Beppe Orlandi e il teatro popolare domenica al Goldoni

di EVA BERNINI

LIVORNO – Domenica 17 Novembre, alle ore 17:00, il teatro vernacolare livornese calcherà nuovamente il palcoscenico del Teatro Goldoni: protagonista sarà “La ‘hiesta” (il fidanzamento), opera in tre atti di Beppe Orlandi e Gigi Benigni. Nella mattina di oggi, nella Sala Mascagni del Teatro Goldoni, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione della commedia, che la Compagnia Beppe Orlandi e la Fondazione Teatro Goldoni hanno realizzato in omaggio ad uno dei maggiori esponenti del teatro popolare livornese, in occasione del 50° anniversario della sua scomparsa.
Marco Bertini, direttore generale della Fondazione Goldoni, ha sottolineato l’importanza della riapertura della stagione teatrale livornese con un’opera di un concittadino, Beppe Orlandi appunto: il suo lavoro non può essere considerato soltanto “mero” teatro vernacolare, bensì un vero e proprio teatro popolare, dotato di una propria statura e autenticità, che non ha eguali in Italia se non nel teatro partenopeo.
“Aspettavo con ansia questo Cinquantenario”- prosegue Lia Orlandi, figlia dell’indimenticato Beppe, nonché direttrice artistica dell’opera – “Mio nipote, che recita nella commedia, purtroppo non ha mai conosciuto suo nonno; eppure, mentre lo guardo recitare, non saprei dire se sia lui o mio padre a calcare il palcoscenico”.
Chiamato in causa, Stefano Favilla, di professione architetto, ammette come non sia facile farsi carico dell’impegnativa eredità lasciatagli dal nonno. “Non solo non lo ho mai conosciuto, ma non esiste quasi nessuna documentazione video con cui abbia potuto aiutarmi e avvicinarmi al suo tipo di recitazione, per immedesimarmi meglio nei suoi personaggi. Recito d’istinto, ma mi dicono che ricordo molto mio nonno”, ammette con soddisfazione.

A chiusura della presentazione de “La ‘hiesta” interviene colui che l’ha riportata in scena, il regista Beppe Ranucci. “Questa è la commedia più comica che Beppe Orlandi ci abbia lasciato. E’ ambientata negli anni ’50, dopo la guerra: una modesta famiglia livornese si reca a Firenze per conoscere la nuova fidanzata del figlio, appartenente a una famiglia altolocata fiorentina. Dal contrasto tra cultura aristocratica e popolare, nonché dal confronto tra teatro di attori prosa e quello vernacolare nasceranno tutte le situazioni esilaranti che la commedia propone”.
L’intento di Beppe Orlandi, il cui teatro è caratterizzato dalla presenza di maschere (cioè uomini che recitano ruoli femminili), non era quello di lanciare messaggi di carattere socio-politico, ma semplicemente di condurre lo spettatore alla risata attraverso il sorriso, mantenendo il senso della misura e senza mai scadere nel volgare. La grandezza dell’autore labronico è stata quella di conferire dignità e valore culturale a spettacoli di tipo popolare, mantenendo un rapporto stretto con i problemi reali e la gente della sua città.
Ranucci si congeda invitando i giovani ad avvicinarsi al teatro vernacolare: pur essendone Beppe Orlandi il padre, il regista non ne vede ad oggi i degni eredi. Motivo in più per partecipare alla conferenza di approfondimento sull’autore livornese, che si terrà sabato 16 Novembre, alle ore 17:00, nella Sala Mascagni del Goldoni.

 

Riproduzione riservata ©