Il vescovo: “Lavoro? La città ha bisogno di ripartire”
di Roberto Olivato
Hanno una cadenza mensile i pellegrinaggi che da piazza delle Carozze si snodano in processione verso il Santuario di Montenero, guidati dal Vescovo Simone Giusti ed anche questo sabato mattina la consuetudine è stata rispettata. A parteciparvi i parrocchiani del primo Vicariato (così sono chiamati i distretti della diocesi) e per il secondo mese consecutivo anche alcuni rappresentanti di lavoratori cassintegrati e diversi disoccupati. E’ di ieri la notizia pubblicata dal nostro quotidiano, di una protesta da parte degli ex operai della Trw (clicca qui per leggere) che hanno deposto una corona funebre davanti alla sede di Confindustria e che con striscioni hanno protestato contro il presidente della regione Enrico Rossi, ma anche contro il Governo.
Monsignor Giusti è la seconda volta che sono presenti ex lavoratori alla processione.
“Abbiamo in città trentatremila disoccupati, una cifra più che allarmante e che dimostra l’immobilismo della pubblica amministrazione ad ogni livello”.
Secondo lei qual è la causa di questo immobilismo?
“Intoppi burocratici, cavilli. Quello di cui la città ha bisogno oggi, non è di sapere dove e come si farà l’ospedale, o se i fondali del porto dovranno essere di sedici o venti metri, ma di essere messa in grado di ripartire, cominciando ad iniziare i lavori”.
Quindi non vede spiragli a breve?
“Assolutamente no. E’ ora che qualcuno si muova. Sino a quando i nostri amministratori continueranno a farsi i dispetti, la situazione non cambierà semmai sarà destinata a peggiorare. Ci vuole una maggiore sinergia fra Comune, Regione e Governo che metta in primo piano il bene dei propri cittadini, lasciando da parte le rivalità politiche e gli interessi di casacca perché, mentre tutti chiacchierano e propongono idee, vi sono centinaia di famiglie che non sanno come fare a vivere. Uomini e donne in età lavorativa, che passano intere giornate con le mani in mano, tutto questo è immorale. Bisogna ridare ad ognuno di loro la dignità del lavoro!”.
A dimostrazione di quanto il vescovo abbia a cuore il tema del lavoro, ne è tornato a parlare anche dall’altare, prima dell’inizio della S.Messa e la foga con la quale ha ribadito il suo pensiero ed il suo rammarico per l’alto numero di disoccupati, è stata la testimonianza della sua ira verso l’inerzia della politica, alla quale ha addossato le maggiori responsabilità.
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