Intervista ESCLUSIVA al vescovo: “Ecco cosa mi aspetto dal nuovo sindaco. Il Papa? Verrà”
Monsignor Giusti: "Mi ha canticchiato un paio di canzoni sul nostro porto che il papà gli aveva insegnato, ma che io da pisano non conoscevo"
di admin
A sette anni dal suo arrivo a Livorno, abbiamo incontrato il vescovo monsignor Simone Giusti. I suoi interventi non mancano mai di stuzzicare l’amministrazione cittadina e in questi anni il suo interesse verso i bisogni della città si è spesso trasformato in azioni concrete. Ecco che cosa ha risposto alle nostre domande.
Partiamo dalla cronaca di questi giorni. Lo scorso martedì ha partecipato a una tavola rotonda con tutti i candidati sindaco alle prossime elezioni. Cosa è emerso da questo incontro?
“Direi che la cosa più importante è stata la proposta di creare una “cabina di regia” composta da amministrazione comunale e terzo settore per convergere insieme verso un nuovo disegno della spesa sociale, che non può essere gestita solamente dalla giunta comunale, ma necessita di un lavoro in sinergia con le realtà che operano sul territorio in aiuto dei più bisognosi”.
I candidati avevano partecipato nel mese scorso a un’esperienza forte, portando i pasti a domicilio alle persone assistite dalla Caritas, conoscendo così una realtà che per la maggior parte di loro era ignota. Pensa che grazie a questo avranno un occhio di riguardo per l’emergenza povertà?
“Io credo di sì. I volontari Caritas mi hanno riferito della sincera impressione che molti di loro hanno avuto, qualcuno anche con qualche lacrima, nel vedere il disagio in cui versano molte persone in città. Credo che sia stata un’esperienza che non potranno far finta di non aver vissuto”.
Ha lanciato loro l’idea di una “cittadella della carità”. In che cosa consisterà?
“La Caritas non riesce più a sostenere il numero di persone che affluiscono ogni giorno al Porto di fraternità a Torretta. C’è il problema della mensa nata per gestire pasti per una cinquantina di persone che a oggi sono più che raddoppiati. Non ci sono gli spazi per la conservazione degli alimenti che vengono donati, né per grandi celle frigorifero. C’è poi la questione degli indumenti donati dalla cittadinanza. Soprattutto con l’arrivo dei profughi la richiesta è aumentata, ma ancora non si ha una zona adeguata di stoccaggio e sterilizzazione. Si aggiunge poi il problema delle docce per dirne un altro, che in questi giorni emerge maggiormente per i casi di scabbia di chi è arrivato a bordo di un barcone. Necessitano di essere disinfettati, ma mi rifiuto di assistere a scene come quelle di Lampedusa. Ci vuole più dignità per le persone.
C’è bisogno insomma di più spazio. Abbiamo individuato come ideale per questa “cittadella” l’area dell’ex Cosmos, una vecchia fabbrica di armi in zona Porta a terra, un edificio di 2500 metri quadri per il quale la diocesi ha già firmato il compromesso”.
Lei si adopera per garantire una casa a chi non ce l’ha. Per lo stesso fine i centri sociali della città occupano edifici inutilizzati. Cosa pensa di questo tipo di intervento a favore degli ultimi?
Non voglio certo entrare nel merito, ma credo che in questo modo si possa correre il rischio di far avere di più a chi urla più forte. Questo non è giusto. Servono graduatorie che vengano rispettate e servirebbe un po’ più di onestà da parte di chi non ha più diritto di abitare nelle case popolari.
Il Porto le sta molto a cuore. Secondo lei c’è qualcosa che non è stato fatto e che potrebbe portare nuovi posti di lavoro per la città?
“Trovo inconcepibile che un bene demaniale di grande valore come il bacino di carenaggio non possa essere restaurato e rimesso nel ciclo produttivo per dare nuovi posti di lavoro. Non concepisco motivazioni ideologiche del tipo “ormai era stato deciso così” che giustificano il perché non si faccia niente per fare entrare in porto società che vogliono assumere. E neanche quelli che dicono che questo andrebbe in conflitto con Azimut e con la Porta a mare. Non lo accetterò finché non vedrò numeri e cifre che giustifichino la rinuncia dello stato di un bene demaniale a favore di un privato”.
Quindi il prossimo sindaco dovrà puntare su questo aspetto?
“Non smetterò di essere un pungolo per la nuova amministrazione comunale che con l’Autorità portuale e tutti coloro che ruotano intorno al porto dovranno dare segnali concreti di speranza perché la città ha fame di lavoro. Al prossimo sindaco di Livorno non chiedo nient’altro che attenzione ai poveri, una casa e un lavoro per tutti. Finché sarà possibile continuerò a essere voce di chi non ha voce”.
Parliamo dei livornesi. Dopo questi sette anni ha ancora l’impressione che abbiano una fede tutta particolare?
“Mi sono accorto che hanno una forte dimensione affettiva. Vogliono bene al vescovo e ai loro parroci anche se poi dei preti ne dicono di tutti i colori. È una cittadinanza intrisa di devozione soprattutto verso la Madonna, una fede popolare che non privilegia momenti parrocchiali ma posso dire essere vera e sincera”.
I suoi discorsi sono sempre fatti di esempi concreti, parole semplici e comprensibili da tutti. Ha dovuto adattarsi a Livorno o ha sempre utilizzato questo linguaggio?
“Fare il parroco mi ha insegnato ad avere uno stile concreto che potesse arrivare agli anziani così come ai giovani con un linguaggio popolare. Anche a Livorno ho avuto la conferma che questo è il modo migliore per arrivare a tutti”.
La sua decisione di costruire una nuova chiesa al Borgo di Magrignano ha suscitato polemiche. Era necessaria? Le chiese non si stanno svuotando negli ultimi anni?
“Non è vero che le chiese si svuotano. I dati di alcuni studi indicano nell’11% la frequenza alla messa nel 2013. Per il 2014 siamo passati al 12,3% il che equivale a circa 3000 livornesi in più, certo, con la loro religiosità tutta particolare. Quando andai a visitare la zona di Salviano con Don Santino dei Salesiani, mi resi conto che per il nuovo Borgo le chiese più vicine erano San Pio X e San Martino e quindi molto distanti. In un’area con 6000 abitanti non c’era niente, ho pensato che sì, fosse necessaria una chiesa. Dove arriva una chiesa, arriva aggregazione, dicono gli studi di sociologia e un dormitorio si trasforma in un quartiere”.
Da dove arriveranno i soldi per la costruzione?
“Lo stato agisce per capitoli di spesa e da anni non dà nessun contributo per edifici di culto. I soldi che saranno investiti per la costruzione della chiesa derivano dall’ 8×1000 che volontariamente ogni cittadino può versare alla chiesa cattolica. All’interno del fondo 8×1000 ci sono diverse voci tra cui il sostentamento del clero e appunto quella per la costruzione di edifici di culto. Sono soldi che non vengono sottratti ad esempio ad opere di carità, ma che se non ci fossimo aggiudicati noi, sarebbero stati destinati ad altre diocesi per la stessa finalità”.
Le manca la “vita di paese”?
“Mi manca la vita di parrocchia perché lì crei rapporti umani forti e solidi. Non che qui non trovi affetto, anzi, però è un rapporto più labile, non c’è ad esempio quella “paternità” con le persone come avevo quando ero parroco”.
Ma a Livorno si sta bene?
“Per stare a Livorno devi avere uno stomaco di ferro: tutti mi invitano a pranzo e se scoprono che qualcosa mi piace tanto, me lo recapitano in grosse quantità! Non mi fanno mancare niente, neanche l’affetto”.
Sa dirci qualcosa sul suo futuro? Resterà a Livorno? Per quanto tempo?
“Sine die…ufficialmente la nomina di un vescovo scade al compimento dei 76 anni, al momento non ho prospettive di spostamento, ma la piena disponibilità verso il Santo Padre se volesse destinarmi ad altro. La mia regola è “niente chiedere, niente rifiutare”, quindi me ne andrò solo se lui me lo chiederà”!
Papa Francesco a Livorno. Possiamo sperarci davvero?
“Sabato scorso nel viaggio a Roma con altri pellegrini livornesi, ho parlato personalmente col Santo Padre. Mi ha detto di sentirsi in colpa anche nei confronti di suo padre per non essere ancora venuto a farci visita, lui che non so per quali motivi particolari, voleva bene a Livorno. Mi ha canticchiato un paio di canzoni sul nostro porto che lui gli aveva insegnato, ma che io da pisano non conoscevo! Gli ho parlato della Madonna dei popoli e lui mi ha risposto che sarebbe curioso di venire a vederla, ma che per il momento dovrà rinunciare. Pare che gli abbiano consigliato riposo per alcuni piccoli problemi di salute, in modo da non compromettere i prossimi viaggi, quindi, ha concluso, verrà “Non appena mi lasceranno libero”.
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