L’Amico Fritz”. Intervista al soprano Fiorenza Cedolins

Fiorenza Cedolins, uno dei soprani italiani più affermati in tutto il mondo ed interprete in ruoli di grande impegno nei maggiori teatri dalla Scala di Milano al Metropolitan di New York, dal Covent Garden di Londra al Teatro del Liceu di Barcellona, è stata in questi giorni al Goldoni di Livorno per tenere un’intensa masterclass incentrata sulla vocalità e drammaturgia de L’Amico Fritz nell’ambito del Cantiere Lirico del Teatro di Tradizione livornese: sarà proprio quest’opera ad inaugurare domenica 7 dicembre, alle ore 17 la Stagione lirica del Goldoni in occasione dell’anniversario della nascita del compositore livornese.

L’abbiamo incontrata in un momento del lavoro che ha svolto con giovani cantanti provenienti da tutta Italia, ed il pensiero è corso subito all’indimenticabile Santuzza che interpretò nel 1997 a Livorno nella “Cavalleria rusticana” diretta da Massimo De Bernart:
“Ne ho uno splendido ricordo e poi Cavalleria è un’opera a me particolarmente cara anche perché legata al mio debutto sulle scene liriche al Carlo Felice di Genova. Torno molto volentieri nel Teatro di Livorno perché vi ritrovo un clima che sostiene e di forte stimolo per lavorare bene. Ed è il teatro della città di Mascagni”.

E’ così difficile cantare le opere di Mascagni?
“Non esistono ruoli facili, la lirica è sempre impegnativa! La mia voce è quella di un soprano lirico pieno fino alle tessiture di mezzosoprano acuto lirico e per la gestione dei ruoli più acuti con Mascagni si scende verso un centro estremamente corposo ed inoltre nel repertorio mascagnano ci sono tantissimi fraseggi che richiedono doti belcantistiche: la tecnica è davvero sempre quella del belcanto, anche per Mascagni! La sua musica richiede un grande controllo dello strumento vocale”.

Quale opera del Teatro mascagnano le piacerebbe interpretare oltre a Cavalleria?
“Nel passato avevo pensato di portare sulle scene Lodoletta, ed anche Iris che come Suzel nel Fritz uniscono alla bellezza drammaturgica delle tematiche molto importanti legate al tema dell’adolescenza tradita e della violenza”

Insieme alla sua attività professionale, contrassegnata anche da riconoscimenti quali il “Premio Abbiati” della Critica Italiana, due edizioni dell’“Opera Award”, il “Premio Campoamor” della Critica Spagnola, tiene molto alla sua attività didattica…
“E’ vero, ed è per me estremamente gratificante essere di aiuto ai giovani che intraprendono o vogliono migliorare la loro preparazione. Provo un’enorme soddisfazione nel vedere i giovani che crescono in questo difficile ma appassionante lavoro che è il canto lirico”.

Come giudica la situazione del Teatro in Italia?
“L’Italia è il paese dell’emergenza continua e lo è anche per il Teatro lirico. Certo il modello degli anni ’90 è tramontato e non più sostenibile. La scarsezza delle risorse sicuramente incide, ma voglio ribadire con forza il ruolo fondamentale che il Teatro e la cultura rivestono per il nostro tempo e per le nuove generazioni”.

A proposito dei giovani, come valuta la preparazione dei cantanti lirici oggi?
“Abbiamo giovani molto motivati ma spesso con una certa confusione nel metodo di studio che sciupa l’efficacia di quanto hanno intrapreso. Si rimane poi troppo in superfice mentre applicazione e metodo sono indispensabili per coltivare e far cresce il talento naturale. Per me è stato così fin da giovanissima”.

Con questa masterclass ha misurato i giovani cantanti su L’Amico Fritz: cosa pensa di quest’opera?
“Per la sua interpretazione credo non si dovrebbe prescindere dai contenuti della storia originale da cui sono tratti, perché li ritengo importanti. Fritz è un uomo dai contenuti morali che trovo estremamente attuali: amicizia, solidarietà, attenzione per gli ultimi, sono messaggi di cui credo la nostra quotidianità abbia disperato bisogno. Il libretto li ha ripresi, alleggerendoli e Mascagni è stato bravissimo a rivestirli di note con freschezza ed ingenuità, cambiando completamente registro rispetto a Cavalleria, proprio come lui voleva in quel particolare momento della sua vis creativa”.

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