Addio a Borzacchini: “Intitoliamogli una strada”. Nogarin: “Ci ha fatto piegare in due dalle risate”
Per tutti era conosciuto come Ettore Borzacchini anche se all’anagrafe era Giorgio Marchetti. Se ne va all’età di 71 anni il noto umorista che ha redatto i vocabolari della lingua livornese che per tutti erano appunto i “Borzacchini”. Marchetti, lucchese di nascita ma livornese d’adozione, è stato l’autore di numerosi volumi di successo che hanno narrato le vicende labroniche e gli usi e costumi della nostra città. Borzacchini E’ morto in seguito a un malore nella sua residenza di Viareggio. Nella sua vita ha collaborato con quotidiani e riviste come “Il Giornale” e “Focus” e naturalmente con “Il Vernacoliere”. Nel 1996 vinse il “Premio Satira” elargito dall’amministrazione provinciale di Lucca e sempre i lucchesi nel 2003 lo hanno insignito di un altro riconoscimento: “Il Premio alla Carriera per la Satira – La Pantera d’oro”. Molti lettori hanno lanciato la proposta di intitolargli una strada di Livorno. Siete d’accordo?
Il cordoglio del sindaco Nogarin – Con Giorgio Marchetti, o Ettore Borzacchini come tutti lo conoscevamo, se ne va un brillante scrittore, un uomo di satira pungente e dissacrante, ma soprattutto se ne va una persona che ha saputo creare e mantenere, con i suoi dizionari di lingua e storia livornese, un autentico senso di comunità e di appartenenza a Livorno e alla Toscana. Un figlio geniale della nostra Livorno che, con immensa ironia e raffinatezza, ha recuperato le origini dei vari lemmi e allocuzioni tipiche del vernacolo labronico, parolacce comprese. Non Accademico della Crusca, ma spiritoso creatore dell’Accademia dei Semi di Lino, ha ricordato ai più anziani, e insegnato ai più giovani, il perché di certe espressioni gergali che ci portavamo dietro senza conoscerne la radice, in quanto ancorate a episodi, consuetudini, abitudini di epoche passate, dalla realtà contadina ottocentesca, all’occupazione americana. Ci ha fatto piegare in due dalle risate, sapendo evocare, con leggerezza, ma mai con superficialità, e, anzi, con un substrato di profonda cultura, momenti di vita vissuta della nostra città, con quello spirito da maledetto toscano e maledetto livornese che è nel nostro Dna. Piangere chi, nella sua vita, ha contribuito a far ridere generazioni di livornesi e non solo, può sembrare un controsenso, ma sono convinto che la sua figura sia davvero insostituibile e di questo mi dolgo. E con me tutta la città. Caro Giorgio, con il tuo “Noga non mollare”, mi hai invitato da subito a tenere duro; ti prometto solennemente che non mollerò.
Filippo Nogarin
Sindaco di Livorno
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