Maré Hammarim. In memoria di Baruch al Palazzo
Fra il 20 e il 22 dicembre 1943 diciassette persone sfollate al Gabbro vengono arrestate dai Carabinieri. Il loro crimine: sono ebrei. Consegnati ai tedeschi, deportati al campo di sterminio di Auschwitz, ne tornerà solo uno: Isacco Baiona.
Avevano trovato ricovero al podere “Capannino” di Isola e Raffaello Silvestri, nonni di Giovanni Delfino che ha raccontato questi particolari. Una coppia di contadini, gente semplice: lasciarono agli ebrei sfollati la parte dietro il cascinale, costituita da una grande stalla ormai vuota, una stanza uso cucina, uno stanzino che faceva da bagno.
All’alba di lunedi 20 i carabinieri arrestarono tutti i maschi. Due giorni dopo vennero i fascisti del Gabbro : «La mia nonna, quando i fascisti del Gabbro tornarono a prendere le donne e i bambini, cercò inutilmente di nasconderli, dietro una curva del fiume che passava vicino al casolare» testimonia Giovanni.
I fascisti consegnano gli ebrei ai tedeschi: in cinque settimane finirono ad Auschwitz.
Nel suo libro “I sommersi e i salvati” Primo Levi ricorda così uno di loro:
«è morto Baruch, scaricatore del porto di Livorno, subito, il primo giorno, perché aveva risposto a pugni al primo pugno che aveva ricevuto, ed è stato massacrato da tre kapos coalizzati. Questi, ed altri innumerevoli, sono morti non malgrado il loro valore, ma per il loro valore»
Baruch non era un portuale, come credette Primo Levi, ma un merciaio ambulante (l’ha identificato Dino Bidussa z.l.) e si chiamava Giosue Alessandro Baruch, deportato con padre madre e quattro fratellini (Franca aveva pochi mesi, era nata a marzo dello stesso anno).
Dedicata a questo eroico ribelle livornese, domenica 24 alle 17.30 al Grand Hotel Palazzo, si terrà il concerto per il Giorno della Memoria, scritto e cantato da Pardo Fornaciari accompagnato al piano da Stefania Casu. Letture di Rossana Fatighenti.
Prenotazioni al 3298226970 o all’email [email protected].
Riproduzione riservata ©