“Il racconto prima di tutto”. Ecco il documentario su Scarpelli
DI LUCREZIA DEL RE
“Senza una bella storia non viene fuori un bel film, la storia, infatti, viene ancora prima della sceneggiatura” parole semplici che Giacomo Scarpelli, figlio dello sceneggiatore Furio Scarpelli ha fatto sue per presentare “Il racconto prima di tutto”, il documentario, realizzato con il regista Francesco Ranieri Martinotti per onorare la figura di suo padre ma anche per riattraversare luoghi e rivivere emozioni che hanno fatto da sfondo alla lunga stagione cinematografica italiana di cui Scarpelli è stato protagonista.
Il documentario, presentato al cinema di Castiglioncello nell’ambito del progetto Le Notti del Cormorano, ideato dal Centro Studi Commedia all’Italiana e dal Comune di Rosignano Marittimo, ha visto la presenza sia del regista che del figlio di Scarpelli che ha voluto sottolineare come per il padre qualunque situazione, persona, discussione fra amici poteva finire in un copione che stava scrivendo, quindi in pratica ogni momento della sua vita, ogni chiacchierata con gli amici a Castiglioncello, ogni storia di ogni persona incontrata poteva costituire la base per scrivere un a sceneggiatura.” Il documentario, che scivola via fra immagini datate in super 8, spezzoni di film di cui Scarpelli, molto spesso insieme ad Age, ha curato la sceneggiatura, interviste e dichiarazioni dello stesso, ha fatto conoscere un uomo curioso della vita, attento osservatore di umori, situazioni, vicende, ma anche amante delle arti, a cominiciare dalla grafica e la pittura, suoi primissimi amori, per passare attraverso la filosofia, la letteratura , secondo lui bagagli essenziali per poter scrivere belle storie, in quanto, come sosteneva “il cinema è un mezzo, non un fine, e chi lo concepisce tale, decreta la sua fine, appunto.” Oltre a questo messaggio il figlio Giacomo, insieme agli attori e registi che sono presenti nel video, hanno voluto sottolineare l’umiltà con cui Furio Scarpelli ha svolto il suo lavoro – e l’importanza che per lui aveva lavorare in equipe, in collaborazione con qualcuno, senza rivendicare per sé il ruolo di primadonna, preferendo le diciture “scritto da… per la regia di …” piuttosto che “un film di…..” e basta.
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