Museo d’arte in Venezia. Ecco cosa ci sarà
Stanno procedendo di gran lena i lavori per il Museo Civico cittadino in Venezia. Ecco in anteprima le prime immagini di quel che sarà in esclusiva per Quilivorno.it. La foto è stata scattata da Nicola Stefanini, critico e appassionato d’arte, stesso autore della disamina e sul Museo Civico nascente che abbiamo deciso di pubblicare qui di seguito. Un’analisi completa e interessante che va ad analizzare quello che nascerà all’interno secondo i piani e i progetti dell’Amministrazione e cosa, secondo lui, andrebbe rivisto e corretto per il bene della nostra città. E voi cosa ne pensate? Leggete qua sotto e lasciate un commento all’articolo
Ecco cosa troveremo nel Museo e l’analisi di Nicola Stefanini – “A Livorno quasi nessuno lo sa, ma è quasi pronto un enorme museo nel quartiere Venezia. I costi di gestione sono calcolati attorno al milione di euro annui, ma per com’è stato progettato, a mio avviso, sarà un tremendo buco nell’acqua. Questa amministrazione ha letteralmente ereditato il progetto della vecchia politica, dal comitato scientifico a suo tempo istituito per l’occasione, e dalla Regione. L’attuale assessore alle culture ha provato a fare delle piccole modifiche per rendere almeno un po’ più appropriata l’esposizione in rapporto tra il materiale che abbiamo e gli ambienti a disposizione, ma è stato bloccato dalla Regione Toscana. I lavori sono stati finanziati con progetto PIUSS piuttosto blindato, quindi se nella macroprogettazione di indirizzo, è stato fatto un danno anche concettuale, sembra che non si possa tornare indietro, altrimenti i soldi andrebbero restituiti.
E credo che il danno ci sia, ma anche piuttosto grosso e lo si trova nella destinazione a “Biblioteca Comunale” dei locali al primo piano. Va specificato che il progetto PIUSS è finanziato con destinazione a struttura museale.
Il complesso è ubicato ai “Bottini dell’Olio” e comprende la “Chiesa Sconsacrata” di P.zza del logo Pio.
In pratica questo intervento di recupero edilizio, avrebbe la mira di trasformare l’area in una pigna d’oro, pronta potenzialmente ad abbracciare giornalmente migliaia di turisti croceristi che troverebbero la struttura a due passi dall’attracco delle navi.
Come sarà strutturato il museo – Il museo sarà concepito da una parte di opere pittoriche avanguardiste di un certo interesse, non livornesi, astrattismo, futurismo che diciamoci francamente, come termine di paragone, un Pollock brutto, ma brutto brutto, ci mangia tutto. Poi abbiamo una parte dedicata all’archeologia, con oggetti recuperati nei nostri territori, anfore ecc, che esistono da tutte le parti del mondo, malgrado ciò, potrebbero attrarre una fetta di turismo.
Abbiamo una sezione dedicata al nostro glorioso Risorgimento che pur preoccupandomi dell’interesse che possa destare, ritengo che sarà bellissima e che avrà come missione lo scopo
di trasmettersi alle nostre nuove generazioni. Abbiamo alcune opere d’arte sacra, dove risalta una teca del Duccio, ma purtroppo anche in questo caso siamo circondati da Pisa, Lucca, soprattutto Siena, Firenze, che con un’opera ne mangiano 10 delle nostre.
Poi dovremmo avere qualche opera del gruppo labronico, artisti che, anche se hanno concepito il genere macchiaiolo fuori tempo massimo, sono amati in tutta la Toscana, in fine abbiamo un paio di Fattori piccoli e stop.
Questa dovrebbe essere la “macchina da guerra”, o “industria turistico/culturale” dal milione di euro di costi, con lo scopo di far concorrenza alle vicine città toscane. Una struttura che oltre ad
autofinanziarsi, dovrebbe finire per far guadagnare la città anche da un punto di vista di rivincita culturale e di indotto sviluppato.
La biblioteca al primo piano ma… Il piano terra dei Bottini dell’Olio e la chiesa sconsacrata, saranno le superfici messe a reddito a servizio del turismo. Come dicevo, il Piano Primo, sarà invece messo a disposizione dei Livornesi in quanto troverà luogo la biblioteca, ma diciamoci francamente, risulterà un errore fatale, un clamoroso danno erariale, economico e sociale per la città di Livorno.
La formazione, l’apprendere, la conoscenza, la socializzazione che avviene in una biblioteca, credo sia il più bel investimento che la società possa offrire ai giovani e non solo, credo che il sapere e
l’aggregazione stia alla base per la sopravvivenza del genere umano, ma purtroppo credo che ciò, sia stato il più grosso alibi per costituire un enorme carrozzone senza ruote, calcolato con un “contagocce di attrazioni” per continuare a lasciare Livorno in ginocchio, schiavo dell’economia dell’entroterra, dove il gestore dei servizi sarà l’unico a guadagnarci.
E’ vero che un museo va vissuto, ma ciò dovrebbe avvenire per conto dei turisti visitatori che pagano il biglietto.
Un progetto a cui manca la chiave vincente ? – Il piano non è stato progettato con la chiave vincente e con l’esclusività per attrarre il crocerista. Vorrei rendere noto, che Livorno ha un altro museo, si chiama Museo Fattori ed è ubicato presso la Villa Mimbelli. Una struttura completamente fuori dal quel “Percorso Magico”, percorso il quale tutte le città a vocazione turistica, hanno creato o trovano sviluppato per naturale dislocazione e nel quale si concentrano le più importanti attrattive.
Il Museo Fattori, i macchiaioli e Modigliani – Per questo motivo, il Museo Fattori paga il pegno di una media giornaliera su base annua di 2,5 visitatori giornalieri. Il Museo Fattori non ha pareti vuote, bensì la più importante collezione macchiaiola al mondo e valutando che i macchiaioli non sono secondi agli impressionisti, il nostro Museo, è sulla carta, l’antagonista del Museo d’Orsay di Parigi. Si trovano nel museo, due delle tre superbattaglie di Fattori, il primo quadretto ad olio di Modigliani, la massima rappresentazione dell’opera di Giovanni Fattori, di Vittorio Corcos, di Plinio Nomellini (al pari di Pitti) e di Ulvi Liegi.
Un ragionamento intellettualmente elementare, avrebbe portato a considerare che per sopravvivenza della città, sarebbe stato necessario mettere a reddito anche le superfici destinate a biblioteca, inserendoci proprio il Museo Fattori, allestendo casomai, (non vi fossero spazi più
idonei) la biblioteca comunale nel complesso di Villa Mimbelli ivi compresi i Granai, magari dopo attente verifiche strutturali e calcoli di carico che presumo e “spero” siano stati/e comunque fatti/e nella ancor più vecchia struttura dei Bottini dell’Olio dove è prevista attualmente la biblioteca e dove la luci delle travature probabilmente sono ben più ampie.
I costi di gestione – A supporto della mia tesi specifico che il Museo Fattori in Villa Mimbelli ha un costo di gestione di 250mila euro di uscite, con qualche spicciolo di entrata, quindi l’opportuno inglobamento con il Museo Città di Livorno darebbe benefici immediati già nei risparmi. I 250mila euro di spese verrebbero in parte annullati, da una stessa biglietteria, da un unico ufficio ecc ecc, ma quello che conta è che l’esclusività della corrente macchiaiola, verrebbe messa in braccio ai turisti. Gli stessi “Granai di Villa Mimbelli”, – dove spero per la città che vi sia collocata a breve una parte della Collezione Carlo Pepi, inizialmente in comodato d’uso gratuito, per poi avviare un confronto per l’eventuale donazione con clausola di impegno espositivo da parte dell’amministrazione pena decadenza (Contratto in stile villa Trossi Uberti) – dicevo che gli stessi Granai hanno un costo, ma inglobandoli al 1° piano del Museo Città di Livorno, il costo verrebbe letteralmente annullato. Con la Collezione Pepi otterremmo un prodotto museale unico al mondo, in pratica una radiogradia artistico/storica che rappresenta una città e questa città è Livorno la città degli artisti, le nostre attrazioni mondiali- Livorno, la città degli artisti dove gli artisti ci nascono e non ci piovono come accade in tutte le altre città del mondo (cit. Pepi). Quindi da Fattori, Modigliani, Corcos, i Tommasi, Nomellini, Puccini, i Bartolena, Natali, Muller, Romiti, Chevrier, Fontani, Nigro, Lacquaniti ecc ecc.
Questo museo dovrebbe inoltre dedicare una superfice espositiva ad altre opere in comodato d’uso gratuito, come:
– Le opere pittoriche Pio Bove e le acquaiole di Fattori;
– le tre sculture di Modigliani, le tre teste vere, lasciate fin troppo sotto a quel caveau;
– “Il volto di Cristo” capolavoro del Beato Angelico, il quale è riuscito a rappresentare l’opera della cristianità più somigliante al volto della sacra sindone, che si trova nel Duomo di Livorno;
– il ritratto di Mascagni di Vittorio Corcos;
– l’incoronazione della Vergine, pala del Vasari nella chiesa dei Domenicani;
– le varie opere di Lucio Fontana che sono presenti nelle collezioni private dei livornesi.
E quant’altro abbia attrazione “Mondiale” che si trova in altre collezioni.
Opere d’arte che andrebbero lasciate a disposizione della comunità a lungo termine, che attraverso il turismo, permettano di intercettare denaro fresco da economie esterne per risollevare Livorno, che parliamoci chiaro, di questo passo la nostra città tra 30 anni non esisterà più, Carlo Pepi l’ha capita e da Don Chisciotte qual è si è fatto avanti, ora tocca alla curia nella persona del Vescovo che ha tanto a cuore Livorno, ma soprattutto ha la possibilità concreta di incidere sulle sorti di questa città da un punto di vista culturale, agli eredi delle 3 teste di Modigliani, idem, e ai vari privati in
possesso di tali fortune, farsi avanti.
Il mio appello, fate girare –Io spero che con questo appello, prima che sia troppo tardi, si attivi in primis la politica locale e regionale, per porre rimedio al danno concettuale di progettazione, ritornando sul progetto, bloccando eventuali accordi di forniture bibliotecarie, per poi mettere definitivamente a reddito la struttura del primo piano dei granai, con dentro il Museo Fattori, la Collezione Pepi che, con il Volto di Cristo e le tre sculture di Modigliani porterebbero in città gente da tutto il
mondo, dall’Asia all’Oceania. Chi ritiene opportuno questo ragionamento, chi ritiene di poter incidere politicamente, pubblicamente, o privatamente, prego di salvare e stampare i contenuti di questo post, in quanto FB non ha effetto memoria, i like non servono a niente, le condivisioni si.
Diamoci da fare perché dobbiamo risollevarci! Livorno non può finire nel nulla. Io mi impegnerò ad andare avanti in questi termini. Grazie per l’attenzione”.
Nicola Stefanini
(un cittadino che ama Livorno)
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