Porto, Livorno si mette in vetrina a NY
New York è il nostro primo partner commerciale: ogni anno transitano da e per la East Coast 74 mila teu, di cui 30 mila da e per la Grande Mela. Sono numeri che da soli rappresentano quasi il 30% del traffico complessivo dei contenitori movimentati ogni anno a Livorno.
È con questa consapevolezza, e con l’obiettivo di rafforzare gli scambi già esistenti, che l’Autorità Portuale labronica ha organizzato assieme a Toscana Promozione, Tuscan Port Authorities (Piombino, Livorno e Marina Carrara) e alle Camere di Commercio di Livorno e Carrara una missione strategica nel continente americano.
A New York, la delegazione dell’Authority formata dal dirigente promozione e relazioni esterne Gabriele Gargiulo e dai funzionari Francesco Ghio e Roberto Lippi, ha incontrato i rappresentanti dell’Autorità Portuale newyorkese, Robert Lamura e Bethann Rooney, con lo scopo di aggiornare il vecchio protocollo d’intesa sottoscritto a novembre del 2000. A distanza di ormai tredici anni dalla firma del primo accordo è infatti emersa la necessità di rivitalizzare le relazioni tra i due porti ed è stato posto l’accento sull’opportunità di trovare una sinergia sulla sicurezza, tema molto sentito negli Stati Uniti.
Durante la giornata, la delegazione ha poi incontrato i vertici Msc Company Usa, cui sono stati presentati i progetti di infrastrutturazione e le opere di dragaggio che nell’arco di due anni potrebbero cambiare profondamente il volto del porto di Livorno, rendendolo idoneo a ricevere navi di maggiore dimensione rispetto a quelle attuali. L’accesso alla Darsena Toscana, l’allargamento del bacino di evoluzione e il collegamento ferroviario diretto tra il porto e la rete tirrenica, sono stati soltanto alcuni tra i dettagli del materiale informativo col quale la delegazione labronica si è presentata al centro espositivo messo a disposizione per loro dalla Italy-America Chamber of Commerce (IACC), una organizzazione nata con le scopo di promuovere le relazioni tra il Bel Paese e gli Usa.
Il primo a mostrare apprezzamento per il lavoro svolto a New York dall’AP della Città dei Quattro Mori è stato proprio il presidente della IACC, Claudio Bozzo: «Un grande successo – ha esordito -, mi ha fatto piacere che un porto come Livorno abbia saputo rappresentare così bene la Toscana. Mai vista una presentazione con una partecipazione così alta» Alla roadshow dello scalo toscano c’era infatti tutto il gotha dello shipping internazionale: da Msc a Cma-Cmg sino a Uasc e alla compagnia logistica Kuehne & Nagel, presenti anche molte note case di spedizione, come Savino del Bene, Giorgio Gori, Del Corona e Scardigli, Shipping Service e Laviosa.
«Con oggi – ha detto Gargiulo – abbiamo dimostrato che il porto di Livorno può ancora giocare un ruolo non secondario nell’ambito del business tra i due paesi. Abbiamo rafforzato i rapporti di cooperazione con l’Ap newyorkese e con gli operatori internazionali e abbiamo gettato le premesse per rivitalizzare i nostri scambi commerciali con il continente americano; relazioni, queste, che diventano fondamentali alla luce delle opere di infrastrutturazione che stiamo realizzando a Livorno».
Ma i progetti di infrastrutturazione dello scalo labronico non sono stati l’unico vero motivo dell’interesse delle grandi compagnie internazionali per Livorno. Ne è convinto Francesco Ghio: «Gli operatori hanno mostrato una grande attenzione per i 26 mld di euro di investimenti che di qui al 2030 l’Unione Europea userà per ammodernare le reti trans-europee di trasporto; sotto questo punto di vista il nostro porto può acquisire una rilevanza strategica, essendo stato inserito nel core network degli scali marittimi europei. Le reti ten-t non sono soltanto un business europeo ma un canale importante per il transito anche delle merci oltre oceano».
Della delegazione livornese ha fatto parte anche il presidente dell’Interporto Vespucci, Federico Barbera, che ha dichiarato: «Ci siamo presentati a New York come un importante sistema logistico integrato e abbiamo dimostrato che porto e retroporto possono e devono fare lavoro di squadra per vincere le sfide della globalizzazione».
Riproduzione riservata ©