Addio Sergio, storico “cuoco” dell’Ovosodo. Lutto nel mondo remiero. Lascia un ricordo
di Gianni Picchi
Da un anno la malattia (la leucemia) lo stava distruggendo, ormai il tragitto che percorreva più spesso era casa-ospedale (5°, 2°). In mezzo la Cantina, quella dell’Ovosodo. Il suo grande amore. Sergio Pavoletti si è spento all’età di 77 anni, ieri pomeriggio intorno alle 17, dopo mesi e mesi di lotta contro il male che lo stava consumando dentro.
Iniziò a frequentare la Cantina biancogialla perché il mare e la sua Livorno, con le sue tradizioni, vivevano nelle sue vene insieme ad un sangue amaranto doc. Prima come vogatore, come quarto remo di destra, nel gozzo a dieci. Poi, una volta sceso di barca non poteva lasciare e così dopo aver condiviso vittorie, sconfitte e tanto sacrificio è rimasto nella Cantina come dirigente.
E qui, ancora una volta, si sono visti il carattere e la grande passione per questo sport. Si è subito scelto un angolo, tutto suo: quello della cucina. Sergio e solo Sergio doveva fare da mangiare per i “suoi” vogatori. Perché da uomo intelligente che era, aveva capito che l’alimentazione era una parte importante per raggiungere i migliori traguardi.
Non c’ è vogatore che sia passato dalla cantina biancogialla che non abbia amato Sergio Pavoletti. Tra le sue tante battaglie, naturalmente tutte sportive, quella per colorare il remo di “rosa”. Credeva che anche le donne avessero il diritto di entrare a far parte delle gare remiere e come diceva lui: “Sono livornesi come noi…”. La sua dote migliore era l’attaccamento ai colori, unita a quell’essere preciso e meticoloso in tutto ciò che faceva. Qualcuno, diceva di lui, che era permaloso perché quando si chiudeva in cucina per preparare il pasto ai suoi vogatori non voleva ascoltare nessuno. Voleva concentrarsi su ciò che stava facendo, senza che nessuno ci potesse mettere bocca. Tutto ciò solo ed esclusivamente sotto il segno dell’amore e della passione.
Amava scrivere e avere un dialogo con tutti e quando andavamo in Cantina per avere notizie per scrivere un articolo, in lui, trovavi disponibilità, competenza ed era sempre pronto a dedicarti il suo tempo. E se qualche volta non scendevi in Cantina, scriveva lui. Per questo, il materiale per scrivere, non sarebbe mai mancato.
Sergio Pavoletti è una di quelle “figure” labroniche che resteranno sempre vive nella memoria di coloro che l’hanno conosciuto, amato, ed apprezzato. E quando andremo alla Terrazza Mascagni per assistere al Palio Marinaro, Sergio sarà lì, accanto all’altro Sergio, a Pirro, e agli altri della Cantina, a tifare Ovosodo.
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