Marchi, 20 anni di film da De Sica a Don Camillo
Proseguono giovedì 14 maggio alle 17, alla Pinacoteca Comunale Carlo Servolini, i giovedì del Futurismo, nell’ambito del calendario per il 120° di Virgilio Marchi, e in coincidenza della mostra “Virgilio Marchi. Lo stile del movimento dal dinamismo plastico all’architettura lirica”, promossa dal Comune di Collesalvetti, in collaborazione con la Fondazione Livorno, e Cirulli Archives di New York, a cura di Francesca Cagianelli.
E’ la volta di Marco Sisi che terrà una conferenza dal titolo: “Vent’anni di cinema italiano nella filmografia di Virgilio Marchi: dalla collaborazione con Blasetti, De Sica e Rossellini, al ciclo di Peppone Don Camillo”.
E’ impegnativo e affascinante parlare di Virgilio Marchi e della sua multiforme creatività. Nato a Livorno nel 1890, il 21 gennaio, e scomparso all’età relativamente giovane di 65 anni, a Roma, il 30 aprile 1960, ha lavorato con successo non soltanto come architetto, ma anche nello spettacolo (teatro e cinema) come scenografo e in alcune occasioni anche come costumista. Di Virgilio Marchi scenografo cinematografico proverò a parlare. La sua firma compare nei titoli di testa di molti fra i più importanti film del periodo 1935-1960 (perché ha lavorato fino all’ultimo, “Don Camillo monsignore… ma non troppo” è uscito pochi mesi dopo la sua morte), diretti da registi che hanno fatto la storia del nostro cinema, come Alessandro Blasetti, Vittorio De Sica, Roberto Rossellini, tanto per citare alcuni dei nomi più celebri. Una filmografia di tutto rispetto, nella quale qualità e quantità vanno a braccetto, se a capolavori come “Quattro passi tra le nuvole”, “Umberto D.” e “Europa ‘51” dobbiamo affrancare la serie dei film tratti dai romanzi di Guareschi su Peppone e Don Camillo, per la regia di Julien Duviviér e successivamente di Carmine Gallone.
Da dove cominciare per ripercorrere in senso analitico la sua opera? Se ufficialmente vengono indicati, come primo film al quale ha lavorato, “I due sergenti” del 1936, regia di Enrico Guazzoni, tratto da I due sergenti. Romanzo dell’epoca napoleonica sulla trama del dramma di D’Aubigny, di Paolo Lorenzini, pubblicato da Nerbini nel 1932, o “Ballerine” del boemo Gustav Machat, anch’esso del 1936, entrambi realizzati negli studi Pisorno, è probabilmente del 1935 la realizzazione di alcuni bozzetti scenografici per “La signora di Montecarlo”, diretto da Mario Soldati, distribuito nel 1938 e ambientato, in parte, anche nelle lussuose stanze della Villa Basilica, residenza livornese della famiglia di Giuseppe Valaperti, noto come “il pratese innamorato di Livorno” che edificò quelli che vengono chiamati i “villini Liberty” tra Barriera Margherita e l’Ippodromo. Villa Basilica, apro una parentesi, è stata abbattuta negli anni ’60 e il suo ricordo è affidato a poche fotografie, ai fotogrammi del film e alla sua immagine in scala ridotta, la “Baracchina Rossa” di Ardenza, disegnata dallo stesso progettista, Fosco Cioni. Trasferitosi a Roma, prosegue la propria attività di scenografo all’interno di produzioni realizzate a Cinecittà: tra il 1940 e il 1942 curò la scenografia di 4 film di Alessandro Blasetti (“Un’avventura di Salvator Rosa”, “La corona di ferro”, “La cena delle beffe”, “Quattro passi tra le nuvole”) e di “Un pilota ritorna” di Roberto Rossellini, cimentandosi quindi con temi ben diversi fra loro, dagli ambienti medievali a situazioni in qualche maniera assimilabili a quelle che in seguito avrebbero caratterizzato il cinema neorealista del dopoguerra. Per Rossellini, successivamente, disegnerà le scene di uno dei film più importanti, “Europa ‘51”, con Ingrid Bergman, e nello stesso anno (1952) lavorò anche per un altro capolavoro, “Umberto D.” di Vittorio De Sica.
Se anche, nello stesso periodo, aveva lavorato alla progettazione del Cinema Odeon, la sua attività di scenografo si è svolta esclusivamente all’interno di film girati a Roma, nonostante in quegli anni anche gli studi di Tirrenia avessero ripreso l’attività producendo anche pellicole di una certa importanza.
Marco Sisi, curatore di questo quarto appuntamento dei “Giovedì del Futurismo alla Pinacoteca Comunale Carlo Servolini”, è nato a Livorno nel 1957. Giovanissimo (1975) inizia a collaborare con TVL Radiotelevisione Libera, una delle prime operanti sul territorio nazionale, la prima ad avere radio e televisione. Nel 1977 è tra i fondatori di Radio Flash, nel 1979 viene assunto da Telegranducato di Toscana e nel 1983 si trasferisce a Roma, dove si specializza nella post-produzione video (montaggio ed effetti speciali), lavorando per dieci anni alla SBP, società leader nel settore e montando migliaia di ore di programmi televisivi per Rai, Mediaset e altri network privati, comunicati pubblicitari, videoclip, documentari e altro. Dopo un anno allo Studio Natali Multimedia di Firenze, nel 1994 torna a Roma, senior video editor presso la Orbit, network saudita che trasmette dall’Italia per i propri abbonati in Nord Africa e Medio Oriente, prima tv satellitare interamente digitale al mondo. Lasciata la tv araba, nel 2004. dopo alcune collaborazioni con Studio Universal, Gambero Rosso e altre società di servizi, dal 2006 inizia a lavorare alle dipendenze di Rai, Videotime e La7, prevalentemente nel settore news e infotainment.
Nel 2003 era stato fra i soci fondatori della cooperativa NoWarTV, che realizzò circa un mese di trasmissioni via satellite sul canale Planet per sostenere il movimento pacifista alla vigilia dell’intervento angloamericano in Iraq. Dal 2011 fa parte del gruppo che ha dato nuovamente vita a Radio Flash, attualmente attiva come web radio.
Parallelamente al proprio percorso professionale in ambito radiotelevisivo, si è occupato del rapporto tra cinema e territorio, pubblicando due testi: “Ardenza cinema d’essai, quando i film si vedevano in un circolo” (Provincia di Livorno – Belforte Cultura, 2004) e “Livorno Superstar, la mia città dentro il cinema” (Edizioni ETS, 2005), tema affrontato anche con la realizzazione di film di montaggio contenenti scene di film girati o ambientati a Livorno. Ha prodotto e diretto “Dotlingen” e “Italiamobile”, due videoclip per il gruppo livornese Virginiana Miller e numerosi documentari.
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