Il nuovo lavoro sviluppa il nostro “io”. L’analisi di V.E.R.A. consulting

Nel tragitto da casa al luogo di lavoro molti pensieri hanno invaso la nostra mente, molte domande ne hanno fatto capolinea e l’agitazione ha iniziato a salire

* articolo redazionale

di VERONICA FURLANI (V.E.R.A. consulting)

È il primo giorno del nuovo lavoro. Ci troviamo di fronte alla lucente porta a vetri di un edificio giallo crema piuttosto alto, sede della nuova azienda con la quale inizieremo a collaborare. Nel tragitto da casa al luogo di lavoro molti pensieri hanno invaso la nostra mente, molte domande ne hanno fatto capolinea e l’agitazione ha iniziato a salire. Siamo trepidanti, anche un po’ timorosi, ci sentiamo desiderosi, anche un po’ ansiosi. Desiderosi di metterci in gioco, di provare e provare noi stessi; anche ansiosi di metterci in gioco, di provare e provare noi stessi. Sì, perché un lavoro, coscientemente o incoscientemente, volentieri o nostro malgrado, mette alla prova la nostra persona. Come molti autori hanno riscontrato (Ashforth & Morel, 1989; Carlsen, 2008; Gini, 1998; Styrker & Serpe, 1994), il lavoro costituisce una sfera fondamentale nella vita dell’individuo e una fonte saliente di significato e di definizione del sé. Gli individui formano, trasformano e modificano la definizione di se stessi e degli altri in funzione dei contesti e delle attività lavorative (Pratt, Rockmann & Kaufmann, 2006). Albert Bandura (1995), noto studioso e psicologo canadese, riconosce al lavoro un ruolo determinante nella costruzione del sé: “il lavoro struttura gran parte della realtà quotidiana delle persone e costituisce una delle principali fonti dell’identità e del senso di valore personale”.
Attraverso ciò che facciamo, definiamo ciò che siamo. Il lavoro infatti, e ancor di più un nuovo lavoro, ha un impatto significativo su tre importanti aspetti dell’essere umano:

aspetto delle competenze: devo mostrare ciò di cui sono capace, il motivo per il quale mi hanno scelto, ed apprenderne di nuove, dimostrando capacità di adattamento all’ambiente;

aspetto relazionale: nuovi rapporti da instaurare con nuove persone;

aspetto valoriale: entro in contatto con nuovi valori aziendali, dai quali derivano determinate norme e comportamenti organizzativi ai quali far riferimento.

Un nuovo lavoro, di qualunque natura esso sia, che si tratti del primo che intraprendiamo o del terzo che cambiamo, che sia simile o totalmente differente dal precedente, porta ad una sorta di ristrutturazione della persona. Quando inizio un nuovo lavoro esploro nuove conoscenze e mi sperimento nel metterle in campo, applico competenze acquisite in precedenza ma in un contesto diverso e scopro nuove combinazioni, nuovi modi di agire e di ottenere risultati soddisfacenti; osservo il modo di lavorare dei nuovi colleghi e ne assorbo i punti di forza; sento terminologie tecniche ed inizio, anche senza rendermene conto, ad utilizzarle.
Conosco nuove procedure aziendali e le interiorizzo; entro in contatto con i valori profondi e radicati dell’azienda e scopro di averli fatti un po’ miei, vengo a conoscenza degli obiettivi aziendali e mi scopro ambizioso, desideroso di voler contribuire al loro raggiungimento. Entro a contatto con persone portatrici di esperienze e know how diversi e mi arricchisco del loro bagaglio; ascolto vicissitudini lavorative particolari e mi ritrovo a raccontarle a mia volta agli amici; interagisco con personalità e caratteri eterogenei e comincio ad adottare punti di vista prima non considerati, sperimento nuovi contesti ed emergono lati a me precedentemente sconosciuti.
Scopro di essere un perfezionista o invece un creativo, scopro di essere una persona incisiva o invece più flessibile, scopro di essere in grado di gestire l’ansia nelle situazioni di emergenza o di emozionarmi per l’ottenimento di un risultato, scopro di saper proporre idee accattivanti o di comprendere esattamente le esigenze dell’altra parte, scopro di avere la capacità di affermare il mio punto di vista o la capacità di mediare al fine di trovare un accordo condiviso. Io mi scopro in un modo nuovo, diverso. Prima che me ne accorga, prima che razionalmente me ne renda conto, io sono già diverso. Ho acquisito un nuovo “Io”. Ed ora è giunto il momento di aprire quella lucente porta a vetri del palazzo giallo crema davanti alla quale stiamo attendendo. La porta che ci condurrà al nuovo lavoro. Facciamo un passo avanti, il sensore rileva la nostra presenza e le porte scorrevoli si aprono… Quale nuovo Io ci aspetta?

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