“Aamps, sapevo mi sarei dovuto sporcare le mani. Non mi dimetto”. Cartelli pro e contro

di Letizia D’Alessio

A una settimana dalla notizia dell’avviso di garanzia ricevuto da Nogarin per bancarotta fraudolenta relativo alla vicenda Aamps, e nello stesso giorno in cui il sindaco M5S di Parma, Pizzarotti, indagato, è stato espulso dal suo Movimento, il 13 maggio sera si è svolto (foto Simone Lanari) un tesissimo consiglio comunale (sono stati esposti cartelloni con le scritte “dimissioni” e “onestà” e alcuni hanno fatto partire il coro: “Chi non salta è indagato”, ma al tempo stesso c’erano decine di cartelli con scritto “io sto con nogarin”) durante il quale il sindaco ha esposto le sue ragioni. Tensione anche prima dell’inizio del dibattito in aula quando, intorno alle 18,30, i contestatori (per lo più sponda Aamps e ippodromo Caprilli) si sono scontrati, prima a parole e dopo venendo anche a contatto, con i sostenitori del primo cittadino scesi in piazza per dare il loro consenso al sindaco.
“Sono il primo a non gradire di essere diventato, mio malgrado, un personaggio politico a livello nazionale. Sapevo che occupandomi della questione Aamps fosse praticamente inevitabile ‘sporcarsi le mani’, ma ribadisco ancora una volta di essere sereno perché la mia coscienza è assolutamente pulita, perché tutte le scelte fatte, pure quelle oggetto di indagine, sono state prese, sempre e soltanto, nell’interesse dei cittadini livornesi”. Il suo discorso viene più volte interrotto dalle proteste dei lavoratori dell’azienda dei rifiuti, ma non solo, presenti in sala tanto che il presidente del Consiglio Daniele Esposito deve tentare più volte di riportare la calma. “Con la mia elezione, i cittadini mi hanno chiamato a governare la città e dare risposta alle esigenze dei livornesi. Un compito, quello di amministrare una città, che è diventato, per me, come per i sindaci delle altre città sempre più gravoso e non solo per le risorse finanziarie, sempre più insufficienti, decurtate negli anni, pesantemente, dalle altre articolazioni della Repubblica. Il solo avviso di garanzia che ho ricevuto, e non tre come ha invece scritto qualcuno è relativo al concorso in bancarotta fraudolenta, di Aamps, che, quando siamo stati chiamati alla guida di questa amministrazione, già aveva svariati milioni di euro di debiti e che senza un nostro intervento sarebbe stata condannata definitivamente. Sicuramente si tratta dell’avviso più annunciato della storia cittadina”. Nogarin rivendica poi di avere tolto il tappeto posto dalle passate amministrazioni e di avere invertito la rotta rispetto al passato: “La ricetta dei miei predecessori era semplice e a suo modo efficace: ogni volta che il buco si allargava troppo, il comune provvedeva a ricapitalizzare, tanto, in ultima istanza pagavano i livornesi attraverso la tassa prima e la tariffa poi. La polvere veniva accuratamente, così, nascosta sotto il tappeto. Noi quel tappeto l’abbiamo tirato via e così abbiamo invertito la rotta. Personalmente non so quale sia la mia condotta che gli investigatori ritengono possa essere stata illecita. Quello che so è che abbiamo sempre fatto tutto alla luce del sole. Solo il tempo ci dirà se la nostra ricetta è stata sufficiente per rilanciare l’azienda, ma certo non ci si può accusare di essere stati poco trasparenti. Mi si addossa il torto di aver stabilizzato i 33 precari, noi invece riteniamo che l’azienda così non solo ha risparmiato 110 mila euro di sgravi contributivi, ma abbia evitato che questi lavoratori le intentassero causa esponendola a ricorsi ben più pesanti”.
Parla poi di come la stabilizzazione dei lavoratori a tempo determinato è stata voluta dall’intero Consiglio comunale, toccando il tasto dolente delle dimissioni: “Perché non mi dimetto? E’ semplice: non ho infranto quelle regole non scritte e che vengono prima della legge e che impongono a un amministratore non solamente di tenere un comportamento moralmente e politicamente inappuntabile ma di non essere neppure investito da ipotesi di reato che ledono totalmente la credibilità dei cittadini e della stessa macchina amministrativa. Non sono accusato di aver rubato. Non sono accusato di aver distratto fondi per scopi personali. Non sono accusato di essere un evasore. Non sono neppure accusato di essermi comprato calze, mutande o la nutella con soldi pubblici. La procura sta indagando per una mia scelta amministrativa. Sono certo di aver seguito tutte le procedure alla lettera, ma se le indagini dovessero dimostrare che ho agito violando i principi che ho elencato prima, non esiterò a dimettermi. Questo non in nome dei principi del Movimento: è solo buonsenso, quello che dovrebbe guidare l’azione di ogni politico. Credo di aver chiarito il mio pensiero e la mia posizione. D’ora in poi, se me lo permettete, vorrei tornare a occuparmi della città e dei suoi problemi reali. Giusto ieri è stata pubblicata la graduatoria definitiva di chi avrà diritto al reddito di cittadinanza, un nostro cavallo di battaglia. Una nostra promessa mantenuta. Sono felice di annunciare che da metà settimana le 100 famiglie in graduatoria riceveranno la prima quietanza di pagamento, mensile, da 500 euro. Un sostegno al loro reddito, che non risolve tutti i problemi ma che va nella direzione giusta e che ci rende davvero orgogliosi”.

Le reazioni – Per Elisa Amato (Forza Italia) l’avviso di garanzia ricevuto dal sindaco non è un atto dovuto, l’indagine su Aamps infatti parte “dal tribunale penale non da quello civile sezione fallimentare. Lei sindaco racconta ciò che le fa più comodo e dovrebbe dimettersi non per l’avviso di garanzia che ha ricevuto ma perchè non conosce i principi fondamentali della democrazia e soprattutto perchè in due anni di governo non ha fatto nulla”. Durisimo l’attacco di Alessandro Mazzacca, espulso dal Movimento 5 stelle, oggi in Livorno libera: “Voglio vedere le denunce che ha fatto e anche l’avviso di garanzia che dice di aver pubblicato ma non è vero. Abbia poi un po’ di decenza – dice rivolgendosi a Nogarin – e non pronunci più la parola trasparenza”. Lo stesso chiede Marco Valiani (Livorno bene comune): “Oggi Federico Pizzarotti è stato sospeso dal Movimento, mentre lei Nogarin quando farà un passo indietro? Visto che, secondo quanto ha mostrato un sondaggio la maggior parte della base del Movimento 5 stelle vorrebbe le sue dimissioni”. Verso le 22 il consigliere è stato portato via in barella. Nel pomeriggio, come lui stesso ha raccontato, sarebbe stato aggredito dal marito di una militante dei Cinque stelle presente alla manifestazione a sostegno del sindaco in Piazza del Municipio. “Con questi suoi atteggiamenti, di una trasparenza di cui tanto parla ma che non esiste – ha affermato Pietro Caruso (Pd) – sta distruggendo un’intera città per un’apparenza politica che la usa solo per fini elettorali”. “Dopo che ci saranno state le elezioni amministrative – ne è convinto Marco Cannito (Città diversa) – il Movimento 5 stelle nazionale vi scaricherà, I problemi di Aamps che avete infilato in un’avventura giudiziaria rimarranno, così come, o forse saranno ancora più gravi, quelli dei lavoratori”. “ Si sta correndo il rischio che questa città venga decapitata dall’oggi al domani – è la posizione di Andrea Raspanti (Bl) – bisogna invece affrontare i tanti problemi della città che sta male, quest’aula consiliare non può diventare una succursale della politica romana. Lasciamo lavorare la magistratura, a voi invece dico – ha dichiarato rivolgendosi alla maggioranza – che Livorno scegliendo due anni fa il Movimento 5 stelle ha optato per una strada nuova: non lo avete capito e avete sbagliato e in questo tempo non avete saputo riunire la città e neanche fare un piano per il futuro”. Alessio Batini (M5S) difende invece convintamente il sindaco: “Nogarin gode della fiducia del suo gruppo consiliare. Noi non possiamo criticare un sindaco che è stato l’unico a rifiutare l’ingresso in RetiAmbiente e che sta facendo i salti mortali per riportare l’asticella dell’economia e delle partecipate comunali a un livello accettabile. Non è Nogarin a doversi dimettere, casomai dovrebbe farlo chi in questo momento siede in Consiglio coi voti di un movimento a cui non appartiene più”.

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