Amaranto, playout vicini Editoriale: ora tiratele fuori

Si chiude un 2015 che ha regalato soltanto amarezze agli amaranto. Dal mancato accesso ai playoff alla zona retrocessione

di rcampopiano

Il titolo che abbiamo scelto per analizzare questo 2015 non è un caso. Probabilmente a qualcuno non piacerà tutto questo, ma la mancanza di attributi in questa squadra è oggettiva (Clicca qui per cronaca e pagelle di Lanciano-Livorno). Si chiude un anno che ci doveva rendere tutti orgogliosi dell’amaranto visto che si celebrava il centenario, invece i risultati sono stati ben al di sotto delle aspettative e, diciamocelo chiaramente, vedere questa squadra giocare ora come ora mette i brividi. Ma di chi sono le colpe? Dei giocatori? Della società? Degli allenatori?
L’impressione è che tutto sia cominciato proprio il giorno della celebrazione del centenario. Allora si giocava Livono-Avellino e gli amaranto offrirono una prova incolore e vennero sconfitti. Fu una botta tremenda dalla quale Luci e compagni non si sono più ripresi. Non servì il cambio tra Gelain e Panucci, i playoff non arrivarono. La voglia di riscatto prospettata ad inizio stagione si è vista soltanto nelle prime giornate, poi appena sono cominciati i problemi, la squadra si è sciolta come neve al sole. E anche qui il cambio di allenatore Panucci-Mutti ha solo peggiorato le cose.
Ma quindi dov’è il problema? Spinelli è già da qualche anno che ha chiuso i rubinetti e va avanti con la teoria dell’autogestione “quello che spendo deve tornare” è il suo diktat e a questo tutti si devono adattare. Il presidente è stanco e si vede lontano un miglio che non ha più la voglia di un tempo. Se davvero vuole vendere lo faccia, ma per favore eviti di lasciarci là dove tutto è cominciato. Non sarebbe giusto per un presidente che passerà alla storia come il più significativo. Non si salva neanche il ds Signorelli. D’accordo che fare un mercato con zero euro non è mai facile, ma prendete il Crotone ad esempio. Anche lì non si spendono cifre astronomiche, ma arrivano sempre i giocatori giusti. Se ci pensate il Livorno è stato costruito con scarti o giocatori reduci da esperienze fallimentari. E la politica dei giovani è stata un boomerang. Anche qui però potremo stare a parlarne ore ed ore. Sia Panucci che Mutti dicevano “il Livorno è tra le squadre più giovani della B…”. Peccato però che spesso e volentieri in campo non si è vista una squadra alle prime armi come in molti ci vogliono far credere. Formazione di Bari-Livorno: Pinsoglio, Moscati, Ceccherini, Vergara, Lambrughi, Luci, Schiavone, Cazzola (88′ Comi), Jelenic (84′ Biagianti), Fedato (64′ Calabresi), Vantaggiato. Dove sono i giovani o i giocatori considerati “inesperti”? Non ci sono. Eppure la scusa della squadra giovane rende. Allora tutto sembra tornare al punto principale, la mancanza di carattere. Se pensate che questa maglia in passato è stata indossata da giocatori come Protti, Diamanti, Danilevicius, Vanigli, Grauso, Paulinho (gente che ha sputato sangue per gli amaranto) e in panchina ci sono stati tecnici del calibro di Jaconi, Donadoni e Nicola ecco spiegato il perché dell’immagine dei due palloni. Perché dalla società fino ai giocatori l’attaccamento alla maglia e sentirsi tutt’uno con questa città stanno svanendo.

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