Lirica in lutto, addio Bergonzi
di Fulvio Venturi
Lo scorso 25 luglio è morto Carlo Bergonzi, uno dei massimi cantanti lirici. Nato in provincia di Parma nel 1924, ma con tantissimi legami con la nostra Livorno, Bergonzi aveva ereditato dalla sua terra natale, che fu quella di Verdi e di Toscanini solidità ed entusiasmo. Fu un perfetto stilista che trovò proprio nel repertorio verdiano il suo habitat naturale, ma che seppe farsi valere, sempre con grande proprietà di accento anche nelle opere di Donizetti, di Puccini, di Giordano, e di Mascagni. A suo modo fu un antidivo e si tenne sempre sapientemente al di fuori delle polemiche e dei gossip teatrali, anche se tra come sue compagne di scena si alternavano ora Maria Callas, ora Renata Tebaldi, ora Leontyne Price o Eleanor Steber o Monteserrat Caballè, vale a dire il meglio d’Europa e d’America. Così come Carlo Bergonzi, sostenuto anche da una musicalità infallibile fu collaboratore privilegiato dei più grandi direttore del suo periodo, dall’antico Serafin al mitico Karajan.
Il Teatro alla Scala, l’Arena di Verona ed il Metropolitan di New York, dove cantò per la prima volta nel 1956 (in Aida) furono i teatri dove si presentò più frequentamente, ma Bergonzi ebbe un rapporto speciale anche con Firenze (dove firmò indimenticabili prestazioni in Elisir d’Amore ed Un ballo in maschera) e con la provincia italiana.
In questo ambito scese con frequenza a Lucca (Loreley, Manon Lescaut, La forza del Destino, La Gioconda e uno splendido concerto tra il 1954 ed il 1984) ed a Livorno (Madama Buttefly, Andrea Chénier e Cavalleria rusticana). E proprio a Livorno Bergonzi rimase legato per queste ragioni. Nel 1950, quando venne al Teatro Goldoni per cantare il Madama Butterfly, egli era ancora un baritono e cantando al fianco di Galliano Masini (Pinkerton in quella occasione) comprese che la sua vera via era quella del tenore. Poi, nel 1956, durante le recite di Andrea Chénier alla Gran Guardia firmò il contratto che lo legò per 32 anni al Metropolitan di New York. E per finire, nel 1963, in occasione del centenario della nascita di Pietro Mascagni, egli avrebbe avuto piacere di interpretare Parisina al Goldoni, ma ne fu impossibilitato dagli impegni assunti in America. Aneddoti che Bergonzi ebbe modo di rinverdire dieci anni fa insieme a diversi amici in occasione del suo ultimo passaggio da Livorno.
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