I ragazzi “liquidi” del prof Giannini. La conferenza

Il professor Lamberto Giannini protagonista di una conferenza sul tema “Adolescenti manipolati o manipolatori? Di fronte ai nuovi alfabeti della società liquida”

di Rachele Mainardi

Il terzo incontro organizzato dall’Anppia e dal Cidi nell’ambito del progetto “I mezzi mediatici strumento di apprendimento o manipolazione? Dalla Prima Guerra Mondiale ad oggi per un percorso di pace” ha visto protagonista il professor Lamberto Giannini con una conferenza sul tema “Adolescenti manipolati o manipolatori? Di fronte ai nuovi alfabeti della società liquida”. Un problema educativo di strettissima attualità che il docente ha affrontato tracciando le premesse storiche e socio-culturali. Al centro dell’incontro la tematiche del disorientamento adolescenziale. Un disorientamento che in realtà costituisce un inedito storico in un contesto quale quello che la società che Bauman ha definito “liquida” in un sfondo altrettanto confuso e disorientante. Un disorientamento che provoca una sorta di corto circuito nelle relazioni tra adolescenti, educatori e genitori. L’adolescente odierno è stato definito “più morbido”, meno ribelle ed esplosivo rispetto alle generazioni di adolescenti uscite dal ’68. E certamente il ’68 ha costruito uno spartiacque da cui si è sviluppata una rivoluzione culturale nella quale la famiglia, le sue relazioni al proprio interno e più in generale il principio di autorità, sono state oggetto di profonde trasformazioni. Tutto questo processo culturale, che ha rivoluzionato i rapporti relazionali all’interno del contesto familiare passando da relazioni di tipo etico-normativo a relazioni “affettive”, si è accompagnato da un vertiginoso sviluppo tecnologico e da un’accelerazione del processo di globalizzazione. Se la generazione degli “adolescenti sessantottini” poteva tuttavia godere di uno sfondo fatto di maggiori sicurezze sociali, non altrettanto è possibile riconoscere a questa nuova generazione di adolescenti. Infatti, afferma Giannini, per la prima volta la generazione dei figli ha aspettative migliori di quelle dei padri. Questo fatto crea ansietà tanto sugli adolescenti tanto sui genitori e un cambiamento anche rispetto a certe sollecitazioni educative: per esempio, spiega il professor Giannini, spronare il ragazzo a studiare di più per avere un buon lavoro alla fine del percorso scolastico facilmente non corrisponde a verità. Un altro elemento di complicazione del rapporto educativo deriva dalla diffusione dei social network. Se la manipolazione proveniente dall’esterno sull’adolescente è facilmente documentabile, più complesso è il tentativo dell’adolescente di manipolazione che lui stesso mette in atto attraverso l’uso di questi mezzi. Tentativo comprensibile in quanto il ragazzo lascia una traccia del proprio operare e del proprio pensare che rimane impressa indelebilmente sul mezzo di comunicazione. La soluzione prospettata dal professor Giannini rispetto a queste problematiche complesse consiste soprattutto in un atteggiamento intellettualmente  ed emotivamente elastico dei rapporti tra educatori e adolescenti, capace di agire tempestivamente sulle situazioni di difficoltà che si creano non tanto con metodi repressivi quanto con la capacità di incidere sulle ragioni che determinano certi atteggiamenti palesemente sbagliati. Ciò è possibile se si è capaci di amare il proprio ruolo di educatore, convinti di trasmettere valori autentici che non rappresentano solamente il docente ma le istituzioni che rappresenta. E soprattutto di amare questi ragazzi “fragili”, perché la fragilità accompagna sempre qualcosa di prezioso.

 

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