“Chiusura guardie mediche, a Livorno dodici postazioni e 65 dottori a rischio”
“Qual è l’alternativa proposta dall’assessore Marroni alla chiusura delle 149 postazioni di guardia medica in tutta la Toscana e come saranno rimpiegati gli oltre 900 medici impegnati nel servizio di continuità assistenziale notturno?”. Sono gli interrogativi del consigliere regionale e membro della IV commissione Sanità, Gian Luca Lazzeri, in vista dell’annunciata chiusura della guardia medica prevista con la delibera 1231 del 28 dicembre 2012 dalla Giunta Rossi.
“Nel territorio dell’Asl 6, probabilmente entro dicembre 2014 data in cui il piano della Giunta dovrebbe entrare a regime, chiuderanno 12 postazioni di guardia medica dove oggi lavorano 54 medici titolari e 11 sostituti. Il rischio – sottolinea – è quello di portare a una paralisi della continuità assistenziale che dalle 24 in poi sarà caricata sulle spalle del 118, senza nessun potenziamento di quest’ultimo, anzi l’unico intervento va in senso involutivo e riguarda proprio l’accorpamento delle centrali operative. Marroni sostiene che le guardie mediche oggi eseguano una media di 0,8 interventi ma intendo conoscere con una verifica puntuale quali siano gli interventi calcolati. Anche perché le 12 postazioni di guardia medica nei piani della Giunta saranno sostituite da 6 Case della Salute previste nel livornese con apertura solo dalle 8 alle 24. Un orario che non coincide con quello garantito oggi dal servizio di guardia medica che offre la continuità assistenziale dalle 21 alle 9 del mattino inclusa l’assistenza medica di base a domicilio nei giorni festivi e prefestivi. Senza contare che a questo si aggiunge il problema dell’accorpamento che potrebbe lasciare scoperte alcune zone periferiche del territorio.
La sanità toscana – commenta – si trova ancora una volta immersa in una infinita fase di sperimentazione inaugurata dalla creazione delle Società della Salute, dove si affiancano nuovi Enti a servizi già esistenti, senza dare al cittadino e al Consiglio regionale stesso nessuna certezza sul futuro del diritto alla salute».
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