Lavori ingannevoli, ecco come difendersi

Anche a Livorno sta prendendo piede la pratica delle offerte di lavoro ingannevoli, si tratta per lo più di disoccupati che vengono contattati telefonicamente da sedicenti aziende

di Linda Lensi

Anche a Livorno e provincia sta prendendo piede la pratica delle offerte di lavoro ingannevoli. A denunciarlo è stata la Cgil nel corso di una conferenza stampa. Si tratta per lo più di disoccupati che vengono contattati telefonicamente da sedicenti aziende che offrono impieghi stabili per mascherare attività di vendita porta a porta che, nella maggior parte dei casi, non prevede retribuzione. “Il lavoro è tuo ma lo devi meritare”: questa la formula con cui i presunti datori di lavoro invitano coloro che si sono recati ai colloqui a dimostrare la loro intenzione di lavorare e le proprie capacità relazionali, giovani che vengono accompagnati per strada da un “tutor” e a cui viene chiesto di vendere “come periodo di prova” i prodotti più disparati. Pertanto, i più accorti rinunciano immediatamente, coloro che invece hanno disperatamente bisogno di un posto di lavoro, cercano di andare avanti fino in fondo al percorso di prova, rimanendo quasi sempre amaramente delusi, a causa degli accordi, peraltro illegali, che hanno accettato, difatti l’”azienda” ha un escamotage per negare loro qualsiasi forma di retribuzione.

Ma questa è soltanto una forma fra le tante con cui le offerte di lavoro ingannevoli si manifestano, in altri casi si possono trasformare in furto d’identità o in veri e propri tentativi di adescamento e violenza. “Ci sono diritti fondati su principi di derivazione costituzionale che devono essere garantiti a tutti i lavoratori. Un lavoro senza diritti rende il lavoro una merce, diritti universali rendono il lavoro un fattore di benessere e di crescita”, questo è ciò che dichiara la Carta dei diritti Universali del Lavoro.

Anche grazie al portale social Lavoro Anomalo, dove le vittime di tali tentativi possono raccontare le proprie storie, la Cgil, da tempo, denuncia questo fenomeno che oggi è arrivato sotto la lente di ingrandimento anche del Sol e del Nidil della Cgil di Livorno, territorio martoriato dalla disoccupazione e dove quindi è diventato più semplice adescare persone disperate in cerca di una qualsiasi forma di reddito.

Come hanno affermato Margherita Bernardi, responsabile del servizio Sol della Cgil Toscana, insieme a Denis San Martino, segretario generale Nidil e Giulia Biagetti responsabile Sol, “La Cgil deve essere un punto di riferimento sia per le vittime che per chi ha subito un tentativo di reclutamento da parte di soggetti che non si sono dimostrati datori di lavoro affidabili, con il Sol e Nidil di Livorno ci mettiamo a disposizione e offriamo assistenza a tutti coloro che si trovano nella necessità di una tutela individuale”. “Da parte nostra – proseguono dalla Cgil di Livorno – proponiamo la costruzione di un “Protocollo di Legalità” che sottoporremo a Istituzioni Legali e ad associazioni datoriali al fine di indicare percorsi di rispetto delle regole da parte delle aziende nella compilazione di proposte di lavoro”.

Qui di seguito due testimonianze di persone che sono state adescate da queste “aziende” e che ci raccontano il loro punto di vista chiedendo di rimanere anonimi.

“Ho ricevuto una telefonata da una ragazza per fare un colloquio, quindi ho chiesto di cosa si trattava e lei non sapeva niente, ha detto solo che mi sarei dovuto presentare al colloquio e li mi avrebbero dato informazioni. Quindi vado, ormai per sapere di cosa si trattava, e trovo un gruppo di persone in piazza, anche loro per il colloquio. Dopo un po’ che aspettavamo ci chiamano da una finestra per farci entrare dalla parte opposta dell’edificio, entriamo e c’era la musica ad un volume veramente eccessivo, tre ragazze ci hanno dato dei questionari da compilare con domande assurde, delle quali non dovevamo parlare per scambiarci informazioni. Ad un certo punto arriva un uomo che si definiva il manager dell’azienda, che non ha mai smesso di parlare, senza darmi la possibilità di ribattere o avere dei chiarimenti, continuando a deviare il discorso per non arrivare al punto: si trattava del solito lavoro “porta a porta”. Oltretutto faceva anche delle battute spiacevoli, infatti quando mi ha chiesto se mi sarei potuto ripresentare la settimana successiva, tra se e se, ma ad alta voce ha detto “Ah già, si che può presentarsi, lei è disoccupato”.

“Ho risposto ad un annuncio sul sito subito.it perché cercavano un magazziniere/carrellista a Lucca, quindi mi sono poi recato sul posto, spendendo soldi per il viaggio e la benzina. Quando sono arrivato c’era un gruppo di ragazzini in giacca e cravatta che aspettavano fuori dall’edificio; dopo un po’ ci hanno fatto entrare e siamo stati accolti da una musica assordante. Quando il presunto responsabile si è fatto avanti mi ha detto di scegliere un tutor tra alcuni ragazzini presenti che mi facesse da guida, e che mi avrebbero spiegato tutto successivamente. Ciò non mi andava affatto bene e senza fare ulteriori domande ho deciso di andarmene; nonostante tutto il responsabile mi ha fatto seguire da un ragazzino per far si che le persone fuori non vedessero che me ne stavo andando anche abbastanza indignato. Ho fatto subito denuncia alla polizia postale, alla quale però non risultava questo annuncio sul sito, sicuramente avranno bloccato qualcosa per far si che la polizia non veda, quindi ho dovuto ricercare io sul telefono la pagina dell’annuncio per poter avere delle prove”.

Vengono qui proposte le cinque domande da porre alle aziende che vi contattano telefonicamente:

Avete una partita IVA? Quale?

Che attività svolgete? Di quali aziende siete concessionari?

Avete scelto una modalità di contatto telefonica, come vi procurate i numeri di telefono cellulare dei giovani che contattate per un’offerta di lavoro?

Ci è stato riferito che durante le vostre selezioni si sente la musica ad alto volume. Pagate alla SIAE i diritti per l’esecuzione in pubblico?

Su quali basi avvengono le selezioni? Quali sono le modalità e la durata del periodo di prova?

Nel caso in cui le aziende si rifiutassero di rispondere, probabilmente si tratta di un’offerta di lavoro ingannevole.

Qualunque lavoro si faccia, in qualunque modo si svolga la propria attività, qualsiasi contratto si abbia, questi diritti saranno sempre riconosciuti ed accessibili; per ricordarli al cittadino: diritto al lavoro, diritto ad un lavoro decente e dignitoso, diritto a condizioni di lavoro chiare e trasparenti, diritto ad un compenso equo e proporzionato, libertà di espressione, diritto a condizioni ambientali e lavorative sicure, diritto al riposo, diritto alla conciliazione tra vita familiare e vita professionale, diritto alle pari opportunità tra donna e uomo in materia di lavoro e professione, diritto a non essere discriminato nell’accesso al lavoro e nel corso del rapporto di lavoro, diritto di riservatezza e divieto di controlli a distanza, divieto del trattamento dei dati ed estensione di tutele relative alla libertà e dignità dei lavoratori, diritto all’informazione, diritto a soluzioni ragionevoli in caso di disabilità oppure di malattia di lunga durata, diritto di ripensamento e diritto al congruo preavviso in caso di modifiche contrattuali unilaterali, diritto ai saperi, diritto alla tutela delle invenzioni e delle opere dell’ingegno, tutela dei lavoratori in caso di recesso e di mancato rinnovo di contratti successivi, diritto al sostegno dei redditi da lavoro, diritto ad una adeguata tutela pensionistica, tutela processuale dei diritti del lavoratore nei confronti dei licenziamenti illegittimi, diritto alla libertà di organizzazione sindacale, di negoziazione e di azione collettiva e alla rappresentanza degli interessi del lavoro, contrasto al lavoro nero, all’organizzazione dell’attività mediante violenza, minaccia, intimidazione e sfruttamento.

 

 

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