Fosse Ardeatine, il Comune ricorda le vittime

Il 24 marzo 1944 si consumò l’eccidio delle Fosse Ardeatine: 335 italiani furono fucilati a Roma dalle truppe di occupazione tedesche come rappresaglia per l’attentato partigiano compiuto da membri dei Gap romani contro truppe germaniche in transito in via Rasella.

L’Amministrazione Comunale, in questo giorno, ha voluto ricordare i quattro cittadini livornesi che persero la vita in quella circostanza: Umberto Lusena, Odoardo Della Torre, Ilario Zambelli e Pilo Albertelli.

La vicesindaco Stella Sorgente, insieme a rappresentanti delle associazioni combattentistiche della Resistenza e dell’Antifascismo (Anpi, Anei, Aned) e a rappresentanti delle Istituzioni Militari (Accademia Navale, Capitaneria di porto e Comando Brigata Paracadutisti Folgore), ha depositato un mazzo di fiori in corrispondenza delle strade cittadine dedicate a Umberto Lusena, Odoardo Della Torre, Ilario Zambelli.
Pilo Albertelli, invece, è stato ricordato nelle due scuole dove insegnò all’inizio della sua carriera di docente, e dove sono collocate delle targhe commemorative: l’omonima scuola elementare e l’Istituto ISIS Niccolini-Palli.
“Abbiamo raccolto volentieri – dice la vicesindaco – lo stimolo arrivato dalle associazioni antifasciste a ricordare tanti concittadini morti nell’eccidio delle fosse ardeatine che si sono sacrificati per la patria e la libertà.
Occasioni come quella di oggi – sottolinea – hanno un alto valore simbolico, perché se da una parte nutrono la nostra memoria storica, dall’altra ci danno la forza per affrontare con coraggio e consapevolezza momenti difficile come quelli che stiamo vivendo”.
Pilo Albertelli, insegnante e partigiano, ricevette nel 1947 la medaglia d’oro al valor militare, con la seguente motivazione:
«Lasciati gli studi prediletti per guidare nella battaglia della libertà, anche con l’esempio, gli allievi, prodigandosi nella difesa di Roma, contro l’invasore tedesco, fu tra i primi organizzatori e animatori della lotta di resistenza. Al comando di tutte le forze armate cittadine insurrezionali del Partito d’Azione, sprezzante di ogni pericolo, arditissimo in eroiche imprese, fu luminoso esempio di coraggio e di abnegazione. Arrestato e torturato con selvaggio accanimento, oppose ai carnefici superbo disprezzo e superba volontà di sacrificio, tentando stoicamente, per due volte, di togliersi la vita, pur di non parlare. Con le costole infrante, il corpo maciullato, conservò intatta fino all’ultimo la sua serena superiorità d’animo. Cadde, barbaramente trucidato, alle Fosse Ardeatine.»

Umberto Lusena, militare e partigiano
Medaglia d’oro al valor militare con la seguente motivazione
«Ufficiale superiore di alte qualità militari, al comando di un battaglione arditi paracadutisti rifiutava la resa imposta dai tedeschi e si opponeva valorosamente all’avanzata su Roma di una forte colonna nemica rinforzata da mezzi corazzati. Cessata, per l’incalzare degli eventi, ogni resistenza militare passava alla lotta clandestina organizzando e potenziando le formazioni partigiane, preparando con slancio illimitato animi, volontà e mezzi per il giorno della riscossa. Arrestato per vile delazione, sopportava duro carcere e subiva inumane torture, sopportando nello spasimo della carne martoriata il segreto che, se svelato, avrebbe tradito la causa e i compagni di lotta. Condotto al martirio legato ad altri italiani colpevoli di amare la Patria, cadeva barbaramente trucidato bagnando col suo sangue il sacro suolo delle catacombe dei primi martiri del cristianesimo e lasciando in retaggio ai suoi teneri figli il sublime patrimonio dell’onore e del dovere.»

Odoardo Della Torre
Nato a Livorno il 24 febbraio 1894, trucidato alle Fosse Ardeatine (Roma) il 24 marzo 1944, insegnante.
Militante socialista, si era laureato in filosofia e giurisprudenza. Insegnava filosofia a Roma quando, in seguito all’approvazione delle leggi razziali, non solo fu allontanato dall’insegnamento in quanto ebreo, ma fu pure cancellato dagli albi professionali. Durante l’occupazione nazista, Della Torre fu attivo nella Resistenza romana. Arrestato il 18 marzo 1944, fu ucciso sei giorni dopo con altri 334 prigionieri politici ed ebrei alla periferia di Roma, nella rappresaglia seguita all’azione di via Rasella. (Fonte Anpi)

Ilario Zambelli
Nato a Rio nell’Elba (Livorno) nel 1909, ucciso alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944, telegrafista, Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria.
In servizio come sottufficiale telegrafista presso il ministero della Marina, l’otto settembre fu tra i militari che parteciparono ai combattimenti contro i tedeschi in difesa della Capitale. Con l’occupazione, Zambelli entrò nelle file della resistenza romana, svolgendo compiti di informazione e di collegamento in una formazione partigiana legata al Fronte militare clandestino della Marina.
Durante questa sua attività cadde nelle mani dei nazifascisti i quali, nonostante le feroci torture cui lo sottoposero, non riuscirono ad ottenere dallo Zambelli la minima informazione. Prelevato sanguinante dal carcere, il valoroso telegrafista fu trasportato alle Fosse Ardeatine e lì fucilato.(Fonte Anpi)

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