Apre mostra pop a Villa Fabbricotti
Intervista alla giovane artista livornese Valentina Restivo
Negli ampi spazi di Villa Fabbricotti arriva il 30 maggio alle 18, ai primi sentori d’estate, la mostra di arte contemporanea di Valentina Restivo, giovane artista livornese (orario mostra: da lun a ven 8.30 – 19.30- sab: 8.30 – 13.30). Un nuovo appuntamento con l’arte, ideato e curato ancora una volta dalla Coop. Itinera e dal Comune di Livorno, nella villa ottocentesca della nostra città, sede della Biblioteca Labronica F.D. Guerrazzi, che ospita da diversi anni esposizioni di pittura e fotografia, istallazioni e scultura. Valentina Restivo porta con se una galleria contemporanea di ritratti coloratissimi e di notevoli dimensioni. Una galleria o una carrellata di icone note e conosciute, che ritraggono i volti di scrittori, poeti, filosofi e autori teatrali vissuti nel diciannovesimo secolo e in quello trascorso. Sono i ritratti di personaggi che ‘abitano’ il nostro immaginario collettivo e che hanno contribuito a creare la cultura occidentale contemporanea. Il titolo della mostra ‘Parler seul et rire à mes rêves…’ tira in ballo le parole del poeta Antonin Artaud e le sensazioni dell’artista stessa, anticipando quello che la mostra è, ovvero una creazione indissolubile di pittura e letteratura, colore e pensiero. Un buon numero di scrittori e poeti come Oscar Wilde, Honorè de Balzac, Arthur Miller, Joseph Conrad, Arthur Rimbaud, Hermann Melville, Fedor Dostoevskj, Marcel Proust, Gustave Flaubert, Charles Baudelaire, Edgar Allan Poe, Jorge Luis Borges, Louis-Ferdinand Céline, William Burroughs , Julio Cortazar. Uomini di filosofia e teatro come Pier Paolo Pasolini, Antonin Artaud , Raymond Queneau, Samuel Beckett, Friedrich Wilhelm Nietzsche, Ludwig Wittgenstein. Una piccola enciclopedia di facce dai tratti sicuri, severi e colorati ed immersi in sfondi tersi, immersi in una dimensione che esula da un tempo e uno spazio specifico. L’esposizione non si esaurisce nei colori pop di questo esercito di illustri personalità e tutto di un colpo il colore si frantuma in altre opere dell’artista. Una nutrita serie di fotogrammi in bianco e nero sono dedicati al cinema, in particolare in settanta sequenze del film Fight Club, tratto dal romanzo di Chuck Palahniuk. Un’esposizione visitabile fino al 27 giungo, che si rivela una visione di ampio respiro in grado di unire con il filo della pittura letteratura, filosofia e cinema nei tratti più pop dell’arte figurativa contemporanea. Sabato 30 maggio l’artista sarà presente all’inaugurazione prevista per le 18,00 con buffet, al primo piano della Villa Fabbricotti. Catalogo mostra edito da Vittoria Iguazu Editore.
Intervista a Valentina Restivo (di Federica Falchini di Coop. Itinera)- Un nuovo appuntamento con l’arte a Villa Fabbricotti, ideato e curato dalla Coop. Itinera e dal Comune di Livorno, nella villa ottocentesca della nostra città, sede della Biblioteca Labronica F.D. Guerrazzi. Arriva l’artista livornese Valentina Restivo dal 30 maggio e porta con se una galleria contemporanea di ritratti coloratissimi e di notevoli dimensioni. Una galleria coloratissima di ritratti, personaggi e icone della nostra modernità, volti di scrittori, poeti, filosofi e autori teatrali vissuti nel diciannovesimo secolo e in quello trascorso. Una piccola enciclopedia di facce che ‘abitano’ il nostro immaginario collettivo e che hanno contribuito a creare la cultura occidentale contemporanea. Il titolo della mostra ‘Parler seul et rire à mes rêves…’ tira in ballo le parole del poeta Antonin Artaud e le sensazioni dell’artista stessa, anticipando quello che la mostra è, ovvero una creazione indissolubile di pittura e letteratura, colore e pensiero. Oscar Wilde, Honorè de Balzac, Arthur Miller, Fedor Dostoevskj, Marcel Proust, Gustave Flaubert, Charles Baudelaire, Edgar Allan Poe, William Burroughs , Pier Paolo Pasolini, Samuel Beckett, Friedrich Wilhelm Nietzsche, solo per citarne alcuni. A questo bagno di colore si alternano poi altre opere in un contrastato bianco nero, dedicato al cinema nelle sequenze del film Fight Club, tratto dal romanzo di Chuck Palahniuk. Una mostra che si rivela una visione di ampio respiro, in grado di unire pittura letteratura, filosofia e cinema nei tratti più pop dell’arte figurativa contemporanea. Abbiamo intervistato l’artista che sarà presente all’inaugurazione prevista per le 18,00 con buffet, al primo piano della Villa Fabbricotti. La mostra sarà visitabile fino al 27 giugno.
Il cuore della mostra che proponi è costituita da grandi ritratti, anzi una nutrita serie di ritratti, dal tratto severo e sicuro, che svelano una raggiunta maturità in questo genere. Quando ti sei cimentata con il ‘ritratto’?
Direi da sempre, fin da piccolissima quando ho cominciato a disegnare. Non ricordo un momento preciso, perché la figura umana mi ha sempre affascinato, a svantaggio di altre visioni come il paesaggio o altro. Non c’è niente di più interessante per me che la figura umana. Ed in questa mostra in particolare volevo dare l’immagine dei volti e delle facce che hanno concepito per me pensieri e parole fondamentali alla mia vita e formazione.
Molti dei ritratti da te proposti sono immagini ‘simbolo’ di certi personaggi, una sorta di icone, note e conosciute. Perché questa scelta?
Quasi tutti i ritratti si basano su fotografie note, icone che raffigurano per me quel personaggio, ora e sempre. Li ho conosciuti così e cosi vivono dentro di me, ed è quella precisa immagine che volevo restituire a chi le avrebbe poi osservate. Rappresentare quel determinato personaggio così come lo avevo ‘conosciuto’ attraverso la copertina di un suo libro, per esempio.
Tanti personalità a te care, tanti amici…e nessuna amica? Nessuna scrittrice, poetessa?
E’ vero, oggettivamente non ho fatto entrare nessuna figura femminile in questa mia galleria. Nessun motivo in particolare, se non il fatto che almeno ad oggi non ho ancora incontrato nessuna autrice in grado di ‘sconvolgermi’ come hanno invece fatto questi autori che presento. Nessuna pensiero o parola concepita da una donna che mi abbia regalato significative sensazioni o rivelazioni. Oltre a questo posso aggiungere anche un dato estetico-formale, dato che non amo le forme e linee morbide, a cui invece un volto femminile di solito si associa.
Come hai nominato poco fa, la tua è una ‘galleria’ contemporanea, concepita per una lettura in sequenza o dove ogni ritratto ha vita autonoma?
Per me è una galleria e una biblioteca insieme. Questa esposizione viene poi allestita in una biblioteca, una cosa che per me è quindi come un sogno che si avvera. Ogni ritratto che ho fatto appartiene ad un momento preciso di amore per il personaggio per quello cha ha scritto o detto, ma sicuramente tutti insieme sono il mio bagaglio culturale, la mia enciclopedia per immagini.
I volti dei tuoi personaggi sono ‘immersi’ in sfondi colorati e tersi, di una tinta uniforme e senza un’ambientazione precisa, fuori dal tempo e dallo spazio?
E’ stato divertente concepire lo sfondo per facce così illustri e a cui io sono affezionata. Non mi interessava calarle in un ambiente qualsiasi, domestico o meno, ma volevo dare una mia interpretazione che fosse anche una mia sintesi estetica e concettuale. Così ho scelto un cromatismo aniconico e così Dostoevskij si è trovato immerso nel colore ‘alluminio’ che per me è associato alla Russia e la suo freddo, mentre Henry Miller, autore de ‘La crocifissione rosa’, abita dentro un acceso fucsia, colore che rimando alla sfera sessuale, che Miller ha trattato in tutta la sua produzione.
Con i tuoi ritratti ci si abitua ad un accecante bagno di colore che s’interrompe bruscamente in un bianco e nero deciso nelle altre opere che presenti, le sequenze del film Fight Club. Quale valore per te ha il colore e il bianco e nero?
Per tanti anni il mio lavoro artistico si è basato sul disegno che prevede di necessità una monocromia intervallati con i chiari della carta o tela che sia. Questo mi ha portato anche con i pennelli ad esprimermi con il bianco e nero. Solo con una raggiunta maturità e sensibilità estetica ho deciso di ‘azzardare’ anche con il colore, che è più impegnativo difficile e rischioso. E’ un passaggio che punta più in alto.
A Livorno c’è un forte fermento artistico in tante e diversificate direzioni, quanta attenzione c’è da parte di soggetti pubblici e privati per chi fa arte?
Dal momento che siamo in tanti, per certi versi troppi, posso dire che l’attenzione arriva ma solo dopo un periodo abbastanza lungo in cui si dimostra di continuare nel proprio percorso artistico. Alcune manifestazioni poi in città come il Premio Combat hanno portato sicuramente molta freschezza e confronto.
‘Parlare da sola e ridere dei propri sogni’…suona più o meno così il titolo della tua mostra a Villa Fabbricotti?
E’ una dinamica in cui mi ritrovo spesso quando sono immersa nel mio lavoro artistico. In particolare credo si riferisca al ‘dopo’ pittura, i momenti successivi al dipingere. Avevo uno studio in via Sant’Andrea e lavoravo spesso di notte. La mattina quando la città si svegliava e la strada si riempiva di passanti, io me ne tornavo stanca a casa, parlando da sola e ridendo dei miei sogni.
Riproduzione riservata ©