Pagina Fb per la sindacalista licenziata

Tra le iniziative in favore di Sara Catola, la delegata sindacale dell’Ipercoop di Livorno, licenziata per “abuso del congedo”, ce n’è una su Facebook che in poco tempo ha raccolto numerosi consensi. Sul famoso social network è stata creata una fanpage dal titolo che lascia poco spazio all’immaginazione: “Io sto con Sara”. La pagina, che in poco tempo ha superato i 2mila like, ha anche lanciato l’hashtag #IostoconSara.

I fatti – La Coop ha consegnato la lettera di licenziamento alla delegata sindacale dell’ Usb Unicoop Tirreno Sara Catola. “Un provvedimento che riteniamo clamorosamente sproporzionato rispetto a ciò che è successo – spiegano dal sindacato – e che ci sconvolge, non solo perché Sara è una nostra delegata, ma in quanto lavoratrice dell’ipermercato di Livorno”. Il motivo del licenziamento sarebbe che, secondo l’azienda, la dipendente avrebbe svolto un altro lavoro durante un periodo in cui era in congedo parentale Inps al 30%. “La realtà invece è che Sara utilizzava quel congedo – spiega punto per punto il sindacato Usb – allo scopo per il quale legislativamente esiste, ossia essere presente al fianco dei figli in alcuni periodi (come appunto quello estivo) in cui asili e scuole sono chiusi. La funzione del congedo (citiamo letteralmente) è quella di consentire la presenza del genitore accanto ai figli al fine di soddisfare i loro bisogni affettivi e relazionali. Sara infatti lo faceva portandoli al mare nello stabilimento in cui la sua famiglia gestiva l’estate scorsa la ristorazione (proprio anche per permettere loro appunto di vedere il padre e il resto della famiglia), e dava occasionalmente una mano ai suoi familiari nella gestione di quella attività. Nessun contratto di lavoro, nessuna divisa, nessuna retribuzione, solo un fisiologico e sporadico supporto in quanto componente della famiglia”.

Scendono in campo gli “investigatori” – “La Coop ha però deciso di piazzare degli investigatori in quello stabilimento – spiega la nota del sindacato Usb – i quali hanno colto 14 momenti, pochissimi se consideriamo la durata, 5 mesi, di questo congedo estivo, in cui Sara svolgeva alcune attività dentro il ristorante”.

Unicoop Tirreno risponde: “Chiaro e ripetuto abuso” – La Cooperativa ha approfondito i fatti e le circostanze con scrupolo e con tutta l’attenzione necessaria ricorrendo anche alla proroga dei termini dopo la contestazione.  Da parte della dipendente c’è stato un chiaro e ripetuto abuso nell’esercizio del congedo parentale che ha leso il vincolo fiduciario alla base del rapporto di lavoro.  In tutti i casi simili o assimilabili dei quali la Cooperativa sia venuta a conoscenza l’abuso è stato contestato e sanzionato nello stesso modo.  Non può essere considerata un’attenuante che il danno economico non pesi sulla Cooperativa, ma sull’istituto previdenziale.

Si può licenziare per questo? –  A chiederselo è lo stesso sindacato che si indigna. “Ci chiediamo: si può licenziare una lavoratrice per così poco? Noi siamo sbigottiti. Quale danno ha fatto a Unicoop Tirreno? Nessuno, dato che quel 30% lo paga l’Inps e quindi al massimo avrebbe dovuto essere l’Inps a chiedere indietro quelle somme se avesse ravvisato che Sara non aveva preso il congedo per tenere i figli ma per lavorare. Tra l’altro stiamo parlando del 30% di uno stipendio part-time per un periodo di pochi mesi, immaginatevi quale volontà di arricchirsi c’era dietro…”.

La difese del sindacato – “Nel periodo in questione il comportamento di Sara – continuano i colleghi del sindacato Usb – è stato totalmente in buona fede, al punto che non ha mai nascosto a nessuno, compresi moltissimi colleghi, che la sua famiglia gestiva la ristorazione e organizzava pranzi e cene in quello stabilimento, scrivendolo addirittura pubblicamente sul suo profilo Facebook. Un comportamento che testimonia la totale trasparenza e l’assenza di volontà di nascondere qualcosa.   Tutti all’Iper conoscono Sara. Una  ragazza dalla generosità immensa che si è sempre fatta in quattro per aiutare tutti, sindacalmente e non, che mai in 12 anni di anzianità lavorativa in Coop aveva ricevuto una lettera di contestazione disciplinare, e che adesso si trova incredibilmente a pagare con la pena più dura un fatto che, lo ripetiamo, non ha causato alcun danno alla Coop. Sara non lavorava in quel posto, era in congedo per tenere i figli. Ma l’azienda ha creato un teorema strumentale con il solo fine di licenziarla”.

 

 

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