Le false teste di Modì in vetrina a Roma. Nel 2014 mostra a Livorno
Le false teste di Modì saranno al centro di una mostra permanente. Ad annunciarlo è l’assessore alle culture, Mario Tredici, che si pone come obiettivo l’avvio della mostra entro la fine della legislatura.
Dopo trent’anni, Livorno dedicherà dunque una vetrina “ufficiale” a quella che fu definita la ‘burla del secolo’, quando nel luglio 1984 furono ripescate nei Fossi medicei della città false sculture in pietra poi attribuite da autorevoli critici ad Amedeo Modigliani. Lo scherzo fu di tre ragazzi, allora ventenni.
I soldi, che serviranno anche per ricostruire un’iconografia attenta, anche in lingua inglese, della vicenda sono stati trovati dai proventi della tassa di soggiorno.
Nel frattempo, come scrive il Corriere della Sera, le teste saranno adottate dal Ministero dei Beni Culturali a Roma dove saranno esposte in una mostra-convegno sul genio dei tre studenti livornesi e sulla manipolazione dell’arte.
LA STORIA
La storia inizia quando la conservatrice di un museo livornese convince il Comune a dragare i Fossi medicei che attraversano il centro: leggenda vuole che li’ nel 1909 Modigliani, in un impeto di rabbia, avesse gettato le teste appena scolpite. Dopo una settimana di inutili scavi, tre ragazzi burloni, Pietro Luridiana, Michele Ghelarducci e Piefrancesco Ferrucci si danno appuntamento a casa di un amico, Michele Genovesi, e lavorano con scalpello e trapano. Le tre teste (due scoperte il 24 luglio e la terza il 10 agosto) vengono accolte dagli addetti ai lavori come un trionfo.
Per 40 giorni Livorno crede di aver trovato le opere di Modigliani. Finche’, all’inizio di settembre, su Panorama viene raccontata la verita’: “Una delle teste e’ opera nostra”, confessa il terzetto con tanto di foto di gruppo prima del lancio in acqua. Finiscono in televisione e, in diretta, realizzano un nuovo falso. E le altre due ‘teste’? Alcuni giorni dopo, in seguito a un appello in tv di Federico Zeri (uno dei pochi critici, assieme a Carlo Pepi, a non cadere nel tranello), esce allo scoperto l’autore: Angelo Froglia, un portuale con la passione dell’arte che spiega di aver agito per rivalsa nei confronti dei critici. Mostra anche un video in cui viene immortalato mentre scolpisce le teste
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