Militello si racconta: “Ecco come è nata l’idea degli striscioni”
Sabato 22 marzo al Teatro Goldoni, alle 21, lo show dal titolo “Mi saluta…Cristiano Militello?”. Che succede nella testa di un attore 10 minuti prima di andare in scena? A Cristiano Militello di solito passa davanti la vita, così il comico toscano invita il pubblico nel suo camerino e nel backstage della sua carriera. Col supporto di uno schermo che funge da “memoria”, nello show si alternano – a suon di risate – monologhi, aneddoti sorprendenti, scheletri nell’armadio, la strampalata gavetta, il periodo di “Aria Fresca”, i fans improbabili, le telefonate che non arrivano e quella che invece segna la svolta. Non possono mancare gli striscioni e gli incredibili omini che hanno reso popolarissima la sua rubrica del lunedì a Striscia. Un esilarante viaggio nel quale – con la verve da maledetto toscano – porta per mano il pubblico fino alla soglia dell’entrata in scena.
Partiamo dalla carta d’identità. Inevitabile. Cristiano Militello, un pisano che vuol far ridere i livornesi. Come pensi di farcela?
Beh esattamente come fanno Migone e Ruffini quando si esibiscono a Pisa, per fortuna la comicità ha codici universali e non…condominiali. La regia è di Andrea Camerini, videomaker e vignettista livornese. Ho sempre fatto bene qui. Uno dei miei primi spettacoli fu al Teatro delle commedie con Marco Conte 25 anni fa. Sarà che poi sono ufficialmente sdoganato da quando il Vernacoliere pubblicò: “Primi devastanti effetti di Chernobyl: è nato un pisano furbo!” e il Cardinali mi regalò la locandina!
Qual è il segreto della tua comicità?
Credo come tanti altri comici principalmente dalla curiosità e poi, come ogni bravo toscano, porto in dote la risposta pronta, l’arguzia, il parlare per immagini, il gusto per lo sberleffo, il gusto per la polemica e per la battuta. Diciamo che vivo da cittadino del mondo, ma filtro le cose attraverso “lenti” toscane.
Quali i tuoi modelli di riferimento nel panorama dello spettacolo italiano e internazionale?
Raimondo Vianello, Gigi Proietti (con cui ho iniziato), Gianni Agus, Walter Chiari, Paolo Panelli. Tra i contemporanei ammiro molto Brignano, Migone
Come nasce l’idea degli striscioni?
Da una passione vera. Io da ragazzetto trafficavo stock di foto di striscioni su riviste specializzate con altri malati di mente e dopo 20 anni mi son ritrovato con questo “capitale” in mano. Decisi di farci un libro, girai un anno per case editrici a proporre l’antologia che poi sarebbe uscita nel 2004, pubblicata da Gino e Michele, i padri di Zelig. Dopo alcuni mesi e il successo del volume arrivò la chiamata di Striscia.
Lo striscione più divertente in cui ti sei imbattuto?
Beh forse quello cui sono più legato è proprio quello che da il titolo alla mia trilogia: la risposta dei napoletani a uno striscione pesante dei veronesi con un bel “Giulietta è ‘na zoccola”. Nel mio show poi ne mostro ovviamente tanti altri micidiali.
Da Aria Fresca a Striscia la Notizia. Un passo breve ma non così scontato. E’ così?
Beh tra le due avventure sono trascorsi 8 anni pieni di tutto: tanta gavetta sulle tv private, l’esperienza della tv per ragazzi, sono stato il primo conduttore di RAISAT2 il canale tematico per ragazzi, ho lavorato per lo Zecchino d’Oro sia come autore che come attore di sit-com, ho condotto Crazy Camera su TMC scontrandomi nel preserale contro “moscerini” come Conti e Scotti, insomma tante cose, anche estremamente viste, come la fiction su Papa Giovanni o le telepromozioni nello show di Celentano, ma poi è arrivata Striscia e nulla è stato più come prima.
Un consiglio per chi volesse fare il comico. Come iniziare. Quali i passi da intraprendere?
Se posso andare controcorrente suggerisco che il cinema, la tv, la radio, non sono fatte solo dagli attori, dagli intrattenitori o dai dj. Sono fatte anche dai tecnici, dagli scenografi, dagli autori, dagli ingegneri del suono, dai coreografi, dai grafici, non so se mi sono spiegato…..
Tv, cinema, teatro. Cosa preferisci e perché?
Il teatro. Ho iniziato con quello, ho studiato per quello. Presi la scorciatoia del cabaret perché c’era il treno di “Vernice fresca” che partiva e perché di teatro un attor giovane campava poco e male, ma se potessi scegliere – oggi – non avrei dubbi.
Qual è lo spunto di partenza per lo spettacolo di sabato al Goldoni?
E’ un’autobiografia tutta da ridere. Che succede nella testa di un attore 10 minuti prima di andare in scena? A me di solito passa davanti la vita, così invito il pubblico nel mio camerino e nel backstage della mia carriera. Col supporto di uno schermo che funge da “memoria”, nello show si alternano – a suon di risate – monologhi, aneddoti sorprendenti, scheletri nell’armadio, la strampalata gavetta, il periodo di “Aria Fresca”, i fans improbabili, le telefonate che non arrivano e quella che invece segna la svolta. Non possono mancare gli striscioni e gli incredibili omini che hanno reso popolarissima la mia rubrica del lunedì a Striscia.
Cosa ci dobbiamo aspettare da questo “Mi saluti….Cristiano Militello?
Di essere stupiti, il senso dell’operazione è portare in scena un Militello che la gente non conosce e non si aspetta.
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