Bebe Vio, lezione di vita e ottimismo all’Enriques

di gniccolini

Quattro su cento ce la fanno. Sopravvivono. Riescono a sconfiggere questo tipo di terribile meningite fulminante e vanno avanti. Una sola al mondo si chiama però Beatrice Vio. Lei, Bebe questo il suo soprannome, ha fatto di più. Ha sconfitto la morte al grido di “la vita è una figata”, scritto con il pennarello nero sulla finestra del suo letto di ospedale, ha gettato via ogni maschera, che solitamente indossa in pedana quando tira di scherma, e ha affrontato il futuro a muso duro.
Botta e risposta -Botta e risposta. Come nel fioretto. La botta è stata forte di quelle da cui è spesso impossibile rialzarsi. Lei ha fatto della sua più grande difficoltà la sua più grande forza. La malattia, a causa di una necrosi, le ha portato via le braccia e le gambe a soli 11 anni. Da lì riabilitazioni, fisioterapie e protesi con cui vive e convive amabilmente senza vergogna e anzi, scherzandoci su con tanta autoironia.
Oggi Bebe ha 18 anni, un esame di maturità da affrontare a giugno, una serie di titoli paralimpici guadagnati a suon di stoccate e ,sopratutto, in bacheca il sogno più bello: un titolo di campionessa del mondo nella categoria atleti paralimpici guadagnato nella specialità del fioretto.
“Se puoi sognarlo puoi farlo” –Se puoi sognarlo puoi farlo, diceva Walt Disney. Bebe non solo l’ha sognato l’ha voluto, l’ha desiderato e l’ha reso suo, con sudore, rabbia determinazione e fatica.
“Mi hanno regalato un sogno”. E’ questo il titolo del suo libro scritto per raccontare e per dare forza alle speranze dei tanti che si sento perduti. “Tu sei pazzesca Bebe – le ha detto Jovanotti che ha conosciuto personalmente – Quando qualcuno ti conosce succede che vuol essere migliore. Se ti conosce un dottore vorrà far guarire ancora più persone, se ti conosce un cantante vorrà cantare ancora più emozioni. Se ti conosce un canguro, vorrà saltare ancora più in alto”.
Ed è questo che succede quando si ha la fortuna di incontrare Bebe Vio.
L’incontro al liceo Enriques –Come è accaduto lunedì 23 novembre quando, all’interno della palestra del liceo scientifico Enriques, quattro classi di cui due del liceo sportivo, si sono sedute davanti alla sportiva più forte del mondo (in tutti i sensi) per ascoltare la sua storia.
L’incontro, fortemente voluto dal professore di educazione fisica Marcello Manuli e dalla vice preside Eleonora Agostinelli, e favorito grazie ad Augusto Bizzi, livornese e fotografo ufficiale della Federazione Italiana Scherma, ha emozionato, scosso, convinto.
La carica di Bebe – Sentirla parlare è come avere all’angolo di un ring il mitico Mikey di Rocky Balboa e trasformarsi in un attimo nello Stallone italiano. Racconta la sua malattia agli studenti suoi coetanei come se scrivesse su whatsapp ad un suo amico. Come se si mettesse d’accordo su dove andare a mangiare una pizza.
E alla stessa maniera racconta la speranza, trasmette la forza con la quale ha superato ogni tipo di ostacolo la sua vita le mettesse davanti.
Francesco Gazzetti, consigliere regionale e padre di uno dei ragazzi presenti all’incontro, ha fatto da moderatore introducendo il suo percorso e facendole le prime domande per poi lasciare spazio alle curiosità degli studenti dell’Enriques.
Odio perdere. Da grande? Il presidente del Coni – “Odio perdere – ha detto la campionessa- è questa la spinta più grande che mi porta ad ottenere i miei successi. Devo vincere per forza. Da grande cosa voglio fare? Mi piacerebbe diventare presidente del Coni oppure il direttore di Sky Sport per il quale ho già fatto uno stage nel settore grafica e comunicazione”.
E com’è Bebe Vio nella sua vita privata? “Come la vedete fuori è anche a casa”, ha commentato la mamma presente in palestra con gli alunni. Ma anche “una gran rompiscatole”, come ha chiosato la sorella più piccola.
Le giustificazioni “tutte da ridere” a scuola – E’ difficile coniugare tutti gli impegni di Bebe tra incontri istituzionali, allenamenti, campionati del mondo e gare, con la scuola. E spesso Bebe è dunque costretta ad andare dal preside della sua scuola di Mogliano Veneto presentando un libretto di giustificazioni che spesso ha dell’assurdo ma reale. “Assente perché ero dal Papa. E’ vero – dice ridendo Beatrice ai ragazzi – ero andata veramente dal Papa e il mio preside non vede l’ora di leggere le mie giustificazioni per riderci un po’ su. Come quella volta che arrivai tardi perché…non trovavo le gambe! E l’ho scritto come giustificazione. Oppure, assente perché dal presidente della Repubblica.
La protesi-tacco 12 – “Tutte le donne sognano un tacco 12 no? Tra l’altro io fortunatamente non sento nemmeno male e quindi starei tutto il giorno sui tacchi anche perché sono bassina. E allora mi sono fatta fare una protesi con bel tacco 12. Una figata”.

Il segreto per reagire – “Quando ero nel letto di ospedale a soli 11 anni ci sono stati momenti in cui mi sono detta: mollo tutto, la faccio finita. Poi pensi che la vita è veramente una figata, che non sei sola. Che intorno a te c’è la tua famiglia, i tuoi compagni di sport, i tuoi amici. C’è tutto il tuo mondo e pensi: non posso morire. Se muoio morirà un pezzo anche di loro. E allora reagisci, tiri fuori gli attributi e ce la fai”.

Il saluto dell’Enriques e l’incontro con Jovanotti – Sono circa le 12,45 quando Bebe, dopo un’ora e mezzo, saluta i ragazzi con un mega selfie che la ritrae insieme ai circa 100 alunni del liceo di via della Bassata. Poi dopo pranzo l’incontro in forma privata nell’albergo dove alloggia, con il suo primo fan: Lorenzo Jovanotti. Un’ora di chiacchierata anche con il cantautore che non ha smesso di ringraziarla per la carica e per l’ottimismo che regala ad ogni incontro. E siamo sicuri che il sogno, quello di cui parla nel libro Bebe, l’abbia regalato lei a tutti noi.

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