Spiagge bianche, esteso il divieto di balneazione. La Solvay patteggia: maxi multa per i reati ambientali

di gniccolini

LIVORNO – “Limite invalicabile, divieto di balneazione”. Sono questi i cartelli che, in parte già esistenti, saranno estesi per duecento metri a partire dallo stabilimento della Solvay a fronte del patteggiamento per gettito di cose pericolose  e superamento dei limiti previsti per legge che ha visto l’azienda leader di produzione di soda commutare la pena in denaro a seguito dell’adeguamento degli impianti di diluizione sotto inchiesta da ormai quattro anni da parte della Procura.
E’ stato lo stesso Comune di Rosignano che ha voluto allargare la “zona rossa”, interdetta alla balneazione. La nuova cartellonistica per turisti e bagnanti, come da accordi con la magistratura, sarà a carico della Solvay.
Un patteggiamento “con pacchetto” dunque quello accettato dai dirigenti della Solvay Chimica Italia Spa che dovranno pagare, per i reati accertati fino al 2011, una somma a testa che varia dai 29mila euro agli 8mila. Una sorta di accordo dunque tra la Procura della Repubblica di Livorno che ha evitato in questi quattro anni di indagini condotte dal reparto operativo aeronavale della Guardia di Finanza, di adottare provvedimenti penali forti e d’urgenza come quello del sequestro che poteva essere posto in essere a fronte delle problematiche ambientali rilevate dai periti del tribunale chiamati in campo per le valutazioni chimiche. Sequestro non voluto di concerto con gli inquirenti proprio per non bloccare il ciclo produttivo che, in un periodo come questo, avrebbe voluto significare una brutta batosta per l’economia locale e per molte famiglie della provincia.

“E’ stata accertata l’azione inquinante- ha commentato il procuratore capo della Repubblica di Livorno Francesco De Leo – ma soprattutto si è svolta un’attività di consulenze complesse. Si parla di  ben tre consulenze di fronte alla proposta di patteggiamento avanzata dalla Solvay. Un patteggiamento voluto a fronte di una condizione di  adeguamento di interventi disinquinanti indicati dal consulente della Procura, l’ingegner Albino Trussi. Il problema era – specifica De Leo – che il punto di campionamento non si trovava a  monte ma a valle e quindi il processo dei  valori risultava alterati e rientrava nei limiti. Quello a cui siamo arrivati è sicuramente un risultato importante – ha chiosato De Leo – non tanto per il profilo penale che si è risolto in una commutazione pecuniaria della pena, quanto sotto il profilo ambientale. La Solvay ha infatti già speso circa sei milioni e mezzo di euro per adeguare gli impianti con elementi disinquinanti. E il nostro monitoraggio, grazie ad Arpat, non si fermerà qui predisponendo altre azioni di controllo a partire dal 2014. Possiamo rassicurare tutti i cittadini che continueremo a vigilare”.

 “Quest’indagine si è caratterizzata da aspetti importanti – ha detto il pubblico ministero Giuseppe Rizzo titolare del fascicolo di indagine – Il primo è relativo alle consulenze tecniche molto complesse e molto costose. Una spesa ben fatta però  in quanto queste consulenze non si sono limitate a fotografare una situazione, ma sono state consulenze di tipo investigativo individuando così il meccanismo diluizione che è il punto fondamentale della questione in quanto la  legge vieta questo procedimento. L’altro aspetto è il grande impegno profuso dagli inquirenti e dai consulenti. E’ proprio grazie a questo lavoro che la Solvay ha dovuto accettare l’impianto di trattamento, rispettando così l’ ambiente ma senza interferire con attività produttive”.

 

 

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