Rinnovamento contrattuale per i metalmeccanici

La Federmeccanica, che riunisce 16.000 imprese metalmeccaniche italiane, ha proposto alle organizzazioni sindacali di categoria un processo di rinnovamento contrattuale e non il tradizionale percorso ad ostacoli di “rinnovo” del CCNL che, alla fine, si sostanziava in una mera trattativa di natura economica senza una visione strategica per pianificare e garantire accrescimento di professionalità e lavoro per il futuro.
La crisi degli ultimi anni ha avuto conseguenze drammatiche sulle imprese metalmeccaniche: dal 2007 si è perduto il 30% della produzione industriale, il 25% delle aziende hanno chiuso o ridotto l’attività e quasi 300.000 lavoratori hanno perso il posto di lavoro. Nella provincia di Livorno dal 2008 al 2015 gli occupati nell’industria sono diminuiti di un terzo e solo un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali ha evitato, almeno per adesso, una vera e propria catastrofe. Con gli ammortizzatori si sono supportati i processi di riorganizzazione, ristrutturazione ed adeguamento alle nuove condizioni di mercato, la crisi ha comunque portato ridimensionamenti e la chiusura di importanti unità produttive nei comparti dell’automotive, dell’impiantistica e manutenzione di impianti industriali e nell’indotto della siderurgia.
“Bisogna essere consapevoli che la globalizzazione, il forte sviluppo tecnologico dei paesi emergenti e la crisi conseguente, hanno completamente stravolto i flussi economici e logistici mondiali. Da questo punto di vista niente sarà come prima – afferma Riccardo Grilli, Direttore Risorse Umane di Acciaierie e Ferriere Piombino e Presidente delle aziende metalmeccaniche di Confindustria Livorno – ed è quindi necessario un cambiamento sostanziale di approccio anche nelle Relazioni Industriali. Le parti sociali debbono assumersi fino in fondo le loro responsabilità e fare la loro parte, puntando ad accordi effettivamente innovativi, per consolidare il tessuto industriale esistente, attrarre investimenti e agganciare la ripresa. Dobbiamo superare la logica, tutta nostrana, delle rendite di posizione, è questa la fase in cui se non vogliamo subire il cambiamento che comunque ci sarà, dobbiamo saperlo gestire con particolare senso di responsabilità ”.
In questo senso, la proposta di Federmeccanica non riguarda solo gli incrementi salariali, ma anche il welfare aziendale, la formazione continua garantita e l’introduzione di forme di lavoro agile.
“In periodi prolungati con inflazione zero se non addirittura di deflazione – prosegue Riccardo Grilli – rinnovare il CCNL conservando un approccio tradizionale, comporterebbe la probabile uscita dal mercato di molte altre aziende, gli eventuali effimeri vantaggi economici per i lavoratori sarebbero comunque erosi dal prelievo fiscale e si porrebbero le basi per un lungo periodo di conflittualità con ulteriori chiusure di aziende e conseguenti perdita di posti di lavoro; tutto ciò è certamente da evitare se vogliamo davvero uscire dalla crisi”.
Nella proposta di Federmeccanica gli attuali assetti contrattuali non vengono sconvolti, rimane il CCNL con una funzione di garanzia e viene finalmente valorizzata la contrattazione aziendale: gli imprenditori sono favorevoli all’incremento delle retribuzioni perché, almeno in parte, ciò significa incremento della domanda di beni e servizi, il fatto è che ciò va fatto in modo “sano”, quindi attraverso la condivisione dei risultati economici conseguiti. Partecipazione, responsabilizzazione, circolo virtuoso di crescita e miglioramento, portano ad una condivisa distribuzione della ricchezza, se è stata prodotta, dove è stata prodotta e dopo che è stata prodotta.
Dobbiamo dirci una volta per tutte che non è più sostenibile l’incremento dei livelli salariali per tutti in maniera indiscriminata, senza tener conto delle differenti condizioni delle aziende e dei risultati raggiunti. Lo schema proposto, ovviamente tutela sopravvivenza di quelle imprese che non producendo ricchezza sono nella oggettiva impossibilità di aumentare ulteriormente le retribuzioni, ma allo stesso tempo, laddove ne sussistono le condizioni, consente ai lavoratori di ricevere aumenti salariali reali più elevati grazie alla tassazione agevolata dei premi di risultato (10%) e del welfare (da 0 fino ad un massimo del 10%) rispetto alla tassazione ordinaria degli incrementi contrattuali mediamente pari al 35%.
Si punta, così, ad aumentare il salario anche attraverso l’introduzione del nuovo welfare aziendale: in alternativa ai premi di risultato, Federmeccanica propone di destinare un importo minimo di 260 € annue in benefits che consentirebbero realmente di aumentare il potere di acquisto delle persone, come ad esempio i buoni spesa, i buoni benzina, le spese scolastiche, tutte erogazioni non tassate. Inoltre l’assistenza sanitaria integrativa e la previdenza complementare sarebbero fortemente potenziate: l’assistenza sanitaria sarebbe a totale carico del datore di lavoro e la copertura assicurativa sarebbe estesa ai familiari del dipendente, senza limitazioni di accesso per età o per patologie pregresse. La pensione integrativa sarebbe più elevata con l’aumento del contributo dei datori di lavoro al fondo Cometa che passerebbe dall’attuale 1,6% al 2%, mentre il dipendente potrebbe scegliere di versare il contributo minimo dell’1,2%.
Pensando alla crescita professionale dei lavoratori, Federmeccanica introduce anche un diritto soggettivo alla formazione per tutti i lavoratori metalmeccanici, pari ad almeno 24 ore in tre anni, con contributo aziendale di 300 € per i lavoratori non inseriti nei piani formativi dell’azienda.
“Si tratta di una proposta organica con soluzioni equilibrate per un CCNL sostenibile, che guarda al futuro delle imprese e dei dipendenti” conclude Riccardo Grilli.

Riproduzione riservata ©