Un pezzo di Unesco a Livorno per Fossi e Fortezze

di Jessica Bueno

“Gli ideali dell’Unesco sono anche i nostri: valorizzazione, promozione e tutela del patrimonio”. Con queste parole il sindaco Filippo Nogarin apre la presentazione del “Club Unesco Livorno”, il quale si è presentato alla città nei locali della sala delle cerimonie del palazzo municipale.

“In un mondo in continuo divenire con il nostro, con l’avvento delle nuove tecnologie – afferma Nogarin – siamo tutti chiamati a vigilare affinché l’evoluzione sociale non travolga quella culturale. Credo che la cooperazione tra persone che vogliono impegnarsi insieme per la tutela della specificità del patrimonio cittadino è ogni giorno più importante. Questo è lo spirito con cui vogliamo dare il benvenuto a questo nuovo club, insieme al quale desideriamo intraprendere un comune cammino per riconoscere il sistema di fossi e fortezze livornesi come patrimonio Unesco. Non sarà un percorso semplice ma Livorno può ambire a raggiungere questo obiettivo”.

Le fortezze rappresentano una preziosa testimonianza architettonica ed urbanistica. Recentemente, a tal proposito, come ricorda Nogarin “la fortezza vecchia ha ottenuto un riconoscimento nel progetto ‘Fabbrica di paesaggi’”.

La presidente del club Unesco Livorno, Margherita Mazzelli, sottolinea la difficoltà del percorso e l’intenzione di mettercela tutta, affermando il valore delle unicità che rappresentano la città e introducendo la presenza della presidentessa della federazione italiana club e centri UnescoMaria Paola Azzario.  “Battesimi come quello del club di Livorno costituiscono una grande fonte di speranza. – afferma la Azzario – L’Unesco fu pensata da un gruppo di pedagogisti ed educatori, all’interno del quale era presente una diatriba riguardante il ruolo della scienza: una parte sosteneva che rappresentasse un ruolo negativo, attraverso di essa infatti siamo arrivati alla costruzioni di armi tra cui la bomba atomica, un’altra parte, che alla fine prevalse, sosteneva che la scienza può essere buona o cattiva in base all’uso che se ne fa. Bisognava fare in modo che si occupasse del beneficio della società. Nel 1945 nacque ufficialmente l’Unesco”.

Nel 1952 venne assegnato all’organizzazione un ulteriore compito e la C dell’acronimo finì per avere doppio significato: cultura e comunicazione. “La tv aveva invaso parte del mondo occidentale – continua l’Azzario – e si aprì un divario tra nord e sud del mondo. C’era la necessità di portare avanti delle campagne di sensibilizzazione affinché tutti potessero usufruire dei mezzi di comunicazione. Nel 1947 dei giovani sopravvissuti alla bomba atomica si rivolsero all’organizzazione per ricostruire il mondo intorno a loro e l’Unesco riconobbe il loro desiderio di contribuire nel migliore dei modi, dando loro modo di portare avanti l’iniziativa”.

Educazione, scienza, cultura, comunicazione: visto che le guerre nascono nel cuore degli uomini, l’obiettivo è quello costruire la pace con questi 4 mezzi, valorizzando la relazione tra di essi.

“L’Unesco è l’unica organizzazione che ha una commissione nazionale in ciascuno degli Stati membri che partecipano attivamente all’approvazione dei documenti nell’assemblea generale, che si tiene a Parigi ogni due anni. – sottolinea l’Azzario – I club Unesco sono costituiti da gruppi di cittadini che volontariamente si riuniscono elaborando progetti di valorizzazione del territorio. L’organizzazione è conosciuta per il patrimonio mondiale dell’umanità, il tutto avviene tramite dei metodi di educazione per riuscire a vedere le proprie risorse. Da buoni italiani siamo diventati ciechi, non vediamo il cielo stellato e nemmeno la basilica di fianco a casa nostra. Non abbiamo saputo trasferire ai nostri giovani l’amore per la ricerca. Le cose diventano brutte e tristi se abbandonate a se stesse, proprio come le persone”.

Da qui nasce l’esigenza dell’organizzazione per salvare ciò che il passato ci ha lasciato, creando la convenzione per i patrimoni naturali e materiali dei diversi continenti, regioni e situazioni. In un’ottica di incoraggiamento al dialogo tra le diverse civiltà, all’Expo di Milano che mette vicino il mondo cinese a quello italiano. L’Italia conta infatti 50 monumenti riconosciuti nel patrimonio, seguita dalla Cina con 47.

“Dobbiamo continuare a lavorare con le amministrazioni e gli esperti affinché le nostre volontà si traducano in realtà. Se poi questa realtà non arriva, non importa. Conta il movimento di attenzione che crea sinergia ed entusiasmo che ci toglierà dall’apatia in cui siamo caduti. Abbiamo le capacità, mettiamole in atto per vedere se qualcosa succederà” afferma poi la presidentessa nazionale.

Il sindaco Nogarin mostra il suo consenso alle parole di Maria Paola Azzario, sostenendo che “non è importante il raggiungimento del pieno obiettivo, ma il percorso che ci porterà lì. Spesso ci soffermiamo verso il riconoscimento e credo che questo sia il modo per riscoprire il cuore con cui un qualcosa è stato generato. Queste bellezze che abbiamo – continua il sindaco- sono frutto di amore, espressioni di umanità. Probabilmente l’occasione della creazione del club Unesco è l’elemento che ci dovrebbe portare a riscoprire quel bello che alberga nei nostri cuori. Grazie al vedere, all’osservare e all’ascoltare possiamo provare a farlo riemergere rispetto a tutto ciò che accade intorno a noi”.

Maria Paola Azzario pone l’accento sull’importanza dei beni immateriali: “Nel 2003, dopo aver lottato contro gli Usa, abbiamo ottenuto la convenzione per la salvaguardia del patrimonio immateriale, riconoscendo intorno all’esistenza di un bene materiali un complesso di amore, empatia e dedizione intorno ad esso che creano riti e situazioni che non possiamo perdere. Stiamo diventando insensibili e abbiamo bisogno di recuperare dalle testimonianze il fatto che l’uomo non è fatto solo di testa e tecnologia. Dobbiamo lasciarci andare per ritrovare l’amore che c’è stato e che c’è in noi”.
Il sindaco conclude la presentazione con una citazione di Silvano Agosti: “Vorrei tanto che l’uomo diventasse patrimonio dell’umanità”.

 

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