“Io, miracolata da Giovanni Paolo II”. La storia di Benedetta

Benedetta Agretti, 39 anni, un lavoro da segretaria e un passato di odio verso Dio. Poi la conversione con Giovanni Paolo II. Ecco come è andata.

Chi era Benedetta fino al 2005?
Non solo un’atea convinta, ma anche cattiva nei confronti della chiesa. Ero una donna arrabbiata con un dio che mi aveva portato via prima il babbo quando ero ancora una bambina e poi la nonna. La chiamavo una debole perché nonostante la morte del suo unico figlio continuava a dire il Rosario tutti i giorni e andare a messa. Dopo la sua morte la mia rabbia raggiunse livelli altissimi verso un dio che dicevo non esistere. Una presa di posizione istintiva non cosciente, gli parlavo anche se pensavo non ci fosse.

Ti sfogavi con lui anche se non ci credevi. Quindi in qualche modo Dio ti stava già aiutando?
Sì è vero, io lo consideravo un burattinaio che si divertiva a far soffrire. Poi ho smesso di arrabbiarmi e mi sono accorta di vivere bene senza di lui.

E poi cosa é successo?
Era la Pasqua del 2003 e la gravidanza mi aveva bloccata a letto. Mio marito, che invece era legato alla chiesa e aveva addirittura accompagnato Giovanni Paolo II nelle sue vacanze sull’Adamello come Alpino, accese la televisione per ricevere la benedizione del Papa. Lo vidi che già era provato dalla malattia e cominciai a insultarlo; per me era un “vecchiaccio” che “biascicava parole”! Dopo quella volta non l’ho più visto in televisione, sapevo solo che stava male ma non mi interessava.
Quando si iniziò a capire che la sua ora stava per arrivare guardavo e trovavo inconcepibile che persone da tutto il mondo arrivassero in Piazza San Pietro solo per stare vicino a un uomo che stava morendo. Ma la notte tra l’1 e il 2 aprile 2005 fu piena di risvegli in cui mi chiedevo se fosse morto…poi mi riaddormentavo. Era una cosa strana per me.

Poi il 2 aprile, il giorno della morte arrivò…
Spinta da non so cosa seguii alla televisione le notizie che si susseguivano. Il coma verso le 19, le lacrime di Navarro Valls e poi l’annuncio in anteprima del TG 5 che stavo seguendo. Ero muta ma qualcosa dentro mi ribolliva senza che capissi cosa fosse.
Quando Monsignor Leonardo Sandri dette l’annuncio ufficiale per me fu come l’esplosione di una bomba interiore, una botta, un black out. Iniziai a piangere e da quel momento ho solo ricordi flash come il lumino che misi sul davanzale e che ogni anno il 2 aprile alle 21.37 non dimentico mai di accendere.

Un pianto di dolore?
In un certo senso ma non per la morte del Papa in sé, più che altro di dolore per me stessa. Mi sentivo una stupida. Penso di non aver mai pianto così a lungo e profondamente neanche per mio padre e non me lo spiegavo. Mio marito dice che ero come in un trans ipnotico…

E da quel momento cosa è successo?
Il mio pianto è andato avanti nei giorni successivi fino al giorno del funerale del Papa quando mio marito e mia madre mi suggerirono di scrivere quello che mi stava succedendo. Un po’ per accontentarli iniziai una lunga lettera.

A chi l’hai indirizzata?
Scrivevo a Karol e gli raccontavo tutto del passato e della strada che vedevo davanti a me e di come adesso avessi la certezza che Dio esiste.
E poi quella lettera l’hai spedita davvero?
Sì. La spedii alla Congregazione per le cause dei Santi che si occupano della verifica dei fatti e della raccolta del materiale per la beatificazione e poi santificazione di una persona.
Ti hanno mai risposto?
No, però un anno dopo, sfogliando la rivista della postulazione della causa di beatificazione e canonizzazione di Papa Wojtyla “Totus tuus”, lessi qualcosa di familiare. Era la mia lettera! Tra le migliaia di testimonianza avevano pubblicato anche la mia!

Ma le sorprese non finirono qui?
No infatti!La lettera la ritrovai anche nel libro del vaticanista Tornielli “Santo subito!”, ma soprattutto nel libro di una giornalista polacca, Aleksandra Zapotoczny “Vivi dentro di noi” che raccoglieva i documenti ufficiali inseriti nel “faldone” per la canonizzazione di Giovanni Paolo.

Quindi è anche grazie alla tua testimonianza che oggi Giovanni Paolo II è santo?
Già! Pensare che lui si è abbassato per chiedere il mio aiuto dà i brividi.

Ti consideri miracolata da Giovanni Paolo?
Ufficialmente la mia è considerata una grazia, anche se per me è un miracolo, e lo stesso dice chi mi conosceva prima. Cambiare da così a così fu un tutt’uno!In realtà è stata la gente che ho visto raccolta in Piazza San Pietro a convertirmi, non vedevo lui ma l’effetto che aveva avuto sugli altri.

Ora che rapporto hai con Dio e con la chiesa?
Ho battezzato mia figlia dopo due anni e mezzo e sono tornata a frequentare la chiesa dei Salesiani. Parlo con Karol e gli scrivo, lui mi fa da intermediario con Dio. Io l’ho conosciuto quando ormai era passato a un’altra vita (non l’ho mai reputato morto) ma lui in quel momento mi ha come donato un altro babbo in terra che è stato Benedetto XVI. Io lo adoro perché quando l’ho visto sul terrazzo in Piazza San Pietro per la prima apparizione, ho pensato che dopo Giovanni Paolo II sembrava quasi inadatto a fare il Papa. Proprio come me a vivere questa nuova vita!Mi ha insegnato che ognuno deve essere se stesso e ho pensato che saremmo potuti andare a braccetto insieme in questo nuovo cammino!

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