Addio a Oriano Niccolai. Lutto per Rosso Creativo

E’ morto all’età di 85 anni Oriano Niccolai vero e proprio punto di riferimento della Sinistra livornese. “Con Oriano se n’è andato, prima di tutto, un amico, poi un compagno con cui ho condiviso un’avventura intellettuale ed umana che aveva come fulcro i suoi manifesti, la sua grandissima capacità grafica e di comunicatore. Ma con Oriano è tutto l’Istoreco che perde uno dei suoi primi e più importanti sostenitori”.
Con queste parole Catia Sonetti, direttore dell’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea di Livorno, ricorda Oriano Niccolai nel giorno della sua scomparsa. Oriano ha infatti accompagnato l’Istoreco fin dalla sua nascita nel 2008. Fu grazie alla sua disponibilità che l’Istoreco ebbe subito il privilegio di accogliere e conservare tutta la sua produzione grafica e quella dell’ex Federazione del Pci di Livorno. Non solo: con la sua inconfondibile raffinatezza creativa Oriano ha dato un’impronta e uno stile elegante e riconoscibile ai prodotti grafici dell’Istituto. Per l’Istoreco ha costruito manifesti dalle linee semplici e pulite, riuscendo con estrema lucidità a sintetizzate nel titolo esatto il senso del convegno, a centrare il problema storiografico, a cogliere in una foto l’essenza vera del personaggio a cui quel convegno era dedicato.

Il rapporto si è consolidato nel corso di un quadriennio che l’Istoreco ha dedicato alla cura e alla valorizzazione dei suoi manifesti. Del patrimonio di oltre 2.000 manifesti politici conservati dall’Istituto, circa due terzi portano infatti la firma di Niccolai. In questi ultimi anni, anche se indebolito dalla malattia, Oriano ha passato intere giornate all’Istoreco davanti ad un computer acceso e ad un registratore in moto, affiancato da Margherita Paoletti che lo ha sollecitato a ricordare i retroscena di ogni manifesto, a ricucire il tessuto personale e politico che stava dentro ogni singola realizzazione, a restituire le sfumature, il senso del suo lavoro e del suo universo creativo.
“Da tutta quella avventura – ricorda Sonetti – è nata la più bella iniziativa realizzata fino a qui dall’Istoreco, la Mostra,Rosso creativo: Oriano Niccolai 50 anni di manifesti incorniciata dal tratto grafico di uno dei suoi più promettenti allievi, Daniele  Tabellini, in arte Fupete e realizzata da Elena Martongelli con la collaborazione di Margherita Paoletti e Valentina Sorbi. Tutte queste persone sono oggi più tristi perché la perdita di Oriano rappresenta per ciascuno di loro un segno meno da aggiungere alla loro biografia”.

“Faremo di tutto, come amici di Oriano, come collaboratori dell’Istoreco – conclude Sonetti – affinché il suo patrimonio sia difeso e diffuso, divulgato e valorizzato. Ma oggi permetteteci di essere solo persone vicine a tutti gli altri, livornesi e non, che lo piangono”.

Il lutto dell’Anpi Livorno –Oriano Niccolai ci ha lasciato. Un nome che forse non tutti, specialmente i più giovani, conoscono ; ma i livornesi saprebbero tutti riconoscere il suo tratto inconfondibile nei manifesti che , dal dopoguerra, hanno scandito sui muri della nostra città, le battaglie che il PCI ( le forme – partito che si è dato successivamente fino al PD)  ha condotto  per il lavoro, per la democrazia, per i diritti, per la cultura, per la pace. Grafico di razza, all’ originalità e all’ essenzialità del segno univa l’ efficacia del messaggio che, in pochissime parole, comunicava contenuti spesso articolati e complessi senza mai banalizzarli. Ma Oriano era anche persona squisita e sempre disponibile , soprattutto verso i giovani di cui alimentava la creatività e proteggeva la fantasia. La preparazione delle feste dell’ Unità nel laboratorio di via Terreni era una scuola da cui sono usciti giornalisti e grafici e comunque uomini e donne che hanno saputo conservare , alimentare e spesso realizzare i loro sogni. Ciao , Oriano, e grazie.

Il cordoglio del Pd Livorno –Oggi ci ha lasciato Oriano Niccolai, colonna della Sinistra, dirigente del PCI fin dagli anni 50.La sua mano di grafico, giornalista e grande comunicatore ha accompagnato ogni evento della Federazione del PCI e in seguito dei partiti che hanno preso forma dalla sua trasformazione fino al PD. Amico personale di Enrico Berlinguer, collaboratore di intellettuali come Renato Guttuso, Gianni Rodari e Nanni Loy. Ha curato la propaganda delle grandi Feste de L’ Unità nazionali e di quelle locali. I suoi lavori, patrimonio della Sinistra, sono stati messi in mostra dall’Istituto storico della Resistenza. Persona di grandissimo spessore umano oltre che professionale, di squisita gentilezza e spiccata umiltà, lascia in tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo un’enorme ricchezza. Il Segretario del PD Lorenzo Bacci lo ricorda cosi: ” Oriano Niccolai, vero e proprio patrimonio umano di idee e opere della sinistra livornese. Oggi Oriano ci ha lasciato, ma non ci abbandoneranno mai il suo esempio, la sua creatività ed i suoi nobili ideali.”
Alla moglie Marna, ai figli Gianni e Gianna e ai nipoti tutto il PD si stringe in un sentito cordoglio.

Il saluto di Sel Livorno  – Sinistra Ecologia Libertà di Livorno si associa al dolore della Famiglia e di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscere e lavorare a fianco dell’Amico e Compagno Oriano Niccolai. La sinistra livornese ha veramente perso una Persona straordinaria, un Uomo per il quale dovremo inventare aggettivi nuovi per sottolinearne la positività. Molti di noi lo hanno conosciuto fin da ragazzi. Hanno potuto apprezzare le sue capacità politiche e soprattutto umane. Siamo consapevoli del fatto che non riusciremo mai a descriverlo senza cadere nella retorica, ma vorremo salutarlo come si deve a una Persona che veramente merita una sottolineatura attraverso un riconoscimento all’altezza del Suo valore.
Ciao, indimenticabile Oriano!

Circolo SEL “Franca Rossi” Livorno – Sinistra Ecologia Libertà Federazione Provinciale di Livorno

Rifondazione Comunista-  La Federazione di Rifondazione Comunista di Livorno esprime le proprie condoglianze ai familiari di Oriano Niccolai per la sua scomparsa. Con Oriano se ne va un pezzo di storia della Sinistra livornese e, per gli impegni a cui fu chiamato dalla Direzione centrale del PCI, se ne va anche un pezzo della Sinistra nazionale. Oriano non era solo un eccellente grafico, ma un geniale artista che ha dedicato la sua esperienza e le sue competenze al PCI. La sua è stata una scelta di vita fondata sulla passione politica e sul sostegno dei più deboli. Colto, raffinato, ironico, maestro per generazioni di militanti. Sulle sue relazioni politiche e culturali molto è stato scritto, noi vogliamo ricordarlo pronto a lavorare su progetti di comunicazione nazionali e disponibile a fare anche il volantino per i compagni delle Sezioni che chiedevano il suo aiuto. Con la sua curiosità che era espressa nel suo sguardo, con la sua mitezza.

Ciao Compagno Oriano!

La Segreteria della Federazione livornese del Partito della Rifondazione Comunista

Il ricordo di Ivano Pozzi e di BuongiornoLivorno –  Oriano l’ho conosciuto agli inizi degli anni ’80, nella mia sezione del PCI alla Rosa. Metteva immediatamente a proprio agio chiunque, era incapace di scortesia. Madre Natura l’aveva dotato di un talento e di una sensibilità artistica fuori dal comune, doti che la sua volontà e la sua passione avevano sviluppato ed affinato.

Incapace di scortesia. Credo che questa sia la definizione che meglio si adatta alla persona che ho conosciuto. Non per questo “inoffensivo” : sapeva discutere, eccome, argomentando i suoi punti di vista e spesso ti trovavi a riconoscere che aveva ragione lui. Aveva sempre ragione lui, e vorrei vedere, quando si trattava di grafica, di manifesti, cartelloni e striscioni da preparare.

Ne avevo sentito parlare da diversi anni, conoscevo il suo lavoro preparatorio della Festa dell’Unità, conoscevo il gruppo del Magazzino, la Brigada Ramona Parra che passava i migliori giorni dell’estate al chiuso del gigantesco stanzone accanto al Pascoli, formato da quindicenni entusiasti di lui e del loro lavoro volontario. Non l’avevo mai incontrato, stranamente, non avendo fatto attività nella FGCI ma nel PCI fin quasi da “bimbo”. Ho imparato ad apprezzarlo fin da subito, era impossibile non farsi rapire dai suoi racconti della Sicilia, delle riunioni a Botteghe Oscure con Abe Steiner. I suoi racconti, e le conversazioni con i compagni che meglio lo conoscevano, me lo restituirono un po’ alla volta, colmando la lacuna.

Era un uomo che incarnava le migliori qualità della militanza nel PCI, almeno nel PCI che ho vissuto: la passione per il lavoro quotidiano, la lontananza siderale dai giochetti correntizi (anche se “nel PCI non ci sono correnti”), il totale disinteresse, l’aderenza ad un’etica e ad un sistema di valori cristallino, la solidarietà tra compagni e verso gli ultimi. Il suo sorriso, la sua pacatezza, ti lasciavano un’impressione di grande spessore umano e di profonda competenza politica e professionale.

Non lo vedevo da tanti anni. Dal figlio Gianni ho saputo notizie recenti sulla sua salute che si era fatta più fragile, ma anche che era il solito Oriano: curioso, intelligente, sperimentatore. Gli accadimenti politici degli ultimi venticinque anni ci avevano diviso ma Oriano non era esclusiva di qualcuno o di qualche organizzazione politica. Oriano era di tutti. Oriano era, anzi è e sarà, un punto imprescindibile di riferimento politico per chiunque coltivi un’idea di sinistra. La sua totale assenza di paura del nuovo, il suo ancoraggio ad un solido sistema di valori senza il quale il nuovo è un concetto privo di significato, sono un lascito impagabile e impegnativo per il futuro (se futuro, come credo, ci deve essere) per la sinistra.

Abbraccio la moglie, Gianni e Gianna, i nipoti.

Oriano, ti abbraccio e ti saluto a pugno chiuso. Ci sarai sempre.

Ivano Pozzi – Direttivo #BuongiornoLivorno

Il lutto di Francesco Gazzetti (consigliere regionale Pd) – Apprendo con grande dolore la notizia della scomparsa di Oriano Niccolai. La sua è stata una figura fondamentale per la politica livornese ma anche per la costruzione a livello nazionale di innovative esperienze nel settore della comunicazione politica. Celebre il suo rapporto di amicizia e stima reciproca con Enrico Berlinguer. Così come sono indimenticabili slogan e manifesti che hanno accompagnato eventi e campagne politiche. Lo andai a trovare insieme a Claudio Seriacopi alcuni mesi fa e passammo un pomeriggio che resterà per me un ricordo preziosissimo. Le sue opere, le sue idee e le sue intuizioni rappresentano per tutti noi un patrimonio che non va assolutamente disperso e dimenticato ed io mi impegnerò in tal senso. Ai familiari del Rosso Creativo, cosi come lo chiamò il grande Luciano De Majo, giungano le mie più sentite condoglianze.

Il ricordo di Dinora Mambrini – Con profonda commozione apprendo la notizia che il grande amico e compagno Oriano Niccolai ci ha lasciati. Per me e tutti i ragazzi della Sinistra Giovanile prima e dei Giovani Democratici poi è stato un grande punto di riferimento… ho preparato decine e decine di volantini con Oriano e tutte le volte che ho inviato un volantino per una nostra iniziativa mi sono chiesta sempre se a Oriano sarebbe piaciuto! Sono davvero, sinceramente commossa! Sono stata molto fortunata ad averlo conosciuto. Ricordo il primo volantino che abbiamo messo su insieme… avevo 20 anni (ora e ho 31!), mi ero avvicinata da poco all’attività politica e ignoravo che quel signore così gentile, garbato e disponibile che mi dava delle dritte così azzeccate avesse conosciuto e fosse stimato da persone del calibro di Nanni Loy, Renato Guttuso, Gianni Rodari o Enrico Berlinguer. Non lo sapevo, eppure ho sentito subito che quel sincero aiuto mi stava venendo da un grande: sentivo la sua grande passione, apprezzavo la sua competenza, percepivo quanto credeva davvero in noi giovani. Grazie, Oriano, non ti dimenticherò mai! – See more at:

La biografia di Oriano Niccolai (estratto dal catalogo della mostra: Rosso creativo. Oriano Niccolai 50 anni di manifesti, Debatte, Livorno 2013, pp. 14-16).
Oriano nasce il 18 maggio 1930 a Livorno. Il padre è maremmano e lavora nelle Ferrovie ma è licenziato a causa degli scioperi e così, perseguitato dal fascismo, si mette a fare il commerciante aprendo un negozio di vernici e colori, il Degl’Innocenti, in via Ricasoli a Livorno. La madre è fiorentina, di Montespertoli, antifascista ma religiosissima, e insiste perché il figlio vada a studiare dai Salesiani e frequenti l’oratorio.
Il negozio del padre è frequentato da pittori e anche da fotografi, poiché molti avevano i loro studi nella stessa via Ricasoli, e Oriano sin da bambino cresce in mezzo ai colori e con una gran voglia di dipingere.
Verso i dieci anni il padre lo manda a bottega da Aleardo Kutufà, un pittore livornese che cura quadri per le chiese e dipinge ingrandimenti di opere religiose. La prima, decisiva, esperienza con la grafica Oriano la fa invece dai Salesiani, quando l’allora direttore dell’istituto lo porta con sé nella tipografia dove si stampava il giornalino dell’ordine, Il Tempio della vittoria.
Durante la guerra la famiglia è costretta a sfollare: dopo i primi bombardamenti si sposta a Campi Bisenzio verso Firenze, poi nelle colline della Maremma, a Rocca Tederighi. Infine torna a Livorno.
Intorno al 1945 Oriano prende i primi contatti con il Partito comunista.
Nel frattempo comincia a dipingere, un po’ per conto suo e un po’ andando a bottega da altri, sempre continuando a frequentare i pittori incontrati al negozio del padre: ma la grande passione per la comunicazione gli viene conoscendo verso la fine anni Quaranta Nelusko Giachini (che considera una grande mano portata al disegno, ma sapeva anche dipingere) e Silvano Filippelli, coloro che ancora oggi indica come i suoi primi maestri. In particolare grazie a quest’ultimo, che oltre ad essere insegnante di disegno è anche il fondatore del primo Circolo del Cinema a Livorno (in piazza Cavour), Oriano si appassiona al cinema francese. E’ affascinato soprattutto dai manifesti cinematografici. Le prime esperienze pratiche in tipografia e le prime discussioni sulla comunicazione le fa proprio all’interno di questo Circolo: ad esempio, per pubblicizzare a Livorno la proiezione del film “La via del tabacco” di John Ford il gruppo fa stampare un manifesto a fondo bianco con caratteri neri, lapidari, con scritto solo “Via del tabacco” e lo fa affiggere agli angoli della strada come se fosse semplicemente il nome della via.
In questo periodo l’Ufficio propaganda della Federazione livornese si trova all’ultimo piano della palazzina di Corso Mazzini, e per questo motivo il gruppo di intellettuali, giornalisti, disegnatori e critici d’arte che vi gravita intorno, e di cui Nelusko Giachini è l’animatore principale, si fa chiamare “il Nido delle aquile”: così dice il cartello appeso alla porta della piccola mansarda. Oriano è il più giovane, non ha nemmeno vent’anni. Ne fanno parte, oltre a lui, Giachini e Filippelli anche Dario Durbè, Roberto Pannocchia e Piero Quaglierini.
Oriano contemporaneamente frequenta le associazioni giovanili comuniste (l’Api – Associazione pionieri d’Italia, di cui alla fine degli anni Quaranta è già giovane dirigente e la Fgci) e a partire dal 1958 diventa responsabile dell’Ufficio Propaganda della Federazione sostituendo Nelusko Giachini.
L’esperienza del “Nido” si conclude troppo presto e coincide con la chiusura de “L’indicatore”, il settimanale della federazione livornese, e con il trasloco nella nuova sede in piazza della Repubblica, nei primi anni Sessanta.
Questi anni sono densi di incontri che risulteranno decisivi per la formazione di Oriano.
Aveva conosciuto Gianni Rodari nel 1949 a Reggio Emilia, in occasione di una manifestazione dell’Api di cui all’epoca era segretario provinciale, poi lo ritrova nei primi anni Cinquanta a Roma, e infine sono a lavorare fianco a fianco nella campagna elettorale nazionale del 1958. Fra loro nasce una bella amicizia. Rodari gli dedica bonariamente filastrocche e versi, prendendolo sempre in giro per quella sua aria riservata, distratta e un po’ svagata e soprattutto per la sua mancanza di organizzazione: versi che poi Oriano ha ritrovato, molti anni dopo, nella famosa filastrocca “Giovannino Perdigiorno”.
Nel frattempo nei primi anni Sessanta si affranca progressivamente dalle collaborazioni con Nelusko e gli altri del Nido e comincia a curare anche i testi, non più solo l’aspetto meramente “grafico” del manifesto. Da quel momento, e sempre di più, Oriano non si limita all’attività di grafico/impaginatore. E’ un comunicatore. Nel manifesto sceglie le parole e anche l’ordine in cui esse devono comparire perché l’idea sia trasmessa chiaramente ed efficacemente, collabora con le tipografie, disegna o sceglie le immagini che possano cooperare a comunicare meglio il messaggio, riscrive e corregge i testi e i comunicati, è autore di articoli lui stesso. E’ incaricato anche di occuparsi delle Feste dell’Unità – ambito, questo, che gli permette una maggiore libertà di espressione e, fisicamente, di spazi. Sono i tempi delle sperimentazioni con la tipografia Benvenuti & Cavaciocchi, gli anni in cui realizza i manifesti con la tecnica del traforo e, a partire dal 1968, in cui riscopre la serigrafia, dopo averne fatto esperienza giovanissimo dai Salesiani.
A Bologna negli anni Sessanta viene chiamato a lavorare presso la Stagni pubblicità, una ditta che in Europa si era messa a produrre insegne luminose pubblicitarie di grandi dimensioni e che collaborava con il Pci di Livorno sin dal 1963 (quell’anno, per la Festa dell’Unità di Villa Regina, aveva creato una “freccia” tutta illuminata a neon; per quella del 1966 un “dado” luminoso). E’ qui che inizia a pensare di illuminare i bar con la propaganda, e non il contrario: cosa che si concretizzerà per la prima volta a Livorno nel 1979 con la straordinaria impresa della striscia luminosa lunga più di 350 metri, costruita per la Festa dell’Unità alla Rotonda di Ardenza. Ed è sempre alla Stagni pubblicità che ha la possibilità di conoscere e lavorare accanto ad Albe Steiner, uno dei più grandi grafici del Novecento, e di far proprie molte delle sue indicazioni: usare i colori con parsimonia e non mescolarli; poco uso dei negativi; non usare le piramidi di caratteri, neanche rovesciate.
Quello che ritiene fondamentale è che il grafico deve invogliare a leggere il manifesto. Il manifesto non può essere dunque lavoro artistico fine a se stesso, ma deve rimanere comprensibile e invogliare il passante/spettatore a leggere l’informazione; lo stesso vale per il rapporto tra testo e immagine, che è un rapporto di cooperazione, sempre e comunque funzionale alla comunicazione. C’è una grande attenzione alle tecniche

giornalistiche di impaginazione (occhiello/titolo/sommario) dove il titolo deve consentire sempre il minimo e il massimo della lettura.
A partire dalla fine degli anni Sessanta, e fino all’inizio degli anni Ottanta, Oriano viene inviato per conto della Federazione in Sardegna (nel 1968, dove lavora alla campagna elettorale regionale a fianco di Enrico Berlinguer e con cui stringe un’affettuosa amicizia), in Calabria (nel 1978, dove è incaricato di tenere corsi sulle tecniche di comunicazione) e in Sicilia. Qui, a partire dal 1971 fino al 1984, torna per ben undici volte e tra le altre cose avrà occasione di mettere in pratica l’insegnamento di Steiner sul minimo e massimo di lettura nel manifesto che costituisce la sintesi, illustrata, del “Progetto Sicilia”, per le elezioni del 1976.
E’ così che si guadagna l’appellativo di uomo delle isole: oltre che alla sua attività in Sicilia e Sardegna anche perché si trova a seguire le campagne elettorali e le feste dell’Elba (è particolarmente affezionato alla prima Festa nazionale tematica, dedicata al mare, che si tiene a Rio Marina nel 1986). In questi anni è molto attivo e molto amato anche nella provincia di Livorno: organizza campagne elettorali e Feste e crea manifesti per Piombino, la Val di Cornia, Suvereto. Negli anni Settanta fa anche parte della segreteria della Camera del Lavoro di Livorno come responsabile della propaganda.
Oriano non è solo un grafico che molte Federazioni, in Italia, invidiano a quella livornese, ma con la sua curiosità e acutezza è anche uno sperimentatore in molti altri campi. Già a partire dagli anni Sessanta propone per la Sardegna un tipo di propaganda che oggi si definirebbe multimediale, con l’utilizzo di musica e documentari che è lui stesso a girare, e a Piombino, negli anni Settanta, realizza quello che è il primo esperimento di trasmissione televisiva a circuito chiuso in una Festa dell’Unità (è convinto fautore, già a quei tempi, della necessità di imparare a padroneggiare il mezzo televisivo).
Nei suoi lavori si trovano anche tracce di una grande sensibilità artistica e culturale: dai capolavori di Giovanni Fattori, “La libecciata” – uno dei quadri da lui più amati, che utilizzerà più volte, come ad esempio nella Festa nazionale all’ippodromo del 1969, nel manifesto di quella nazionale a Tirrenia del 1982 e ancora, nella Festa nazionale tematica sul Mediterraneo del 2000 – e “Acquaiole livornesi” (nel manifesto Tutto il peso dei diritti delle donne nell’azione sindacale, realizzato per la Cgil nel 1980) al frontespizio dell’edizione livornese dell’Encyclopédie utilizzato nel manifesto e nella copertina della Festa dell’Unità del 1989, un omaggio a uno dei monumenti dell’umanità stampato quasi in contemporanea a Livorno e a Parigi.
Da grande appassionato di fotografia è anche autore dei testi per due progetti fotografici importanti di Luciano De Nigris: Suberetum, Sughereto, Suvereto (1984) e Dentro: immagini dal carcere delle Sughere (2001), e curatore della parte grafica in Gli argini e le vie: Calcinaia e Fornacette (1985), sempre di De Nigris.

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