Rossiello presenta “In compagnia del caffè nero”
Giovedì 21 aprile, alle 17.30, al caffè letterario “Le cicale operose” (corso Amedeo 101) si svolgerà la presentazione del nuovo romanzo di Laura Rossiello dal titolo “In compagnia del caffè nero”. Sarà presente l’autrice con Stefania D’Echabur. Letture a cura di Sandra Mazzinghi. Seguirà un gustoso apericena con farro con melanzane e zucchine grigliate, funghetti, friselle e schiacciata.
Laura Rossiello è una giovane autrice di Livorno, nasce al mare, in Toscana in un anno caro a Orwell. Ha fatto di una passione un lavoro, diventando giornalista, copywriter e ghostwriter, ruoli che ogni volta la portano a curiosare nella vita delle persone. Lettrice compulsiva, è affascinata da tutto quello che è francese con le sue atmosfere e da tutto quello che è parola perché crede che abbia una forza unica.
Raccontaci come sei diventata scrittrice di romanzi, qual è la tua formazione, chi è Laura Rossiello?
“Non so mai cosa dire quando mi fanno questa domanda. Non è per modestia o per timidezza, è proprio perché parlare di se stessi è una delle cose più difficili. Scrivo semplicemente da sempre, precisamente da quando, in prima elementare, passavo le domeniche a provare a buttare giù testi di canzoni. Da quelli (che ho lasciato subito) ai romanzi il passo è stato breve. Da quando avevo 18 anni invio racconti e storie, ho vinto qualche concorso letterario e ho racconti inseriti in alcune raccolte, ho frequentato corsi di scrittura e, nel frattempo, sono diventata giornalista. Scrivo spesso sul mio blog letterario: mokateller.it”.
Ti senti più giornalista o autrice di libri?
“Del giornalismo mi piace la sensazione di scoperta, di novità. Della scrittura amo la libertà che mi regala ogni volta che prendo una penna in mano. Essere autrice mi permette anche di dare libero sfogo agli innumerevoli sogni che faccio”.
Il tuo primo libro, “Quanto dura un attimo”, un esordio letterario di qualche anno fa. Come è andata?
“Mi fa tenerezza pensare a quel libro. Avevo poco meno di 19 anni, leggevo e scrivevo tutto e di tutto, ero piccola, acerba per quanto riguarda scrittura e vita. C’è stato un periodo in cui quasi mi vergognavo di Quanto dura un attimo, perché è molto distante dalle mie idee oggi, poi però guardandomi indietro sono felice di aver fatto quell’esperienza”.
E come è nata l’idea di questo nuovo romanzo ” In compagnia del caffè nero”?
“Non c’è un momento o una motivazione precisi che mi abbiano portato a questa storia. È venuta da sé, seguendo una forte passione per Volterra, dove è ambientato il romanzo. La follia e l’alienazione perché credo che ancora troppo spesso si resti in silenzio di fronte a fatti vergognosi che dovrebbero essere gridati e denunciati. Non lo si fa. Io che ho la possibilità di scrivere ciò che penso, lo faccio e grido, a modo mio, queste ingiustizie. Non servirà a niente, ma se lo facessimo tutti prima o poi le cose cambierebbero”.
Quanto conosci dei tuoi personaggi prima di scriverne?
“La prima cosa che ho sempre chiara dei personaggi, che poi entrano inevitabilmente a far parte della mia vita, è l’aspetto fisico. Poi i difetti. Non so perché, ma parto spesso da quelli per caratterizzare il personaggio finale”.
Quali sono i rituali della tua scrittura?
“La prima bozza è scritta a mano, devo avere delle foto del luogo di cui parlo davanti a me e devo bere indefinite tazze di ginseng”.
Che sensazione hai quando consegni il tuo libro al pubblico? Sei gelosa, soddisfatta, felice, triste?
“Forse un po’ tutte queste sensazioni insieme. Sento mie tutte le cose che scrivo, quindi ne sono gelosa. Poi subentra la timidezza, temo sempre che non sia piacevole da leggere così come la vedo io. Dopo, quando il cervello prende la strada giusta, sono felice e orgogliosa di quello che ho fatto”.
Invita i nostri lettori alla tua presentazione. e soprattutto a comprare il tuo nuovo libro. Cosa dici per convincerli?
“Domanda difficilissima. Credo che dovrebbero venire alla presentazione perché sarà piacevole parlare un’oretta di questo argomento in un modo positivo. Il libro dovrebbero comprarlo perché si dovrebbe finire di guardare con la puzza sotto il naso gli scrittori esordienti. Forse non sarebbe sbagliato lasciare per un po’ i libri delle grandi case editrici e dedicarsi a quelle più piccole che spesso riservano sorprese. Chissà che, magari, In Compagnia del caffè nero non sia una di queste”.
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