Fine mandato, Cosimi tira le somme: ‘Ok sociale e cultura, ma ecco cosa non ho fatto’

In fondo all’articolo potrete trovare il documento integrale del bilancio di fine mandato consegnato dal sindaco ai consiglieri comunali

Ben 37 pagine di bilancio di fine mandato snocciolate davanti ai consiglieri comunali. Il sindaco Cosimi ha parlato per oltre due ore sottolineando il buono ma anche quello che lui stesso mette sotto la lista del “non fatto”.
Un’analisi schietta e sincera dove il primo cittadino ha voluto sottolineare la salvaguardia del sociale, istruzione e cultura che la sua Giunta ha portato avanti come obiettivo primario in questi anni.
“I presupposti erano,  e continuano ad essere – spiega Alessandro Cosimi – inequivocabilmente funzionali ad attuare politiche di vera discontinuità rispetto alla storia ed al sentire di questa comunità: politiche di dismissione delle società, politiche di privatizzazione dei servizi, politiche di liberalizzazione, politiche di fuoriuscita del pubblico da un sistema di welfare allargato e di protezione sociale attiva. Le scelte politiche che abbiamo compiuto sono state invece altre. Ed è questa la responsabilità politica che in qualità di Sindaco in toto mi assumo. Abbiamo continuato a operare nella convinzione che i necessari processi di cambiamento non fossero, almeno nell’immediato, alternativi a politiche che in qualche modo, pur nell’assoluta difficoltà dettata dalla situazione di emergenza economica e finanziaria che stavamo e tuttora in gran parte, stiamo vivendo, preservassero i tre settori per noi – e non solo – prioritari per un’agenda politico amministrativa locale: istruzione, sociale, cultura. Eravamo – e siamo – convinti che i pur necessari incisivi processi di cambiamento potessero avere un potenziale di ricettività sociale – ma ancor prima, ahimè, politico – maggiore se accompagnati dal mantenimento di un sistema allargato di protezione sociale attiva ed al tempo stesso da una gradualità di innesto. Ed è questa la chiave interpretativa e di lettura di un mandato peraltro sviluppatosi con respiro decennale”.
Il sindaco passa in rassegna i suoi dieci anni di mandato, quando ormai mancano poco più di due mesi alla sua scadenza, partendo proprio dai primi momenti in cui ha ricoperto il ruolo di primo cittadino di Livorno.
“I primi cinque anni – spiega Cosimi – li abbiamo dedicati, con successo, ad un restyling dell’azione politico amministrativa raggiungendo 4 grandi obiettivi: abbiamo eliminato i principali contenziosi; abbiamo dato definizione ai numerosi pendenti procedimenti amministrativi;  abbiamo riassunto la piena responsabilità politica dell’esercizio delle funzioni di indirizzo e controllo delle società controllate; abbiamo conferito solidità strutturale al bilancio del Comune”.

Cosimi parla poi di numeri, economia e bilancio. “La riduzione dei debiti (-9.594.193,28), la diminuzione delle perdite delle società controllate (un risanamento pari a euro 7.245.456), l’aumento del recupero dell’evasione e dell’elusione (pari ad euro 14.283.282,43 corrispondente ad un +56,9% rispetto al quinquennio precedente), il pagamento di spese per debiti fuori bilancio e transazioni per 17.895.267,48 euro, una pressione tributaria sostanzialmente invariata a fronte di una diminuzione dei trasferimenti statali pari nel solo 2009 a circa 5.500.000 euro con la manovra finanziaria del Governo Berlusconi, la soluzione di alcuni storici contenziosi quali il Lodo Fremura, piazza Attias e Aree Peep, avevano costituito il raggiungimento degli obiettivi preposti e, nel contempo, i presupposti necessari per lo sviluppo di un’azione amministrativa che, nel solco delle tradizioni politiche e valoriali proprie di questa città, governasse insieme un cambiamento ormai divenuto ineludibile.

E poi la rassegna del secondo mandato. “La programmazione iniziale del secondo mandato – continua Cosimi – nasce e si sviluppa politicamente proprio su queste basi ed individua tre assi strategici:  la revisione degli strumenti urbanistici di programmazione del territorio; un Programma Strategico di innovazione e informatizzazione per la digitalizzazione dei servizi comunali e un sistema di servizi che sostanzi il principio di una coesione sociale centrata sul valore della persona, sul lavoro e su un welfare responsabile di protezione sociale attiva”.

La cultura. “Abbiamo continuato anche a ritenere che la cultura – spiega Cosimi – nonostante non rientri più nelle funzioni fondamentali dei comuni non meritasse un passo indietro dell’Amministrazione ma al contrario rappresentasse uno strumento di crescita irrinunciabile. Da questo punto di vista i 2,4 milioni di euro investiti anche quest’anno nel Teatro Goldoni e nell’Istituto Mascagni – i due perni di eccellenza attorno a cui costruire e far sviluppare il variegato e differenziato sistema culturale livornese – non rappresentano per noi una variabile “libera” del Bilancio ma al contrario un punto programmatico qualificante. Privatizzare la gestione del Goldoni e lasciare al suo destino l’Istituto Mascagni significherebbe minori uscite per 2,4 milioni. Anche questa è stata però una scelta politica senza chiacchiere e senza demagogia. Una scelta in continuità con i valori di questa città. E’ evidente che nel frattempo non siamo stati fermi. Da un lato abbiamo agito sulla razionalizzazione dei costi e dall’altro abbiamo intrapreso, d’intesa ed in collaborazione con la Regione Toscana, un percorso che mira per il Mascagni all’approvazione della legge di statalizzazione, oggi in fase avanzata di discussione nella VII commissione del Senato”.

Assistenza e sociale. ” Ma è nel settore delle politiche sociali che mi sento di rivendicare con orgoglio uno degli sforzi massimi compiuto dall’Amministrazione – sintetizza Cosimi -Penso sia facilmente comprensibile che in un momento di prolungata crisi e di recessione economica cresca la domanda di assistenza. Sono sicuro che almeno questo è un dato su cui tutti possiamo trovarci d’accordo. E se poi qualcuno non lo fosse dico un numero davvero impattante. Gli utenti in carico ai servizi di assistenza sociale – ovverosia gli utenti seguiti, con servizi e non, dagli assistenti sociali – sono passati dai 5.165 del 2010 ai 7.092 del 2013 con un incremento in assoluto di 1.297 unità, pari a un +37,3% in soli 4 anni. Colgo con piacere questa occasione per esprimere al servizio sociale professionale, vero front-line dell’Amministrazione in questo settore, un non formale ringraziamento per la loro professionalità e la loro dedizione anche in considerazione del graduale ma progressivo disimpegno in questi servizi da parte dell’Azienda Usl. Ad una crescente domanda di assistenza, sul fronte dei servizi complessivamente erogati, l’Amministrazione ha risposto con una molteplicità di percorsi assistenziali individuali che hanno visto le risorse economiche dedicate salire dai 22.048.787 euro del 2010 ai 23.332.596 euro del 2013 e gli utenti aumentare dai 4.330 del 2010 ai 4.605 del 2013. Se il dato lo confrontiamo con il 2004 le risorse economiche sono aumentate di ben 4.995.236. La spesa sociale per abitante è passata dai 113 euro del 2010 ai 117 euro del 2013. Un focus particolare mi preme farlo sulle Residenze Sanitarie Assistite la cui gestione che economicamente vale oltre 13 milioni annui (per l’esattezza 13.209.794 euro nel 2013), in questa città, anche in maniera difforme rispetto alla maggior parte del territorio regionale, ha visto un tradizionale impegno diretto del Comune anziché dell’Azienda Usl”.

Crisi economica. “L’ulteriore straordinario ed imprevedibile acuirsi della crisi economica, finanziaria e sociale che dalla fine del 2009 travolge il Paese ed in particolare gli enti locali, in primis i Comuni, azzera di fatto ogni programmazione precedente aprendo scenari che avrebbero potuto segnare una vera e propria discontinuità rispetto alla storia ed al sentire valoriale propri di questa comunità. Ed è dinanzi a questi scenari che ci siamo responsabilmente fatti carico della scelta strategico politica di base: cercare di governare la fase in corso attutendo nell’immediato i colpi della crisi per strutturare per il futuro un terreno economico, sociale e politico più permeabile agli inevitabili radicali processi di cambiamento”.

Declinazione livornese di discontinuità. “Da questo punto di vista – chiarifica il sindaco – un episodio assurge ad evento simbolo e simbolico di quello che definirei il rischio della declinazione livornese del concetto di discontinuità. In presenza di un percorso di statalizzazione delle scuole dell’infanzia (3/6 anni), settore che giova ricordare è da sempre di esclusiva competenza dello Stato e rispetto al quale il Comune ha in tutti questi anni, con orgoglio e qualità, svolto una funzione totalmente surrogatoria , si è alzata un’incredibile trasversale e conservatrice azione di contrasto che si è alla fine politicamente dovuta concludere con una gradualità di processo che appunto poco collima con un concetto di esigenza di discontinuità. E giova anche qui ri-precisarlo: eravamo di fronte ad una non-competenza del Comune e ad un percorso non di privatizzazione ma di statalizzazione di un servizio. L’interpretazione dell’episodio è chiara sia nell’ottica dei cittadini fruitori dei servizi sia nell’ottica politico-sindacale: da un lato testimonia un indubbio livello di apprezzamento del servizio erogato dal Comune ma dall’altro testimonia la “paura” di perdere un potere negoziale certamente più facilmente esercitabile con un Sindaco che non con un dirigente ministeriale. Qui certamente abbiamo sbagliato. Occorreva cambiare verso. Occorreva discontinuità. Qui, però, altrettanto certamente si è sostanziato quello che ho definito come il rischio improduttivo di una declinazione, inconsapevole e livornese, del concetto di discontinuità.

“Il non fatto” Cosimiano. “Il rischio implicito di ogni rendiconto – conclude Cosimi-  di attività e/o di gestione è sempre quello di rimanere vittima della tentazione di assolvere più ad una funzione auto celebrativa e/o auto assolutoria che non ad una rappresentazione il più possibile oggettiva del fatto e del non fatto. Trovo quindi eticamente  – prima ancora che politicamente – corretto rappresentare quello che io stesso ascriverei al non fatto. Potrei dire il mancato attraversamento veicolare di piazza Cavour, oppure potrei dire la mancata concretizzazione del Progetto Cisternino 20-20, ma anche la mancata realizzazione di un nuovo Stadio. Potrei dire il ritardo della ristrutturazione dello Chalet della Rotonda, l’insufficiente manutenzione stradale o l’insufficiente manutenzione degli edifici scolastici. Ma potrei anche dire il ritardo nello svolgimento dell’iter di revisione del Piano Strutturale.

Il giudizio finale del sindaco. “Con altrettanta onestà intellettuale, pur lasciando ovviamente il giudizio ai cittadini ed in futuro alla Storia, ritengo per la mia coscienza personale e politica che il giudizio finale sia in zona complessivamente positiva. Naturalmente questo giudizio si basa sulla chiave di lettura che ho cercato di rappresentare all’inizio e con la quale vengo a concludere. Ovverosia quella di un mandato a respiro decennale che nell’arco soprattutto dei secondi cinque anni ha dovuto confrontarsi con la crisi più drammatica della storia repubblicana e lo ha fatto assumendosi la responsabilità politica di gestire una indotta riperimetrazione dell’agire pubblico locale.  Se adesso i tempi, come sembra, sono maturi per questa discontinuità – l’unica che sarebbe “davvero vera” per questa città – allora rivendico a me il merito di averne saputo preparare il terreno innescando un kafkiano processo per cui in nome di una discontinuità rispetto ad una continuità si vanno a proporre interventi che la continuità politica di questa città non avrebbe mai accettato. Ogni diversa accezione della discontinuità la relegherebbe a semplice anche se legittima propaganda elettorale.  Per questo ci sarà però, come già ho detto, il giudizio non della Politica ma della Storia”.

 

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