Da via Salvini a Sanremo. I Siberia oggi sul palco. Ascolta il brano. Ti piace?
di gniccolini
Piero ha una felpa dei Chicago Bulls e suona il basso, Matteo ha il baffetto fine e la capigliatura da Beatles anni ’60 e fa vibrare la chitarra, Luca lo sguardo diligente dello studente di musica fuori e del batterista “maledetto” sul palco. E poi c’è Eugenio, il bello, dalla voce calda e dallo sguardo sincero che scrive poesie e guarda gli anticipi di serie A con il nonno il sabato sera (clicca qui per ascoltare in anteprima la canzone “Gioia” che verrà suonata a Sanremo). Ecco i “Siberia” (foto Lanari in pagina) il gruppo di giovani talenti livornesi che rifiuta i talent show perché “ritenuti solo un punto di arrivo senza troppo studio” e sceglie la scalata più difficile per bussare alle porte del paradiso come direbbero i Guns: il palcoscenico dell’Ariston che tanto fece tremare nomi ben più blasonati della musica italiana da Mina a un giovanissimo Lorenzo Jovanotti.
Venerdì 27 novembre alle 21 in prima serata su Rai 1 la band formata dai quattro ragazzi che fino a pochi mesi fa si esercitavano in via Salvini all’interno di un rimessaggio adibito a sala prove nel giardino di casa del batterista, saliranno sul palco di Sanremo Giovani per la semifinale che vedrà protagonisti 12 artisti pronti a sfidarsi per guadagnarsi la finalissima di febbraio.
Ecco dunque Eugenio Sournia (voce), Luca Mele (batteria), Piero Laganà (basso) e Matteo D’Angelo, studenti universitari tra cui il più anziano tocca quota 24 anni, pronti a dare battaglia con la canzone “Gioia” per convincere la giuria composta da Carlo Conti, Piero Chiambretti, Rosita Celentano, Federico Russo, Carolina Di Domenico, Giovanni Allevi e Andrea Delogu.
Quilivorno.it ha intervistato per i suoi lettori, a poche ore dal debutto, i componenti della band.
Ragazzi partiamo dalle origini. Come mai questo nome?
“In tanti credono che sia un omaggio alla band “I Diaframma” che stimiamo e rispettiamo ma non c’entra niente. Siberia nasce dalla fascinazione che abbiamo sempre avuto per la Russia e
sopratutto per romanzo letto all’età di 14 anni Educazione Siberiana. Sin da ragazzo – spiega il cantante Eugenio Sournia – grazie anche a Delitto e Castigo ho sempre avuto un’attrazione per quell’universo narrato in quei romanzi. Così ecco il nome Siberia”.
Quando nasce e che obiettivi ha il gruppo?
“Il gruppo nasce nel 2010 e solo da circa 18 mesi assume questa veste che vedete con Matteo alla chitarra. L’intento è sempre stato quello di scrivere musica e testi nostri. Non nasciamo come cover band ma con un progetto ben preciso che è sempre stato quello di avere musica prodotta di nostro pugno. Attualmente abbiamo una produzione di circa 12 brani pronti per essere incisi e qualche mese fa siamo usciti con una piccola raccolta di quattro canzoni”.
Come arrivate a Sanremo?
“A Sanremo ci siamo arrivati grazie alla nostra etichetta discografica Maciste Dischi, un’etichetta indipendente che cura gruppi e solisti italiani e che un mese fa ha ricevuto il Premio Mei a Faenza come Frak Lable. La cosa bella è che siamo sempre stati trattati come persone e non come un numero e che davanti a noi abbiamo avuto sempre persone e non un’etichetta discografica e basta. Beh è stato proprio grazie a Maciste Dischi che abbiamo affrontato i provini per arrivare fino a questa semifinale partendo da una selezione di circa 600 artisti”.
Cos’è per voi Sanremo?
“Sanremo è un po’ come entrare in Parlamento, un luogo sacro. Per fare una metafora sportiva invece è come per un calciatore arrivare a giocare in serie A. E’ il massimo. Cosa chiedere di più?”.
Sanremo e non X-Factor o The Voice o che ne so…Amici come mai?
“Non abbiamo mai amato la formula del talent show. Spesso infatti chi sceglie di partecipare al talent vede solo la punta dell’iceberg immaginando il talent come un punto di arrivo magari senza sacrificio e studio. Non è così per noi. Dietro alla nostra musica c’è passione e impegno”.
Giuria o televoto?
“Giuria senza ombra di dubbio. E siamo felici che a Saremo sia così e non si apra il televoto”.
Cosa vi aspettate da questa esperienza?
“Sappiamo che è durissima arrivare in fondo fino alla finale. Siamo contentissimi già di questo traguardo. Diciamo che ci poniamo come guastatori con la nostra musica New Wave”.
Ci dicono dalla regia che avete una particolarità anagrafica, o meglio, relativa alle vostre origini. Qual è?
“Sembra fatto apposta ma credeteci non è così. E’ che tutti abbiamo un genitore straniero. Matteo ha la mamma inglese, io (Eugenio ndr) ho il padre francese, Luca ha la mamma peruviana e Piero invece è di madre belga”.
E fuori dal palco cosa sono i Siberia?
“Sono ragazzi tra i 21 e i 24 anni, tutti studenti universitari. Matteo studia Economia, io (Eugenio ndr) studio Legge, Luca Architettura e Piero Disegno Industriale. Nel tempo libero abbiamo vari hobby. Piero adora disegnare, Luca legge Dylan Dog e suona, anche per hobby, in casa al pianoforte o si esercita alla batteria. A Matteo piace organizzare cene di un certo livello mentre io adoro il calcio. Non sembrerebbe ma sono proprio un patito. Passo spesso i sabato sera a guardarmi gli anticipi in tv in casa con mio nonno e non solo. In generale i Siberia sono amici anche senza strumenti. Siamo una bella squadra sopra e fuori dal palco”.
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