Modigliani, le origini e la storia “segreta”
di admin
“La vita è un dono, dei pochi ai molti, di coloro che sanno e che hanno, a coloro che non sanno e che non hanno”. Così scrisse sopra un suo dipinto uno dei più insigni artisti del novecento. Amedeo Clemente Modigliani, detto Modì, pittore e scultore nato a Livorno, ma celebre in tutto il mondo per i suoi ritratti femminili, non necessita presentazioni. Ma cosa sappiamo della famiglia dell’artista? Poco o niente, e , quel poco giunto a noi, è soprattutto leggenda; fino ad oggi almeno.
Andrea Addobbati, ricercatore dell’Università di Pisa e docente di Istituzioni di Storia Moderna, ha tenuto una conferenza intitolata “I Modigliani. Dal ghetto di Roma a Livorno” che si inserisce nel ciclo “frammenti Livornesi”. Lungo la sua ricerca, ha scavato a fondo sulla storia della famiglia Modigliani, cercando di distinguere la leggenda dalla realtà dei fatti e dagli avvenimenti che hanno portato il nonno di Modì, Emanuele Modigliani, da Roma a Livorno. Infatti, molte delle notizie trapelate, sono state inquinate per alimentare l’immagine del mito, l’artista maudit, segnato dalla tubercolosi e dall’alcolismo. Tuttavia, come spesso accade, dietro una leggenda si nasconde qualcosa di vero. Il professor Addobbati, per compiere questa ricerca evitando le mistificazioni, ha cercato di dimenticare il fatto che quella famiglia avrebbe dato i natali ad uno dei massimi artisti del xx° secolo. Ma partiamo dall’inizio del suo lavoro, ovvero dal bisnonno di Modì, Abram Vita Modigliani. Egli fu residente nel ghetto ebraico di Roma, dove sotto lo Stato Pontificio gli ebrei vivevano in condizioni tormentate, e, tra le tante forme di discriminazione, gli era proibito possedere beni immobili.
Un seppur breve miglioramento avvenne sotto Napoleone, che proclamò la parità dei diritti degli ebrei, ottenendo quindi la piena cittadinanza. Lo stesso Abram Vita verrà poi nominato membro laico all’interno del Concistoro; da questa vicenda nascerà la leggenda che il bisnonno di Amedeo fosse consigliere di Napoleone. Fu comunque sotto l’imperatore francese che la famiglia Modigliani iniziò ad acquistare beni immobili, elevando il proprio status. Nel 1814, con la fine di Bonaparte, e il ritorno del pontefice, la legge tornò a proibire la proprietà privata agli ebrei; nonostante ciò, i Modigliani riuscirono a mantenere le proprietà acquisite.
Nel 1849 venne poi proclamata la Repubblica Romana dal triumvirato composto da Mazzini, Armellini e Saffi. Emiliano Modigliani, figlio di Abram Vita, e dunque nonno di Amedeo, fu eletto al Municipio. Con la fine della repubblica e la restaurazione del papato, Emiliano, per evitare ritorsioni, scappò a Livorno dove, grazie alle leggi livornine, erano garantite maggiori libertà. Ed eccoci così giunti alla nostra città. Qui i Modigliani misero radici profonde, ma saranno le miniere di zinco della Sardegna la loro grande fonte di reddito, dove, a causa dello sfruttamento intensivo delle foreste, venne affibbiata al patriarca della famiglia la pessima nomea di “Attila delle foreste”.
Eugénie Garsin, anch’essa ebrea, venne data in sposa a Flaminio Modigliani, figlio di Emiliano. Fu proprio con Flaminio che cominciò il declino della prosperità della famiglia. Nel 1873, infatti, iniziò la prima grande crisi economica che portò alla Grande Depressione di fine ottocento. I prezzi crollarono, compreso quello dello zinco, principale elemento di ricchezza della famiglia. Questo, in aggiunta ai cospicui debiti accumulati da Flaminio, sarà causa del collasso economico dei Modigliani. Arriviamo così alla fine della storia; una fine a cui segue un altrettanto grande inizio. Flaminio e Eugénie avranno 4 figli; uno di loro si chiamerà Amedeo Modigliani, detto Modì. Colui che con la sua grandezza ha messo in ombra i suoi avi, persone ordinarie, ma comunque coprotagoniste di una stagione importante dell’Italia.
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