Il calendario ebraico entra nell'anno 5774

Avrà inizio mercoledi 4 settembre, per terminare il 6 sera (il calendario ebraico è lunare), Rosh Hashanà,ovvero il Capodanno ebraico. Si entrerà quindi nell’anno 5774 e con questa festività inizia una serie di ricorrenze assai densa, avendo a ruota il Giorno del Kippur e poi la festa di Succot. “Rosh Ha-Shanà cade i primi due giorni del mese di Tishrì ed è il capo d’anno per la numerazione degli anni, per il computo dei giubilei e per la validità dei documenti”, ricorda il sito dell’Unione delle Comunità che poi continua spiegando:” ha un carattere e un’atmosfera assai diversi da quella normalmente vigente nel capo d’anno “civile” in Italia. Infatti è considerato giorno di riflessione, di introspezione, di auto esame e di rinnovamento spirituale. E’ il giorno in cui, secondo la tradizione, il Signore esamina tutti gli uomini e tiene conto delle azioni buone o malvagie che hanno compiuto nel corso dell’anno precedente. Nel Talmud infatti è scritto “A Rosh Ha-Shanà tutte le creature sono esaminate davanti al Signore”. Non a caso tale giorno nella tradizione ebraica è chiamato anche “Yom Ha Din”, il giorno del giudizio. Il giudizio divino verrà sigillato nel giorno di Kippur, il giorno dell’espiazione. Tra queste due date corrono sette giorni che sommati ai due di Rosh Ha-Shanà e a quello di Kippur vengono detti i “dieci giorni penitenziali”.

“Rosh Ha-Shanà riguarda il singolo individuo, il rapporto che ha con il suo prossimo e con Dio, le sue intenzioni di miglioramento”, approfondisce lo stesso sito, “nella Torà, (Levitico 23:23,24) il primo giorno del mese di Tishrì è designato come “giorno di astensione dal lavoro, ricordo del suono, sacra convocazione”, e nuovamente in Numeri (29:1,6) è ripetuto che è “un giorno di suono strepitoso”: un altro dei nomi di questa festa è “Yom Teru’a”, giorno del suono dello Shofar, il grande corno. In ottemperanza al comando biblico in questo giorno viene suonato lo Shofar, simbolo del richiamo all’uomo verso il Signore. Questo suono serve a suscitare una rinascita spirituale e a portare verso la teshuvà, il pentimento, il ritorno verso la giusta via. Lo Shofar, oltre a chiamare a raduno, ricorda l’episodio biblico del “sacrificio” di Isacco, sacrificio in realtà mai avvenuto in quanto fu sacrificato un montone al posto del ragazzo. Il corno deve essere di un animale ovino o caprino in ricordo di questo episodio. Inoltre lo shofar ricorda il dono della Torà nel Sinai che era accompagnato da questo suono e allude anche al Grande Shofar citato in Isaia (27:13) “E in quel giorno suonerà un grande shofar”, annunciatore dei tempi messianici. I suoni che vengono emessi da questo strumento sono di diverso tipo: note brevi, lunghe e interrotte; secondo una interpretazione esse sono emesse in onore dei patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe”.

Tale è la solennità che caratterizza l’ascolto del suono dello Shofar che lo si ascolta in piedi possibilmente cercando di seguire ogni singola nota,in rispettoso silenzio. Il portale Ucei approfondisce poi che “Rosh Ha-Shanà è chiamato anche Giorno del Ricordo, infatti la tradizione vuole che Dio proprio in questa data abbia finito la Sua opera di creazione e sarebbe stato creato Adamo, il primo uomo.

Un antico uso legato a questa giornata vede l’ebreo recarsi verso un corso d’acqua,un pozzo o una sorgente o verso il mare per recitare delle preghiere e svuotarsi simbolicamente le tasche, atto che rappresenta appunto attraverso questa simbologia il disfarsi delle colpe commesse e un impegno,si spera non simbolico in questo caso, a rigettare ogni cattivo comportamento, come scritto nel libro biblico di Michà : “Getterai i nostri peccati nelle profondità del mare”. A Livorno è antico uso, risalente a quando ancora era in funzione lo splendido antico Tempio, di effettuare questa cerimonia presso un pozzo nella Yeshivà Marini, oggi sede anche del locale museo ebraico. Alcuni in questo giorno vestono di bianco, simbolo di purezza e rinnovamento spirituale. Anche i rotoli della Torà e l’Arca vengono vestiti di questo colore. Quest’usanza può essere ricondotta al verso di Isaia (1:18) in cui è scritto: “quand’anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diverranno bianchi come la neve”. “A Rosh Ha-Shanà si usa mangiare cibi il cui nome o la cui dolcezza possa essere ben augurante per l’anno a venire”, riferisce sempre la scheda on line dell’Ucei , e “si usa anche piantare dei semini di grano e di granturco che germoglieranno in questo periodo, in segno di prosperità”. Shanà tovà, ovvero buon anno.

 

Riproduzione riservata ©