Un “bacio” e una Lamborghini contro il cyberbullismo
Al Teatro 4 Mori è andata in scena il 31 marzo la suggestiva rappresentazione teatrale “Like – Storie di vita online” sul delicato tema del cyberbullismo. Coinvolti oltre 500 studenti degli istituti superiori. Ancora una volta la Polizia di Stato scende in campo con un solo grande obiettivo: rendere la Rete sempre più sicura per evitare che i gravissimi episodi di cronaca culminati con il suicidio di alcuni adolescenti ed il dilagante fenomeno del cyberbullismo e di tutte le varie forme di prevaricazione connesse ad un uso distorto della rete possano ripetersi.
Lo spettacolo prende spunto da una drammatica vicenda di cronaca avvenuta a Roma il 20 novembre 2012, quando il quattordicenne Andrea, studente di liceo, si tolse la vita all’interno della propria abitazione. Solo in un secondo momento la famiglia scoprì che Andrea era stato vittima di pesanti attacchi alla sua persona tramite un social network e accusato di essere gay e conosciuto con l’appellativo “il ragazzo dai pantaloni rosa”. “Like-Storie di vita online” vuole far riflettere gli studenti sull’importanza delle parole, sul loro peso e sul loro valore, facendo fortemente leva sulle emozioni.
I ragazzi e le autorità hanno potuto, inoltre, ammirare all’entrata e all’uscita dal Teatro 4 Mori l’autovettura LAMBORGHINI donata dall’omonima ditta costruttrice alla Polizia di Stato, grazie ala collaborazione della Polizia Stradale. “I giovani – afferma il Questore di Livorno Orazio D’Anna – sono una grande risorsa della nostra società, capaci di saper utilizzare con estrema rapidità le novità tecnologiche. Ma non sempre sanno contestualmente individuare anche i rischi che le novità contengono. Ecco la motivazione vera per cui la scuola, la famiglia e la Polizia di Stato con la sua specialità della Polizia Postale e delle Comunicazioni, in perfetta sinergia fra di loro si preoccupano di far rilevare i rischi insiti nella rete. La Polizia di Stato, da tempo impegnata sul fronte informatico, in tal modo adempie alla sua grande missione di prevenire i reati ovvero assicurare la corretta conoscenza degli strumenti informatici per garantire la convivenza civile”.
“Con questo progetto –dichiara la D.ssa Elena Pompò, Dirigente del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni – invitiamo i ragazzi a riflettere sugli effetti delle azioni di prevaricazione e di violenza verbale operate sul web, specie se in danno di minori. Non solo le violenze sul web sfociano in veri e propri reati ma queste condotte producono anche un forte impatto emotivo le cui conseguenze possono essere gravissime. Allo stesso tempo – continua la D.ssa Pompò – cerchiamo di essere vicini alle vittime fornendo una serie di indicazioni e consigli per acquisire maggiore consapevolezza e competenza. Gli studenti che incontriamo settimanalmente nelle nostre giornate per la legalità on line sono interessati, reattivi e dimostrano di avere acquisito maggiore maturità e coraggio anche nel rappresentare eventuali situazioni di disagio. Le statistiche evidenziano tutto questo.. Vogliamo continuare a lavorare a fianco delle famiglie e delle scuole per tutelare i minori sia dalle prevaricazioni che da ingannevoli lusinghe e adescamenti virtuali. Vogliamo essere sempre più presenti. Denunciate, anche in forma anonima, ricorrete agli spazi che la Polizia di Stato predispone per comunicare con voi giovani e con genitori e insegnanti (www.commissariatoonline.it; www.poliziadistato.it; Facebook.com unavitadasocial.it.) I nemici più duri da sconfiggere sono la solitudine e il silenzio. Entrambi giocano a favore dei bulli che poi, magari, più che cattivi sono ragazzi insicuri che basano sulla forza del gruppo e sul potere del “personaggio” che si sono costruiti in rete la loro malvagità. Usciamo dal silenzio e dalla solitudine. Siamo certi che questa campagna di sensibilizzazione nazionale rafforzerà la catena di protezione anche verso i più giovani internauti”.
Solo nel 2014 sono state 352 le denunce per reati come stalking, diffamazione online, ingiuria, minacce, furti d’identità digitale o di diffusione di materiale pedopornografico e 60 i minori individuati. Il cyberbullismo si può attuare attraverso furti di identità o video registrati all’insaputa del malcapitato e poi caricati sul web; o ancora con messaggi online violenti e volgari, finalizzati ad offendere e denigrare la vittima; con la pubblicazione di informazioni personali o comunque imbarazzanti su un’altra persona. Si pensi inoltre all’indebita raccolta e diffusione di immagini e informazioni riguardanti la vita privata di una persona (art. 615 bis c.p.), all’ingiuria (art. 594 c.p.), alle pubblicazioni oscene (art. 528 c.p.) o alla pornografia minorile (art. 600 ter c.p.). Nel 2015 il Ministero della Pubblica Istruzione, per arginare il fenomeno del bullismo e cyberbullismo, ha pubblicato le nuove linee guida che prevedono tra l’altro interventi mirati alla prevenzione del fenomeno attraverso incontri educativi di “web sicuro” con i ragazzi e la formazione degli insegnanti.
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