Amianto, Livorno in testa per numero di malati
di admin
Livorno è la prima provincia d’Italia con la città che conta il maggior numero di casi per tumore della pleura causato dall’amianto (clicca qui per ascoltare le parole del sindaco Nogarin sull’argomento). E’ questo il dato inquietante che è emerso ieri in Comune in un convegno promosso dall’associazione onlus Ona (Osservatorio Nazionale Amianto) con il patrocinio del Comune di Livorno, riguardante l’emergenza sanitaria dovuta all’amianto. I numeri forniti dal presidente dell’Osservatorio parlano chiaro circa 100 casi di malattie derivate da esposizione all’amianto, con una ventina di casi di mesotelioma, 20 di tumore al polmone che si ritiene correlato all’esposizione e 75 casi di abestosi e placche pleuriche, cioè presenza di fibre nei polmoni che provocano gravi difficoltà respiratorie.
Il problema riguarda numerose città d’Italia, compresa Livorno, non solo nei luoghi di lavoro, ma anche nelle scuole, nelle caserme e negli ospedali. Solo in Toscana sono almeno 500 i decessi annui registrati. In tutta Italia si parla persino di migliaia di vittime ogni anno. Ma facciamo un passo indietro. L’amianto, noto anche come asbesto, è un minerale (un silicato) con struttura fibrosa , molto comune in natura. Il cemento-amianto fu brevettato nel 1901 dall’austriaco Ludwig Hatschek. Ludwig stesso lo ribattezzerà eternit (da aeternitas, ovvero eternità), per la sua resistenza. Fu utilizzato fino agli anni Ottanta, per le sue peculiari caratteristiche di resistenza al fuoco e al calore, per la coibentazione di edifici, tetti, navi , treni o come materiale da costruzione per l’edilizia. Negli anni sessanta ricerche dimostrarono che le polveri contenenti fibre d’amianto, se respirate, potevano provocare asbestosi, tumore alla pleura (ovvero il mesotelioma), o carcinoma polmonare.
Ufficialmente è riconosciuto il rischio solo a livello polmonare; tuttavia alcuni studi affermerebbero che anche la presenza di fibre d’amianto nell’acqua potabile, in altissima quantità, potrebbe creare problemi alla salute.
La commercializzazione di eternit verrà messa fuori legge in Italia solo a partire dal 1992. La Eternit e Fibronit, principali fornitori nel nostro paese, continuarono a produrne sino al 1986, con drammatiche conseguenze per la salute degli operai. Caso emblematico e di portata nazionale è stato il “processo Eternit”, inerente diversi stabilimenti e, in particolare, quello con sede a Casale Monferrato. Il 13 febbraio 2012 il tribunale di Torino condanna Stephan Schmidheiny, ex presidente del consiglio di amministrazione di Eternit, e Louis De Cartier de Marchienne, direttore dell’azienda negli anni sessanta, morto prima della sentenza di secondo grado, a 16 anni di reclusione (in appello aumentati a 18 ), per disastro ambientale doloso permanente e per omissione volontaria di cautele antinfortunistiche. Il 19 Novembre 2014 la Corte di Cassazione dichiara prescritto il reato di disastro ambientale, annullando le condanne e i risarcimenti in favore delle parti civili.
Stephan Schmidheiny dovrà comunque difendersi dall’accusa di omicidio volontario continuato e pluriaggravato di 256 persone.
Questo appena citato è solo uno dei numerosi casi in Italia. Coloro i quali sono stati esposti maggiormente fino agli anni 80, corrono tutt’oggi rischi per la salute. Ciò è dovuto anche al periodo di incubazione del mesotelioma, mediamente superiore ai 30 anni. I lavoratori a contatto diretto con l’amianto ovviamente sono molto più a rischio rispetto al resto della popolazione. Ci sono però casi, come ha fatto notare il professore Sartorelli, di vittime di mesotelioma senza alcuna apparente correlazione lavorativa. I volontari dell’Ona svolgono a questo scopo, in tutto il territorio nazionale, attività di assistenza gratuita e senza fini di lucro, a tutti i cittadini vittime dell’amianto e di altri cancerogeni.
Alla conferenza sono intervenuti, oltre al sindaco del Comune di Livorno Filippo Nogarin e la vicesindaco Stella Sorgente, l’assessore alla sanità Dhimgjini Ina, l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’ONA, il professore Pietro Sartorelli, ordinario di medicina del lavoro presso l’Università di Siena, il dottor Paolo Pitotto, consulente medico del lavoro e consulente tecnico della Procura della Repubblica di Milano, il dottor Paolo Rivella, consulente tecnico nel processo Eternit e della Procura della Repubblica di Torino, la dottoressa Ginevra Lombardi, ricercatrice presso l’Università di Firenze, la professoressa Maria Antonietta Mazzei, dell’Università di Siena, la senatrice Sara Paglini (Commissione Lavoro del Senato della Repubblica) e l’onorevole Alberto Zolezzi, membro della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati.
Riproduzione riservata ©