Aids, superato il muro dei 600 pazienti. I numeri
È sostanzialmente stabile il numero dei nuovi casi di sieropositivi nella provincia di Livorno che passa dai 27 dello scorso anno ai 26 attuali, a un mese dalla fine del 2014. I dati sono stati presentati, come consuetudine, in occasione del tradizionale appuntamento in vista della giornata mondiale di sensibilizzazione contro l’Aids da Spartaco Sani, direttore dell’Unità Operativa di Malattie Infettive dell’Azienda USL 6.
“L’Hiv nonostante se ne parli poco – dice Sani – è un infezione sempre presente e continua ad essere un problema sanitario di grande rilevanza. Dopo il triste e allarmante primato del 2010, quando furono registrati 43 nuovi casi a Livorno e provincia, si registra un numero costante di nuove infezioni: 29 nel 2012 e 27 nel 2013 e. Ad oggi i sieropositivi residenti nel territorio dell’Azienda USL 6 arrivano così a quota 446 di quali 330 maschi (73,9%) e 116 femmine (26,4%) la metà dei quali provenienti dalla Zona livornese. I pazienti seguiti ad oggi nel reparto di Malattie Infettive sono oltre 600 e l’85 per cento di loro sono in terapia”.
Le terapie negli anni sono cambiate parecchio e oggi i pazienti con Hiv conducono una vita quasi normale e le stesse donne sieropositive, se adeguatamente seguite, partoriscono bambini perfettamente sani: risultati fino a pochi anni fa impensabili. “Ma ad essere cambiata nell’ultimo decennio è soprattutto la modalità di trasmissione – continua Sani – oggi è una malattia a quasi esclusivo contagio per via sessuale, con la modalità eterosessuale la più frequente: ciò significa che l’HIV può di fatto interessare chiunque. Ancora oggi una buona parte dei pazienti giungono tardivamente alla diagnosi quando hanno la malattia conclamata e scoprono contemporaneamente di essere sieropositivi e di avere l’AIDS. Dei nuovi casi, un numero significato è costituito però anche da infezioni recenti: ciò significa che il virus circola attivamente, trasmesso attraverso rapporti sessuali con persone che non sono consapevoli, per molteplici motivi, di essere sieropositivi”.
Da qui l’importanza dell’esecuzione del test, soprattutto quando si pensi di aver avuto occasioni di incontro del virus come nel caso rapporti sessuali non protetti,promiscui, con persone che non si conoscono, storie passate di tossicodipendenza o di rapporti sessuali con persone che avevano avuto storie di dipendenza eccetera. “Non si deve avere paura di fare il test – prosegue Sani – e non solo perché viene garantito con sicurezza l’anonimato, ma perché è utile sia per il paziente, che se scopre di essere sieropositivo precocemente ha una aspettativa di vita simile alle persona non malate, e per la comunità, avendo la possibilità di non trasmettere la malattia agli altri”.
Riproduzione riservata ©