Presidente, venga nella scuola di mia figlia. Piove in classe
Gentile Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi e gentile Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, sono la mamma di una bambina che frequenta una scuola primaria di Firenze, ma potrei essere anche il babbo di un bambino di un Liceo di Palermo oppure ancora una nonna di due nipotini che frequentano la scuola Secondaria di Milano. Potrei essere un’insegnante di cinquant’ anni precaria o una maestra che dopo trenta anni di servizio non si è ancora stancata di aggiornarsi e mettersi in gioco, oppure ancora una neo laureata che aspetta ogni mattina lo scorrere delle graduatorie nella speranza di ottenere un incarico di supplenza.
Potrei essere una collaboratrice scolastica della cooperativa che ha vinto l’ultimo appalto e che ad oggi non sa ancora quanto e come potrà lavorare, oppure ancora una Dirigente Scolastica che ogni giorno deve affrontare nuovi scenari e nuove emergenze.
Potrei essere una di tutte queste persone che ogni giorno tra fatiche e problemi affronta con coraggio e professionalità la quotidianità di una scuola che nonostante tutto deve andare avanti e lo deve fare bene.
La posta in gioco è enorme: come comunità educante (di cui ogni di noi fa parte) abbiamo la responsabilità di garantire agli alunni, ai nostri figli e ai nostri nipoti un percorso di crescita personale e offrirgli i migliori strumenti a nostra disposizione per “seminare” il loro futuro professionale.
Dobbiamo essere in grado di rispondere alle loro curiosità ed essere in grado di “coltivare” la loro coscienza critica.
Dobbiamo far crescere il loro senso di cittadinanza e appartenenza attraverso il gioco senza lasciarli credere che tutto sia un video game. Dobbiamo offrire loro il meglio del nostro impegno e del nostro tempo, perché i bambini sono il nostro futuro, e come tali dobbiamo trovare il tempo di ascoltarli e offrire loro le migliori risposte e i migliori fatti di cui siamo capaci.
E allora nel mio percorso, mi sono fermata in una scuola Primaria di Livorno e ho raccolto le loro impressioni, la loro testimonianza, ho annusato l’incredibile entusiasmo dei bambini ma anche le tangibili fatiche del quotidiano.
E allora, Gentile Presidente e cortese Ministro, visto che avete letto finora, spero che troviate il tempo per ascoltare la loro voce e soprattutto le risorse per rispondere alle loro domande. “La nostra scuola è bella, abbiamo tanti amici (solo in classe nostra siamo 28!), le maestre sono brave e le custodi sono gentili. Nella nostra scuola ci sono 15 classi dalla prima alla quinta e c’è anche un po’ di confusione. Il nostro giardino è senza erba e senza giochi però noi ci divertiamo uguale e ora è brutto non poterci più andare perché ci sono le panchine rotte e i tombini un po’ allentati e le maestre hanno paura che ci facciamo male e ci tengono sempre dentro. La nostra classe è al piano terra, appena si entra dalle porte di lato ci sono anche altre due classi. Il corridoio è lungo e in fondo ci sono 3 bagni, due per i maschi e uno per le femmine. Ci vanno tanti bambini in quei bagni, e con tanta pipì a volte si intasano e allora esce l’acqua e il puzzo da tutto le parti. Ce ne sono anche altri 3 bagni accanto, ma sono chiusi strinti perché sono rotti e non ci sono i soldi per sistemarli. Le maestre però sono gentili e a volte andiamo nel loro bagno, ma tante volte c’è la fila perché c’è ne è uno solo. Poi meno male che in classe nostra c’è un babbo che lavora in una cartiera e ci ha portato dal suo lavoro tanta carta igienica per asciugarci perché i rotoli che ci mettevano le mamme negli zaini si appiccicavano tutti. Per ora il sapone per lavarsi le mani lo porta da casa la maestra, ma lo scottex non ce l’ha e allora ci asciughiamo le mani ai grembiuli o all’aria. La nostra classe è fortunata, abbiamo vinto i computer nuovi ma non ce li hanno ancora portati perché mancano le prese e non ci sono i soldi per metterle nuove e vedrai anche quest’anno non si possono usare. Nella nostra scuola c’è anche una palestra al primo piano, però non ci si può correre perché il pavimento ballonzola, però se siamo pochi si fa uguale. Nella nostra scuola quando piove forte entra anche un po’ di pioggia dentro e le custodi sono brave ed organizzate e ci mettono sotto i secchi e i cenci. Sui nostri banchi è bello, perché ci batte sempre il sole, in classe nostra non ci sono le tende perché le mamme non possono attaccarle dopo che le hanno lavate. Ora poi tra pochino ci sarà di nuovo casino, perché tante custodi non avranno più lavoro, le maestre sono più tristi e tante mamme non ci lasciano più a scuola a mangi are perché come l’altra volta era tutto sporco e non ci rimane più nessuno al banchino in cima al corridoio a guardare se qualcuno esce dalla scuola. Noi ci andiamo volentieri a scuola e le maestre dicono che questo è il nostro lavoro. Noi le foto della nostra scuola non te le mandiamo perché le bugie non le diciamo. Perché non venite a trovarci insieme al Sindaco di Livorno e non state con noi nella nostra bella scuola in via delle Sorgenti? E perché non decidete di farle sistemare tutte le scuole? Così noi, le maestre e le custodi andiamo a lavoro più felici?”
Non è mai troppo tardi per investire nel futuro.
Sarah Corsani
Riproduzione riservata ©