Un presepe vivente multietnico
di Roberto Olivato
Come già preannunciato, domenica 4 gennaio si è svolta, presso la chiesa di San Ferdinando, la rappresentazione vivente del Presepe. Un spettacolo ormai collaudato da una decina d’anni, grazie all’impegno della dottoressa Gabriella Lunardi che assieme ad altri collaboratori cura la scenografia. Quest’anno, al cospetto di una gremita navata, oltre alle numerose comparse nostrane, è stata inserita una singolare presenza, rappresentata dalla partecipazione di quattro profughi africani, componenti della settantina alloggiata nell’ex collegio dei padri Trinitari. I quattro giovani hanno indossato rispettivamente i panni di Baldassarre il re Magio con l’incenso ed altri tre hanno indossato, più che i panni, le catene che gli legavano mani e piedi, rappresentando gli schiavi cristiani che Giovanni De Matha, fondatore dei padri trinitari, andava in giro per il mondo a liberare pagandone i riscatti. La presenza dei profughi alla partecipazione del Presepe vivente è stata la novità di quest’anno, “ che ha voluto essere un segnale di apertura verso una loro più facile integrazione nella nostra comunità “, come ha ricordato padre Emilio Kolaczyk parroco dei San Ferdinando e responsabile dell’Ufficio Migrantes della diocesi. Soddisfatta al termine della rappresentazione la dottoressa Lunardi, che oltre ad aver curato la scenografia e la regia, si è esibita anche come voce solista di una dolce ninna nanna. Dottoressa questa scenografia, pur rappresentando un fatto lontano più di duemila anni, è sempre ricca di nuova vitalità. “Si ogni anno cerchiamo di arricchire di particolari quello che è il semplice racconto dell’evento e quest’anno, la presenza dei nord africani ha voluto rappresentare un messaggio di accoglienza verso quei popoli e l’averlo lanciato davanti al bambinello, assume un profondo significato di fratellanza universale ’’. A fungere da colonna sonora della serata , la Corale polifonica Giovanni Sedda dell’Associazione Culturale Sarda.
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