“Carceraria Anima Sanguinaria”. Intervista all’artista Claudine Caribotti
L’artista proporrà anche una performance sabato 23 aprile, alle ore 21.30. Orario della mostra: dal lunedì al venerdì 9.30-12.30 e 15.30-16-19. Mercoledì pomeriggio chiuso Ingresso libero
Corpi senza volto, corpi magrissimi e volti bendati a nascondere lo sguardo, ma è il corpo che trasmette emozioni: sono queste le immagini nelle opere di Claudine Caribotti, oggetto di una mostra dal titolo “Carceraria Anima Sanguinaria” che verrà inaugurata venerdì 15 aprile (ore 19) nei locali della TST Art Gallery (corso Amedeo 196) alla presenza dell’assessore alla Cultura Serafino Fasulo.
Si tratta del terzo evento del progetto “Di Terra e di Mare. Livorno in Fotografia” titolo scelto per le iniziative del Tavolo della Fotografia che, unico nel panorama italiano, abbraccia un periodo di circa otto mesi dedicati a mostre, workshop, lettura portfolio, incontri con l’autore.
Chi è Claudine Caribotti? Ecco quel che scrive di lei la fotografa Susanna Bertoni: “Non si può definire Claudine Caribotti semplicemente “fotografa”… No, lei è qualcosa di diverso, è un’artista a 360°, una “creativa visionaria”. L’arte è qualcosa che le appartiene davvero, un qualcosa di innato ed imprigionato nella sua complessa personalità ma che vive, in un apparente, felice controsenso, come “finestra aperta sul mondo”. Il suo è un amore incondizionato verso qualsiasi forma d’arte specialmente verso ogni espressione artistica che abbia per oggetto il corpo umano.
I lavori di Claudine, siano essi fotografici o pittorici piuttosto che video performance, sono esternazioni della parte più intima e segreta della sua anima, quella parte di sé che la fa essere unica ed in questa ottica sono da intendersi come i più veri ed i più puri perché arrivano direttamente dalle sue personali visioni. Vede, sente e percepisce immagini e suoni, come lamenti e grida o come quello, più inusuale, di corpi che si scontrano, che trovano, così, infine, nel bene o nel male, la realizzazione di un contatto.
Intervista a Claudine Caribotti
Claudine, raccontaci il tuo percorso artistico.
E’ nato tutto in maniera del tutto naturale, credo… nessuna scintilla, né illuminazione. Sono sempre stata una creativa, di conseguenza è stato inevitabile avvicinarsi e sperimentare questo percorso artistico.
La tua prima mostra?
Quasi 4 anni fa in un bar di amici, con la voglia incredibile di esporre e di contro il terrore stesso che gli altri potessero vedere nei miei scatti la parte più intima di me, il mio io messo a nudo. Ho sempre vissuto le esposizioni con gioia e dolore perché ho sempre sentito le mie opere come figli dai quali è difficile “allontanarsi”.
Ti consideri un’artista? Oppure come credo, una “creativa”. E che differenza c’è tra queste due parole nell’approccio all’arte.
Personalmente mi considero una creativa, il definirsi artista semplifica semplicemente le cose nel presentarsi agli altri. Comunque credo che i due termini si equivalgano, entrambi creano, entrambi portano lo sguardo oltre, facoltà che le persone ‘comuni’ non hanno. (anche se questo discorso sarebbe molto più lungo e articolato).
Non è la prima volta che vieni ad esporre a Livorno, cosa ne pensi di questa città?
In realtà fino al 2014 non avevo mai visitato Livorno in vita mia. Personalmente non posso che parlarne bene, mi ha accolto con un grande entusiasmo e continua a credere nel mio percorso artistico, quindi direi che la mia opinione non può esser che positiva.
Quando è per te il tuo rituale per creare: quando senti che sei pronta per una nuova opera?
In realtà sono sempre e mai pronta al tempo stesso! Per farvi capire, vi rimando ad una vignetta che trovai online che secondo me è l’essenza perfetta del “travaglio” creativo:
– È stupendo
– È complicato
– È uno schifo
– Io sono uno schifo
– Potrebbe essere interessante
– È stupendo
Ecco! Questo è il dramma dell’approccio al mio processo creativo !!
L’arte corrisponde con il tuo lavoro?
Non ancora del tutto e come vorrei, ma ci sto lavorando seriamente e duramente anche alla faccia di chi dice di continuo che ‘bisogna anche accontentarsi‘ e che ‘sarà difficile che riuscirai a lavorare facendo quello che ti piace‘. Sentire queste parole è svilente (soprattutto quando arrivano dalle persone più vicine), ma io non mollo, sono sempre stata una testarda ribelle e non mi lascio condizionare.
Al di là dell’arte, chi è Claudine, cosa legge, che musica ascolta, che viaggi fa…
Ho sempre viaggiato per quanto ho potuto e spesso anche da sola; fondamentalmente sono una solitaria, un cane sciolto e non voglio costrizioni di nessun tipo.
La lettura, altra passione. Amo soprattutto la letteratura inglese e francese dell’800 e dei primi del ‘900, il decadentismo in primis (tra i miei autori preferiti primi fra tutti Oscar Wilde, Charles Baudelaire, Arthur Rimbaud, tutto l’estetismo D’Annunziano e innumerevoli altri). Comunque leggo di tutto.
La musica, importantissima. Faccio ricerche allucinanti soprattutto quando si tratta di cercare nuove tracce o suoni per le mie performance. Amo il violino. Amo il piano quando si amalgama con il violino. La musica è veramente importante.
Poi il mio cane, Pablo, uno splendido ‘anziano cane’ (come lo chiamo io) che è insieme a me da quasi 17 anni che amo visceralmente e che riempio di soprannomi… primo tra tutti “highlander”, poi mille altri… “alito”, ”giovane Werther”, ”ingegnere”,”Carla Fracci”, ”barbetta”… eccetera!
Comunque Claudine è una persona che ama tutti i cinque i sensi e li ha molto sviluppati… di conseguenza è assolutamente sensibile a tutto quello che li coinvolge… Il mio senso preferito è l’olfatto.
Chi vuoi ringraziare? Qualcuno in particolare che ha creduto in te…
Ringrazio me stessa in primis perché, nonostante tutto, ho sempre creduto in me e continuo (a volte non con semplicità) a farlo; poi ovvio,c i sono tante persone che ringrazio ma non è necessario fare nomi e cognomi, loro lo sanno…
Un messaggio ai lettori di quilivorno.it, un invito a visitare la tua mostra… puoi dire tutto quello che vuoi…
Ovviamente ringrazio tutti voi e vi dico di visitare la mia mostra perché io, di norma, non sono di molte parole…ma il mio lavoro è molto più eloquente di me!
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