Germogli di Memoria, successo per 23 attrici
Con l'intensa Alessia Cespuglio hanno portato in scena l'opera teatrale di Charlotte Delbo per la regia di Francesca Talozzi
E’ sbarcato domenica sera a Pisa al Teatro Rossi Aperto, magnifico teatro del Settecento, chiuso da quasi sessant’anni e restituito alla città da tre anni grazie all’occupazione di denuncia culturale avviata da un gruppo di precari della cultura, cittadini, e operatori del teatro, il progetto Germogli di Memoria, nato a Livorno con la regista e autrice Francesca Talozzi e Alessia Cespuglio, e un gruppo di oltre venti attrici di Livorno (clicca sul link in fondo all’articolo per vedere le immagini scattate da Furio Pozzi).
Il gruppo livornese ha risposto alla Chiamata alle arti promossa dall’Associazione Teatro Rossi Aperto per far rivivere lo spazio abbandonato, con la cultura nelle sue molteplici forme: incontri, teatro, proiezioni musica e laboratori e mostre di arte visiva.
Lo scorso fine settimana dunque momenti intensi fra parole e teatro che Francesca Talozzi e la sua compagnia hanno pensato da trascorrere insieme all’opera e al pensiero di Charlotte Delbo, drammaturga e partigiana, deportata insieme a 22 donne per motivi politici a Auschwitz .
Sabato 12 settembre c’è stato l’incontro con Elisabetta Ruffini, direttrice dell’Istituto della Resistenza e del Contemporaneo di Bergamo, per conoscere l’opera di Charlotte Delbo nell’edizione italiana de “Il Filo di Arianna” e domenica sera è andato in scena Chi porterà queste parole? opera teatrale in tre atti di Delbo, estremamente densa di storia, di parole e di una narrazione che mescola più piani temporali.
E’ la storia della deportazione e della vita concentrazionaria agita e vissuta da 23 deportate politiche , una visione che ci apre al riconsiderare ciò che sappiamo di questo orrore e in più momenti ci costringe a rivedere, riconsiderare, rimettere in discussione il nostro ‘sapere’.
Donne, partigiane, comuniste, non ebree, vedono tutto, vivono tutto, sentono tutto ciò che accade in giornate ‘simbolo’ di Auschwitz: gli appelli straordinari ed ordinari, il freddo intenso, la fame, la sete, l’infinita stanchezza, le selezioni, la camera a gas, le morti delle compagne stesse, una ad una, le marce forzate.
La loro forza e la loro consapevolezza politica le porta a non giudicare mai e a ricordare tutto: i nomi, i volti, le storie confidando nella resistenza delle altre “affinché una ritorni per dire”.
L’allestimento vede una scena vuota poiché il ‘campo di Auschwitz’ è inimmaginabile per chi non c’è stato e dunque impossibile trovare un segno scenico che lo possa esprimere, eccetto il vuoto e il silenzio.
Le donne in scena che hanno creato personaggi e un’unica “personaggia” incontrando le parole di una drammaturga e partigiana e la traduzione scenica , realizzata dall’accurato lavoro di Francesca Talozzi, ha emozionato e commosso il numeroso pubblico presente.
Le attrici: Alessia Cespuglio, Rina Giuffrida, Maria Teresa Volpi, Nara Biagiotti, Simonetta Filippi, Luisa Bianchi, Claudia Pavoletti, Tea Gradassi, Giovanna Gorelli, Veronica Socci, Samanta Mela, Giusj D’Anna, Nives Timpani, Lisa Polese, Roberta Gattabrusi, Fiamma Lolli, Clara Rota, Irene Spano, Flaviana Deserti, Stefania D’Echabur, Federica Armillotta e Sandra Mazzinghi.
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