Piero d’Orezza il romanzo storico di Antonio Benci

Proseguono ai Granai di Villa Mimbelli (via San Jacopo in Acquaviva) le conferenze settimanali del ciclo “Frammenti Livornesi”, conferenze sulla storia di Livorno, o più precisamente su aspetti particolari, curiosi e accattivanti della storia della città, spesso sconosciuti.
Giovedì 5 marzo, alle ore 17, l’ottavo appuntamento del ciclo sarà dedicato al romanzo storico ed in particolare a Piero d’Orezza, il romanzo storico corso di Antonio Benci, scrittore, traduttore e storico morto a Livorno nel 1843.
A parlarne sarà Giancarlo Bertoncini, professore associato di letteratura italiana dell’Università di Pisa.

Il romanzo “Piero d’Orezza” è ambientato nel 1757 durante la lotta per l’indipendenza della Corsica e, rispettando la tipologia canonica del romanzo storico (si pensi a Manzoni), intreccia eventi della realtà storica con eventi della realtà immaginaria, vicende pubbliche e vicende private, fatti politici e fatti sentimentali. Il romanzo si inserisce con particolare interesse nella vasta e molteplice attività di Antonio Benci, uno degli intellettuali e uomini di cultura più rilevanti della prima metà dell’Ottocento: già collaboratore dell’ “Antologia” di Giovan Pietro Vieusseux con dotti e pregevoli articoli di critica d’arte, di critica letteraria, di filologia, di letteratura odeporica e sui problemi dell’ educazione, Benci si dedica alla composizione del romanzo a partire dal 1831, vale a dire dopo il suo esilio in Corsica in seguito alla compromissione con Guerrazzi in un tentativo insurrezionale nel 1831. Com’è di prassi nel romanzo storico, accanto a personaggi di invenzione ricorrono personaggi realmente esistiti, in primo luogo due figure eminenti della storia cόrsa, Mario Emanuele Matra e Pasquale Paoli, e il racconto fa spesso trasparente riferimento alla situazione risorgimentale italiana. Ma, oltre agli aspetti di interesse storico, il romanzo (secondo gli interessi precedentemente curati dall’autore) offre una ricca documentazione intorno agli ‘usi e costumi’ e al paesaggio cόrsi. Un motivo ulteriore di interesse, ma non ultimo, risiede nella constatazione di come con quest’opera Benci, che era partito con fisionomia culturale di fervido classicista, non solo si apra alla cultura romantica, ma si volga alla realizzazione di un romanzo (al quale, come risulta dalle testimonianze, teneva in modo particolare), ovvero ad un genere letterario peculiare della modernità. Il romanzo era rimasto manoscritto presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze fino alla sua pubblicazione nel 2006 a cura dell’editore Manni di Lecce.

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