Europei di cross: medaglia di bronzo per i gemelli Dini
di GIULIA VOLPONI
Ai campionati Europei di cross, Lorenzo e Samuele Dini vincono la medaglia di bronzo nella competizione a squadre, mentre a titolo individuale rimane qualche rammarico, nonostante un ottimo 5° e 18° posto. Inutile girarci intorno, le ambizioni alla vigilia erano leggermente superiori, soprattutto dopo gli ottimi riscontri nell’ultimo test prima della partenza a Volpiano, quando è arrivata la doppietta con tanto di miglioramento cronometrico. Forti dei due argenti conquistati nella competizione continentale su pista qualche mese fa e dell’esperienza costruitesi a livello internazionale, i gemelli Dini e il Direttore Tecnico delle selezioni giovanili, Andrea Baldini, auspicavano un podio azzurro nei relativi campionati di cross anche a livello individuale, in virtù della forte concorrenza tra gli stessi compagni. Invece, a Belgrado, nella tarda mattinata del 8 Dicembre, oltre al bronzo di squadra, la classifica vede Lorenzo, migliore degli italiani, perdere il terzo e il quarto posto per un soffio, mentre Samuele dopo un ottimo avvio calare inesorabilmente fino al 18°.
Strategia. Con un anno in più sulle spalle e una crescita prestazionale continua, i fratelli dell’Atletica Livorno rivelano le proprie intenzioni fin dalla partenza, quando si portano al comando e dettano il ritmo del primo dei quattro giri da 1,5 km (passaggio a 4’21”). E la tattica, in effetti, pare rivelarsi azzeccata, fin quando il turco di origine keniana Kaya, che già aveva preceduto Samuele e Lorenzo a Rieti, decide di rompere gli indugi e allungare vistosamente, seguito dal belga, anch’egli di origine keniana, Kimeli e dal russo Strelkov. La corsa, dunque, prende inevitabilmente un’altra piega, con i concorrenti che si sfilacciano e il trio di testa che guadagna una decina di secondi.
Testa e cuore. E’ a questo punto, allora, che gli azzurri mostrano quella testa e quel cuore richiesto dai più. Lorenzo e Samuele, assieme al compagno Crippa, corrono nel gruppetto subito in scia e chiudono il secondo giro sempre fianco a fianco (passaggio in 8’39”), ma la “iella”, che nell’edizione precedente aveva trasformato in un’odissea il viaggio e il terreno di gara in calotta polare, compare a fare capolino di lì a poco. Lorenzo inizia a sentire un malessere al fegato, resiste, stringe i denti, ma non riesce ad aumentare il passo per recuperare uno Strelkov in crisi; Samuele si stacca, perde metri e secondi e scivola sempre più indietro. Al terzo passaggio (13’37”), il cronometro vede il primo al sesto posto con distacchi invariati, mentre il secondo è 15° a otto secondi dal fratello.
Emozioni dolci-amare. La tornata conclusiva, che poi diverrà lo spartiacque tra la gloria e il rammarico, racconta, oltre alla vittoria di Kaya, della volata “beffa” di Lorenzo, insufficiente ad acciuffare il podio per un secondo (18’06”), del 18° posto di Samuele (18’31”) e di un oro a squadre a portata di mano divenuto del colore più opaco. Sebbene siano gli stessi diretti interessati ad esprimere una lieve insoddisfazione e una sensazione di incompiuto (“potevamo far meglio” le dichiarazioni a caldo), quel che resta alla fine è altro. Perché la prestazione deve essere valutata e analizzata dalla giusta prospettiva ed è incontestabile la bontà del risultato sia dei gemelli che dei compagni azzurri, che hanno contribuito alla medaglia collettiva. Andando oltre e notando la consistenza, la sostanza degli atleti, che fin qui non ha mai tradito, è possibile avere una visione corretta e quindi ottenere delle garanzie sul futuro in questa disciplina. Non a caso, oltre all’ottimismo manifestato da Baldini, a partire da Gennaio, i gemelli Dini entreranno a far parte del G.A. delle Fiamme Gialle, uno dei gruppi sportivi militari più solidi e tradizionalmente legato a campioni, senza tuttavia abbandonare la guida di Saverio Marconi, pure presente in terra serba quale tecnico al seguito della nazionale.
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