome e un cognome: Aldo Spinelli. E diciamo, purtroppo, non a caso. A lui sono legate le pagine più belle della recente (ma anche globale) storia amaranto. E’ grazie a lui se siamo tornati ad assaporare la serie B prima e A poi. Senza dimenticarci la memorabile cavalcata in Coppa Uefa terminata solo per mano dell’Espanyol. E’ grazie a lui se abbiamo avuto la fortuna di scoprire allenatori, anzi uomini, che resteranno indelebili nel cuore di tutti i tifosi e citiamo i vari Jaconi, Donadoni e Nicola. Giusto per fare qualche nome.
Ma i ringraziamenti, caro presidente, finiscono qui perché poi dobbiamo aprirne un’altra di pagina e non è quella del “vissero tutti felici e contenti”, anzi. Nel 2013, a margine di un’assemblea di Lega, il patron del Napoli De Laurentiis la bacchettò usando queste parole: “Quando Spinelli userà i soldi che ha a disposizione per fare il mercato invece che chiedere la questua allora potrà avere voce in capitolo. Lui deve imparare che i giocatori non si possono avere solo nell’ultimo giorno di mercato oppure chiederli in prestito facendo pagare anche l’altra squadra”. Mai parole furono più vere. Avrebbe fatto bene ad ascoltare il consiglio del collega viste le ultime annate: retrocessione all’ultimo posto in serie A, mancato approdo ai playoff nell’anno del centenario (con apporto dato alla festa pari a zero), retrocessione in Lega Pro. Purtroppo, caro presidente, non sempre le può andare bene con scommesse, prestiti e qualche preghiera a chi sta più in alto di lei. Le è andata bene, per tanto, forse troppo tempo, ma alla fine un proverbio recita: si raccoglie sempre quel che si semina. E fa specie dirle questo perché lei è stato ed è uno degli imprenditori più importanti di Livorno, di Genova, e d’Italia. Per questo ci viene spontaneo chiederle: perché se amministra così bene le sue società non fa altrettanto con il Livorno? Le siamo grati se la squadra è la prima in Italia per quanto riguarda i bilanci, ma questo non può bastare se non c’è una programmazione. Già, questa parola a lei sconosciuta e che tutti le abbiamo invocato a più riprese: programmazione. Al Livorno, diciamolo, manca un vero e proprio progetto che parta dal settore giovanile: primavera e Allievi (da cui dovrebbero arrivare le nuove leve) penultimi nei rispettivi gironi, leggermente meglio i Giovanissimi. E poi anche le continue affermazioni: “Lascio”, “Sono stanco”, “Con il calcio ho chiuso”. Salvo poi ritrattarle ogni volta. Per non parlare delle presunte trattative: Berrighi, Bandecchi, Hysembelliu. Tutto questo ha nociuto all’ambiente che è parso come una nave senza il suo capitano, una nave lasciata in balia delle onde aspettando che il mare si calmi da solo e che – la nave – giunga in porto per miracolo. No, questo non può più andare bene. Dalla Lega Pro, come lei sa, non è facile risalire. Se veramente vuole bene a questa squadra e alla città faccia qualcosa, ma per favore basta improvvisazioni e scommesse. E non si appelli al “siamo retrocessi per colpa di Nasca e di Pinsoglio”. La colpa è solo ed esclusivamente sua. Poi è normale che il finale della partita contro il Lanciano gridi vendetta, ma non aggrappiamoci (soltanto) a questo.
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