Alla scoperta degli Esperanto in vista di “Motel Livorno”

di Stefania D’Echabur (da un intervista del mese di Febbraio su “Livorno Non Stop”)

Aspettando il 19 aprile, presso il Teatro dei Quattro Mori Motel Livorno, un festival diretto e ideato da Moreno Vivaldi… scopriamo chi è Moreno Vivaldi

Da un po’ di tempo nella nostra città è stato avvistato un ciclone: un’onda di positività che si manifesta sotto forma di vibrazioni sonore, il fenomeno si chiama Esperanto!

Qualcuno magari pensa che esagero definendo la band un fenomeno, per avere  conferma basta stare sintonizzati sul loro profilo, vedere le date dei concerti, andare ad ascoltarli e costatare di persona.

Ho sempre pensato che chi fa arte, musica, sia un benefattore dell’umanità, questo gruppo ne è la conferma, dove arrivano loro è festa, i problemi che annebbiano le menti, come per magia si dissolvono.

Il loro stile è originale, un repertorio che viaggia da un posto all’altro del mondo: un occhio attento e la parola, fanno sì che la musica si trasforma in cultura. Curiosità e aneddoti e anche qualche scoperta.

Per fare l’intervista, ho incontrato il batterista del gruppo, Moreno Vivaldi  in una libreria del centro, ad un certo punto abbiamo dovuto guardare l’orologio, le lancette avevano girato abbondantemente senza che ce ne accorgessimo, perché il suo entusiasmo è contagioso: lui è “la passione!”. Ascoltate.

Come nasce il gruppo Esperanto?

Nel 2014 a settembre, dopo essere stato direttore artistico durante l’estate ai Bagni Vittorio Emanuele di “Saluto al tramonto”, e avere convogliato danza, musica e arti varie, ed essere entrato in contatto con danze arabe, spagnole e irlandesi io e Lorenzo Del Ghianda ci siamo interrogati sul nostro affiatamento e la voglia di continuare.

Così, grazie a mio fratello ho conosciuto Francesco Spera, chitarra, basso e voce, e ci siamo chiusi sette mesi in casa.

Volevamo realizzare un programma di musica interculturale, il nostro obbiettivo è stato da sempre, tenere conto che la musica che andavamo a proporre doveva avere il sapore di quella determinata cultura.

Abbiamo studiato e il lavoro ci ha premiato: siamo soddisfatti della nostra e buona scaletta…

Il nome Esperanto?

Un linguaggio universale!

Avete molte date, e nelle vostre serate, duranti i concerti un gruppo nutrito di fans vi seguono (compresa me), a cosa è dovuto tanto successo?

Al prodotto, a quello che vogliamo trasmettere. All’intento di portare avanti un progetto ambizioso. Il segreto è Lorenzo il nostro fisarmonicista, un eclettico. Francesco con la sua bravura e il suo entusiasmo.

E Moreno?

Il divertimento e l’autenticità.  A detta della gente siamo “stilosi”, abbiamo un look originale. E poi quando suoniamo, se abbiamo davanti due persone o ottocento come al Teatro Goldoni partiamo per la tangenziale!

Non solo, avete anche volti particolari, Francesco, un nordico, Lorenzo, un gitano, e tu, lo possiamo dire, quel tratto “medio orientale” come recitava una canzone.

Questo è il vostro lavoro o un hobby, una passione? E come concili tutto questo con la famiglia?

Mi piacerebbe fosse un lavoro, così mi ci potrei dedicare a corpo morto. No, lavoro al porto. Per la domanda sulla famiglia, hai una “domanda” di riserva?

Abbiamo visto Gli Esperanto molto presenti e attivi nel progetto di volontariato del “Il Prato, Un tetto per la palestra”. Tanto coinvolti che l’idea della festa finale al teatro Goldoni è maturata da te e hai dato totale disponibilità.

Cosa ti ha lasciato tutto questo?

Un’emozione fortissima! Una scommessa vinta! Ho viaggiato per giorni con i biglietti in tasca. È stato un trionfo vedere il teatro al completo,  pensa…  qualcuno aveva detto che non avremmo venduto più di cento biglietti.

Mi ha regalato anche una consapevolezza. Ho compreso le potenzialità che ho come ideatore, questa consapevolezza nel futuro può emergere nell’ambito personale, artistico- culturale.

Progetti futuri in cantiere?

Da questa spinta ho in progetto di organizzare uno spettacolo tutto mio. Dove gli artisti saranno pagati e avranno il giusto spazio che meritano per la loro visibilità.

Indicativamente c’è una data?

Restiamo in contatto.

La sinergia nell’arte è una carta vincente. Gli Esperanto saltuariamente si avvalgono di altre figure, ce ne vuoi parlare?

Ne dobbiamo parlare! I nostri collaboratori sono tutti professionisti. Marta Degli Innocenti, alla viola. Nada Al Basha, ballerina di danza del ventre. Teresa Rotondo, voce.

Un gruppo di ballerine della scuola Arte Danza: Camilla Mantovani, Lisa Anselmi, Rachele Razzi. Le coreografie sono curate da Valeria Delfino.

Un sogno?

Ho un sogno umile. Suonare per le strade di Dublino il 17 marzo per S.Patrick Day. Per il momento questo sogno lo vivrò attraverso il nostro viaggio musicale nel locale J63, a Torre a Cenaia. Lì, in questo giorno, faremo cultura e musica festeggiando il patrono dell’Irlanda.

Altri interessi oltre alla musica?

La pittura. Mi butto, sono autodidatta, Rischio.

C’è una frase che mi rappresenta: “nella musica do gioia, in pittura do l’anima”.

Un pensiero personale e corto, che mi riporta nel mio quartiere d’infanzia.

 

 

 

 

 

 

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