Morini, il livornese che allena le stelle: “Il segreto? L’intelligenza. E io mi diverto”

di Giulia Volponi

Stefano Morini è l’allenatore di Gregorio Paltrinieri, ma anche di Gabriele Detti, Diletta Carli, Martina Caramignoli ed altre promesse del nuoto azzurro. Una vita da nomade, ma livornese doc, ora fa base ad Ostia,  dove nel centro federale ha costruito un gruppo di lavoro, che ogni volta coglie una soddisfazione in più. Quaderno alla mano, stesso entusiasmo, perché “io mi diverto tantissimo”, tra pochi giorni inizierà la preparazione dei suoi ragazzi “intelligenti” verso le Olimpiadi di Rio. Nonostante le meritate ferie, i 40 minuti di chiacchierata non lo disturbano, anzi è gentile, disponibile e forse felice di condividere momenti e pensieri di una carriera che parla per sé e di raccontare i suoi nuotatori, professionali e seri, ma soprattutto determinati e solidali.

Iniziamo da lei. Allenatore da tanti anni, come sono cambiati i nuotatori e come sono cambiati gli allenatori?
“I nuotatori hanno la mentalità da professionista fin da ragazzi: a 17 anni possono entrare nel gruppo sportivo, essere indipendenti economicamente e avere obiettivi. Ecco, hanno le idee chiare da subito, sanno cosa vogliono. Noi siamo più o meno gli stessi, i chilometraggi sono simili, curiamo però di più tutti i dettagli, soprattutto gli aspetti tecnici, perché purtroppo non sempre la base posta dalle scuole nuoto è sufficiente. A quel livello bisognerebbe insistere diversamente e fare l’interesse dei bambini, non guardare solo al proprio tornaconto”.

In una carriera così lunga, quali sono i momenti che hanno segnato maggiormente il suo percorso in quanto particolarmente significativi?
“Ho raccontato un sacco di volte che mi sono ritrovato allenatore per caso. Sono stato fortunato, perché, subito ad alto livello, con la mia macchinetta sono andato in giro per l’Italia e per il mondo ad apprendere e imparare dai migliori. Nel 1987 a Stanford in California mi alzavo alle 4.30 del mattino e in vasca vedevo decine di medaglie olimpiche di Los Angeles. Dopo trent’anni ancora scrivo sul mio quadernino ogni seduta che svolgo. Però Alberto Castagnetti (storico C.T. Azzurro, mentore di Federica Pellegrini) è stato una figura particolare: ero il suo secondo, ma c’era un confronto e uno scambio di vedute che ha significato molto in termini di crescita. Ogni tanto ci siamo pure “scontrati”, però ho fatto miei tanti insegnamenti, rielaborandoli”.

E dove trova ancora tutto questo entusiasmo dopo tanto tempo?
“Io mi diverto, mi diverto da morire. Mi piace lavorare con i giovani, mi mantengo anche moderno (ride). Certo, gli alti e bassi non mancano, vivo lontano dalla famiglia e non è semplice. Quando però entro i piscina con i miei cronometri e vedo i ragazzi ogni fatica scompare”.

Parliamo allora dei ragazzi. Soddisfatto della stagione pre-olimpica?
“Molto soddisfatto. Abbiamo un occhio a Rio ma ogni anno ha il suo obiettivo da centrare, utile anche come riscontro del lavoro svolto e per eventuali correzioni. Questo era il mondiale e, a parte gli infortuni che hanno condizionato Martina Caramignoli e Gabriele Detti, sono contento. Bene Gregorio Paltrinieri, ma pure Diletta Carli, che tra le difficoltà di Dicembre e la maturità è riuscita comunque a migliorare le sue prestazioni ed entrare in finale nei 400m stile libero”.

Inoltre, per Diletta, toscana come lei, non deve esser semplice nuotare le stesse distanze ed essere da tempo individuata come erede di Federica Pellegrini.
“Io ovviamente cerco di indirizzarla per la sua strada ed evito paragoni, ma è vero che soprattutto in Italia appena fai un buon risultato ti caricano di pressioni ed aspettative. E’ giovane e non bisogna assolutamente disperdere le sue risorse, io faccio il pompiere in questo senso. In realtà, non credevo che sarei diventato il suo allenatore, sa quante volte l’ho lasciata a piedi fuori dalla piscina perché non era mai pronta? (ride) Chissà quanto mi avrà odiato, invece eccoci qua”.

Gabriele, suo nipote, come ha vissuto l’esclusione ai Mondiali? Ad Agosto, nelle gare in Italia ha mostrato una grande condizione.
“Le prestazioni rimangono, ma il mondiale è un’altra cosa. Stava bene e ne sono felice, da metà Giugno ha ripreso a lavorare a pieno ritmo dopo tre mesi condizionati dalla salute. Era deluso, ma ha condiviso la scelta. Ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco e guardare alle soddisfazioni che ancora potrà togliersi. Oramai non nuota più per partecipare, ma per giocarsi qualcosa di importante e a Kazan bisognava essere al top. Batterie mattutine, tensioni, negli eventi internazionali è tutto più complesso: lo dimostra Federica Pellegrini che, anche se più lenta rispetto alla gara di Vichy, è stata bravissima, perché devi andare forte ad ogni turno e per pochi centesimi rischi di rimanere fuori”.

Gli infortuni peseranno nella preparazione verso Rio?
“Non credo. Il 7 Settembre ripartiremo dopo un paio di settimane di pausa senza problemi. Ovviamente gli atleti non dovrebbero ammalarsi mai, soprattutto nei periodi più importanti, perché poi saltano i programmi e diventa difficile raggiungere il picco di forma quando conta”.

Quali saranno le tappe che porteranno all’Olimpiade?
“Faremo tre alture, la prima a Livigno in vasca corta dal 30 Settembre. Poi in America o Messico a Febbraio, cui seguiranno dei giorni a Miami, Infine dal 28 Maggio al 18 Giugno in Spagna a Sierra Nevada. Nel frattempo parteciperemo agli Europei in vasca corta e ai campionati invernali a Riccione a Dicembre, quindi meeting di Milano e selezioni primaverili ad Aprile, Europei in vasca lunga a Maggio e Sette Colli. L’anno sarà caratterizzato da un aumento progressivo di volumi e intensità di carico rispetto ai precedenti per arrivare pronti al 28 Luglio, partenza per il Brasile”.

Concludendo, ad Ostia ha creato un gruppo molto coeso e affiatato. Qual è la loro migliore qualità e come riesce a gestire eventuali esigenze e rendimento differenti?
“Innanzitutto la miglior qualità di questi ragazzi è l’intelligenza. Ognuno è conscio di sé stesso e degli eventuali limiti e se ci sono difficoltà si aiutano l’uno con l’altro. E’ molto importante. Inoltre ho uno staff competente, che ho scelto e di cui mi fido, apprezzato da tutti. Da quest’anno al contributo di fisioterapista, biomeccanico, medico e preparatore atletico si aggiungerà inoltre quello dello psicologo. Lavoriamo e lavoreremo per far dimostrare a tutti il proprio valore”.

 

 

 

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