Sergio Zanetti si racconta: “Felicissimo di essere a Livorno, pronti per il torneo di Viareggio”

L'esordio per il Livorno sarà lunedì 3 febbraio contro l'Evingado allo stadio Picchi

di MATTEO NOVEMBRINI

Livorno – Il calcio era evidentemente una passione di famiglia. Così, i due figli della famiglia Zanetti ne hanno fatto un lavoro. Quello di nome Javier, il più piccolo, è diventato un calciatore straordinario, capitano per quindici anni di una maglia pesante come quella dell’Inter, con la quale ha vinto tantissimo, dentro e fuori l’Italia. L’altro, il più grande, che di nome fa Sergio ed è stato calciatore pure lui, è rimasto più nell’ombra rispetto al “fratellino”, ma questo non è mai stato un problema. Ed infatti oggi si gode la sua vita da allenatore, che lo ha portato sulla panchina della Primavera del Livorno calcio, dopo vari anni passati tra Esordienti, Allievi, Giovanissimi e Beretti. Oggi la sua squadra, quarta in classifica nel girone C del campionato Primavera, ha in mano la possibilità di conquistarsi un posto ai playoff e tentare l’accesso alle fasi finali del torneo. Un ottimo lavoro da parte di Sergio che è stato vicino anche alla panchina in Serie A, e che oggi si racconta prima di iniziare il torneo di Viareggio, la famosa “coppa carnevale”.

Prima di tutto, una considerazione: come si trova a Livorno?
“A Livorno mi trovo davvero molto bene, sono felicissimo di lavorare in un ambiente del genere. Fui messo al corrente di questa possibilità il 12 luglio, ed il 22 ero già al lavoro. Ho tante aspettative, all’inizio ho dovuto abituarmi ad una metodologia di lavoro diversa, ma ora sto imparando e le cose stanno andando bene”.

Come giudica l’avvio di campionato della sua ?
“Abbiamo fatto un girone d’andata buonissimo, mentre adesso stiamo vivendo un periodo con qualche difficoltà in più, ma sono sicuro che daremo il nostro meglio.”

Puntate ai playoff (cui accedono la terza, la quarta e la quinta), oppure ai primi due posti (che valgono il passaggio diretto alla fase finale)?
“Obbiettivamente devo dire che l’obbiettivo reale è chiudere tra i primi quattro. Dobbiamo riprendere la strada giusta, ma faremo vedere chi siamo e Viareggio sarà un ottimo test”.

A proposito di Viareggio, il 3 febbraio vi aspetta la prima partita del torneo contro l’Elvigado. Crede che la sua squadra possa vincere il trofeo oppure ritiene che ci sono formazioni troppo più forti?
“Ciò che posso dire è che si tratta di un confronto internazionale e dunque troveremo squadre molto forti e molto attrezzate, ma non c’è alcun favorito. Lo scorso anno ha vinto l’Anderlecht, e questo basta per dire che il calcio è strano e può succedere di tutto, quindi penso che dobbiamo provare a giocarcela con tutti”.

Anche in altre circostanze ha fatto molti complimenti ai suoi ragazzi. Se dovesse consigliare un giocatore alla prima squadra, che nome farebbe a mister Di Carlo?
“Guarda, se ti dicessi un nome mancherei di rispetto a tutti gli altri. A mio avviso tutti hanno le qualità e le potenzialità di dimostrare il loro valore ed assicurarsi un posto in prima squadra.”

Adesso parliamo di lei. E’ cresciuto in una famiglia nella quale la grande passione era il calcio.
“Si, è vero. A 11 anni ero già in Nazionale, ma a 14 anni mio padre mi disse di smettere perché dovevo andare a lavorare. Fu un periodo duro, perché io volevo fare il calciatore, e quindi passai alcuni anni tra lavoro, scuola ed allenamenti. Dovetti fare tanti sacrifici, ma questo mi permise di maturare e di realizzare il mio sogno”.

E’ il fratello maggiore di Javier, protagonista di una straordinaria carriera calcistica. Da buoni fratelli vi sentite spesso. Vi date consigli a vicenda?
“Con Javier ci sentiamo molto spesso, quasi tutti i giorni, anche se ci vediamo poco. E’ un momento delicato della sua carriera, non è abituato a stare fuori, ma l’importante è che sia sereno e che gli sia riconosciuto quel che merita. Ognuno ha le sue idee ma ci confrontiamo spesso, io sono più grande di sei anni e questo mi ha permesso di dargli qualche consiglio in fatto di esperienza, ma ormai oggi ha 40 anni e di esperienza ne ha molta pure lui”.

Per concludere, ecco la domanda più intrigante: ha creduto di poter avere qualche chanche per diventare allenatore della prima squadra dopo l’esonero di Nicola? In fondo anche Spinelli aveva detto che lei aveva delle possibilità.
“Il fatto che fosse venuto fuori il mio nome significa che sto facendo bene il mio lavoro e che non sono solo un cognome. Io devo ringraziare tantissimo Livorno, Spinelli, Perotti, Doga e tutti gli altri per avermi dato la possibilità di dimostrare quanto valgo. Mi è dispiaciuto molto per Nicola, è una grande persona ma purtroppo il calco è fatto così, nessun posto è sempre sicuro, anche se sono convinto che avrà tante altre possibilità. Per quel che mi riguarda io darò sempre la mia disponibilità, ma nel frattempo sono orgoglioso di allenare questi ragazzi, che devo crescere per poterli portare in prima squadra, perché arrivare è difficile ma mantenersi lo è ancora di più, e per aiutarli voglio mettere a disposizione tutta la mia esperienza”.

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