Migranti, il vescovo: “Accoglierli è dovere di tutti”

di Roberto Olivato

C’era molta gente ieri sera alla sede della Caritas di via Donnini per la conferenza tenuta dal cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo metropolita di Agrigento, vescovo di Lampedusa, nonché membro del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. Il tema dell’immigrazione, di quotidiana attualità, è stato sviscerato evangelicamente dall’alto prelato, che vede nei flussi migratori che giungono sulle coste della sua isola, una similitudine con quello che è scritto nella Bibbia “questi flussi ci riportano alla fuga dall’Egitto degli ebrei guidati da Mosè per raggiungere la terra promessa. Oggi al deserto si è sostituito il mare e per quella povera gente che giunge sulle nostre coste, il nostro Paese rappresenta la terra promessa”. “Queste migrazioni- ha proseguito don Franco come egli ama essere chiamato- vanno lette con gli occhi della Bibbia perché la storia continua e prosegue il cammino che Dio ha previsto”.
Proseguendo nell’esposizione dei fatti, cercando di attenuare paure e sospetti verso il migrante che in molta gente è visto come un diverso, don Franco ha spiegato come dal suo osservatorio di Lampedusa questi uomini e donne, inizialmente visti con sgomento e diffidenza siano oggi ben accetti dalla popolazione che in molti casi riesce ad ospitarli nelle proprie abitazioni. “Questa gente che scappa dalle proprie terre vuole diventare come noi, attratti dal nostro benessere e quello che noi consideriamo povertà, per loro è ricchezza”.
Per meglio far capire il senso della povertà ha snocciolato alcuni dati emblematici “con quello che mangia al giorno un americano, si sfamano tre italiani ed  i nostri tre pasti rappresentano il cibo di mille africani. Per sottolineare queste disparità avevo proposto di esporre all’Expo uno dei tanti barconi, quale monito verso le grandi catene alimentari e verso ognuno di noi, ma essendo quelle barche sotto sequestro della magistratura, non mi è stato possibile “.

E’ un fiume in piena don Franco ma sempre col sorriso ricorda “quello che  ci spaventa non è il colore della pelle, perché accettiamo calciatori, cantanti, attori, ma la povertà di quella gente che vediamo quasi come dei predatori, quando in realtà vengono a chiederci solo aiuto”.
E  in ultimo affondo il prelato cerca di stimolare le coscienze dei presenti “come possiamo essere cristiani e quindi sentirci tutti fratelli se non riconosciamo o peggio rifiutiamo quelle persone? Come possiamo affermare di credere di riconoscere il Cristo in un pezzo di pane, se non lo riconosciamo in un povero? E’ questa la nostra fede ? E’ in corso un flusso migratorio di proporzioni bibliche- ha continuato il cardinale- quasi 250 milioni di di persone si stanno muovendo dai paesi più poveri verso il nord del mondo, una popolazione che potrebbe rappresentare il sesto continente e che nessuno di noi sarà in grado di fermare, perché la storia prosegue il suo cammino in un disegno divino al quale nessuno di noi è e non sarà in grado di opporsi”.
Al termine dell’applauditissimo intervento il vescovo Giusti, presente all’incontro, ha denunciato l’immobilismo dell’Europa dove “vige esclusivamente la legge dei mercati e della finanza, un’Europa che si basa solo sull’economia e dove il relativismo etico  la parola solidarietà l’ha sostituita con quella del desiderio, è un’Europa che non andrà lontano bisogna che aumenti l’impegno politico dei cattolici, perché è ora di finirla di affibbiare il problema dell’accoglienza esclusivamente alla chiesa ed alle sue strutture, è ora di passare dalla delega, al coinvolgimento di tutti”.

 

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