Infermiera, l’Asl chiama i parenti delle vittime
L'accusa nei suoi confronti è omicidio continuato e aggravato. Si sta facendo luce sulle motivazioni che hanno portato agli insani gesti, verosimilmente da collegare allo stato psichico dell’infermiera. Il primario: "Un'infermiera che ognuno di voi avrebbe voluto in reparto. Era un infermiera modello, brava, un vero e proprio modello"
La Direzione dell’Azienda Asl Toscana nord ovest ha contattato telefonicamente tutte le famiglie dei pazienti deceduti nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Piombino le cui morti sono riconducibili all’indagine in corso. Alle famiglie, caduto il segreto istruttorio, è stata espressa la vicinanza e la volontà di fare chiarezza su quanto accaduto. A tutte è stata contemporaneamente spedita una lettera nella quale il direttore dell’ospedale offre la propria disponibilità per un incontro volto a garantire massima trasparenza e collaborazione.
La cronaca – Dalla tarda serata del 30 marzo i carabinieri del Nas di Livorno, coadiuvati da militari del Comando Provinciale, stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Livorno, Antonio Pirato, nei confronti di un’infermiera professionale, Fausta Bonino di 55 anni, ed un decreto di perquisizione. La donna è stata arrestata all’aeroporto di Pisa. Era appena rientrata da una vacanza insieme al marito. L’infermiera è ritenuta responsabile di 13 omicidi volontari, avvenuti negli anni 2014 e 2015, nei confronti di altrettanti pazienti tutti ricoverati, a vario titolo e per diverse patologie, presso l’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale civile di Piombino.
L’indagine, iniziata a metà anno del 2015 e condotta dai Carabinieri del Nas di Livorno – coordinati dalla Procura della Repubblica di Livorno (Pubblico Ministero Dott. Massimo Mannucci) – è scaturita da una segnalazione di un’ennesima ed inspiegabile morte all’interno di quell’ospedale di un anziano signore per emorragie diffuse non direttamente collegabili alle patologie di cui era affetto.
L’attività investigativa del Nas, coadiuvato nelle varie fasi dal Reparto Analisi Criminologiche – Sezione Psicologia Investigativa e Sezione Atti Persecutori del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche (RaCIS) di Roma – ha consentito di accertare la responsabilità dei delitti in capo ad una infermiera in servizio presso quell’ospedale da circa vent’anni.
La complessa attività d’indagine ha messo in luce anche le modalità con le quali l’infermiera avrebbe causato la morte dei poveri pazienti, ovvero attraverso l’iniezione letale, non per fini terapeutici, di un farmaco anticoagulante (eparina), non prescritto a quei pazienti, tanto da determinare, soprattutto in alcuni casi, una rapida, diffusa ed irreversibile emorragia con conseguente morte. La presenza del farmaco è stata riscontrata nei rispettivi esami ematochimici effettuati sui pazienti nel corso dell’ordinario monitoraggio clinico, che hanno evidenziato una concentrazione, in alcuni casi, anche 10 volte superiore rispetto a quelle compatibili con le consentite dosi terapeutiche.
I pazienti deceduti, uomini e donne di età compresa fra i 61 e gli 88 anni, in molti casi avevano patologie per le quali la somministrazione dell’eparina non rientrava nelle possibili terapie. I tredici
decessi, dodici dovuti a scoagulazione del sangue e uno ad arresto cardiaco ma ugualmente riconducibile alla somministrazione di altro farmaco, hanno alterato il totale nelle statistiche della struttura sanitaria.
I decessi si sono verificati in queste date:
(2014): 19 gennaio, 27 giugno, 22 settembre, 2 ottobre, 24 novembre, 26 novembre, 20 dicembre, 28 dicembre.
(2015): 9 gennaio, 11 marzo, 1 luglio, 9 agosto, 29 settembre.
La lista delle vittime in ordine cronologico: Marco Fantozzi, Terside Milianti, Adriana Salti, Enzo Peccianti, Elmo Sonetti, Marise Bernardini, Lilia Mischi, Alfo Fiaschi, Franca Morganti, Mario Coppola, Angelo Ceccanti, Marcella Ferri, Bruno Carletti.
I Carabinieri, a seguito di accurate verifiche sui turni di servizio di tutto il personale operante, a vario titolo, in quel Reparto, sono anche riusciti a conclamare come unica e ricorrente presenza in tutti i turni sospetti (correlati alle morti), presso il Reparto Anestesia e Rianimazione, quella di Fausta Bonino. Si sta facendo luce sulle motivazioni che hanno portato agli insani gesti, verosimilmente da collegare allo stato psichico dell’infermiera, in particolare a depressione, uso di alcol e di psicofarmaci.
L’infermiera, dopo l’arresto e la perquisizione presso il domicilio e gli altri luoghi di pertinenza è stata associata presso la Sezione femminile della Casa circondariale di Pisa a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Le indagini interne della Asl – Il tutto per la Asl è iniziato con la prima morte del 2015 quella del 9 gennaio. Primario dell’unità operativa di Rianimazione è da nove giorni Michele Casalis, promosso dal 31 dicembre del 2014 a capo del reparto. La paziente, ricoverata per una insufficienza cardio-respiratoria, muore a causa di un sanguinamento anomalo. Il primario decide di far luce sul caso e invia un campione di sangue all’ospedale Careggi di Firenze che conferma l’uso in dose massicce e inappropriato di un farmaco anti-coaugulante. La seconda morte per lo stesso analogo motivo è quella che fa partire l’indagine interna dell’Asl e la segnalazione alla Procura della Repubblica di Livorno. Siamo al 13 maggio 2015. I Nas iniziano ad indagare sulla vicenda da giugno. Da quel momento altre tre morti avvenute sempre per sanguinamenti misteriosi.
“Abbiamo subito avuto una massima collaborazione con i carabinieri – spiega la dottoressa Maria Teresa De Lauretis, direttrice generale Asl Area Ovest – abbiamo fornito i turni del personale in servizio, ci siamo resi subito a disposizione per far luce su questo caso che stava molto a cuore anche a noi. Per quanto riguarda i casi precedenti il 2015 non è dato sapere che si tratti di eparina o meno. Sappiamo solo che sono stati casi di sanguinamento anomalo. Nessun flacone di eparina è scomparso dalla farmacia dell’ospedale. Tutti i farmaci sono stati tracciati, le ricerche sono state fatte perfino nei bidoni della spazzatura da parte del Nas”.
C’è pure l’aspetto umano, quello professionale. “L’infermiera in questione – spiega il primario che si commuove mentre parla togliendosi gli occhiali e rifiatando un secondo – è un’infermiera che lavora da anni all’interno di quel reparto. Irreprensibile. Un’infermiera che ognuno di voi avrebbe voluto in reparto. Era un infermiera modello, brava, un vero e proprio modello”.
L’altra morte, quella del 9 agosto 2015, sarebbe corredata da una testimonianza arrivata ai vertici Asl che parlerebbe di un’infermiera vista somministrare un farmaco al paziente poi deceduto.
L’infermiera è stata poi trasferita a ottobre 2015, trasferimento avvenuto dopo l’ultimo caso di morte sospetta (settembre 2015) finita nel mirino degli inquirenti. Un trasferimento avvenuto dopo la consultazione da parte dell’azienda sanitaria con il Nas e per il quale l’infermiera arrestata ha effettuato ricorso impugnando il trasferimento ambulatoriale al giudice del lavoro. Problemi psichiatrici? “Noi non sapevamo niente- dicono i vertici dell’Asl – ha superato ogni test di idoneità e sul lavoro era irreprensibile”. “Non voleva essere allontanata – spiega la direttrice generale – in quel momento non era partito alcun avviso di garanzia e la Bonino ha impugnato il suo trasferimento. A breve saremo convocati anche dal giudice del lavoro per giustificare questo spostamento da Rianimazione al reparto ambulatoriale dell’infermiera in questione”. L’Azienda, adesso che è venuto meno il segreto istruttorio, contatterà personalmente le famiglie dei pazienti deceduti.
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