Ecco le nuove Province, nessun esubero
Cogliere l’occasione del riordino delle funzioni provinciali per riorganizzare la macchina amministrativa toscana, migliorare il rapporto fra cittadini e pubblica amministrazione, favorire la sburocratizzazione e lo snellimento delle procedure. Questo il senso dell’Intesa firmata fra la Regione Toscana, l’ANCI Toscana e le organizzazioni sindacali CGIL, CISL, UIL.
L’accordo è anche una risposta alle preoccupazioni dei lavoratori che si erano mobilitati nelle settimane scorse contro i tagli imposti dalla legge di stabilità 2015 agli enti territoriali, rendendo più difficile il percorso del riordino delle funzioni provinciali. Il taglio del 50% delle spese per il personale delle Province e del 30% della Città metropolitana, la messa in mobilità del corrispondente personale, impone a tutta la pubblica amministrazione uno sforzo straordinario. L’accordo firmato mette in fila impegni e passaggi, nelle more della riorganizzazione delle funzioni provinciali che si completerà con l’approvazione della proposta di legge che la Giunta regionale ha approvato il 19 gennaio scorso e che ora è all’attenzione del Consiglio. Invita le Province, così come sta facendo la Regione, a dichiarare gli “esuberi” del personale in possesso dei requisiti previdenziali pre-Fornero; impegna la Regione a farsi carico del personale impiegato nelle funzioni che a questa saranno trasferite; gli enti territoriali e statali a mettere in atto tutti gli strumenti per ricollocare il rimanente personale.
Nell’intesa siglata c’è scritto che salari e inquadramento dei lavoratori delle Province rimarranno inalterati (salario accessorio e posizione giuridica compresa), si ricorda che il personale sarà trasferito assieme alle funzioni e nei trasferimenti saranno presi in considerazione anche gli assunti a tempo determinato e i Co.co.co. Nelle dieci Province toscane lavorano quattromilacinquecento persone. L’accordo ribadisce anche che al tavolo di confronto regionale dovranno essere definiti criteri generali, certi e omogenei, per il personale interessato al trasferimento. Il trasferimento del personale conseguente al passaggio delle funzioni alla Regione, ai Comuni o alle Unione dei Comuni, non comporterà necessariamente il cambiamento della sede di lavoro. La Regione, per esempio, per favorire il mantenimento dei servizi il più possibile vicini ai cittadini, aprirà degli uffici territoriali in ogni Provincia e Città metropolitana. “Nasce una Regione nuova, una Regione che cambia per competenze e per compiti e che ridefinisce il suo ruolo. Una Regione di cui diverrà parte entro tre mesi il personale delle Province legato alle funzioni che torneranno di competenza regionale”. Così il presidente Enrico Rossi ha sintetizzato il valore dell’accordo sul trasferimento e la ricollocazione del personale delle Province. “Con la nostra legge – prosegue il presidente – abbiamo attuato il riordino delle competenze regionali, a noi richiesto dalla legge Del Rio, basandoci su tre principi: il principio di vicinanza (laddove possibile sempre meglio decentrare per essere più vicini al cittadino), di adeguatezza (alcune questioni devono essere invece gestite da ‘adeguata’ distanza) e di separazione (i cittadini devono avere ben chiaro qual è l’ente competente a seconda della materia). In quest’ottica abbiamo deciso di riportare alla Regione le competenze su agricoltura, ambiente e formazione stabilendo un termine di tre mesi per definire il transito del personale dalle Province nell’ambito di queste funzioni”.
Più in dettaglio, con la riforma la Regione si riapproprierà delle funzioni provinciali in materia di agricoltura, anche quelle delegate a Unioni di Comuni, si occuperà di forestazione, caccia e pesca, orientamento e formazione professionale (compresa la formazione degli operatori turistici), avrà competenze in materia di rifiuti, difesa del suolo, tutela della qualità dell’aria e delle acqua, inquinamento acustico ed energia. Il Genio Civile sarà presente nei territori e competente per progettazione, manutenzione e polizia idraulica. L’accordo di oggi, stipulato all’indomani dell’approvazione in giunta della legge, e alla vigilia del suo iter in Consiglio regionale, definisce una road map verso la realizzazione della riforma, mettendo al centro soprattutto le garanzie occupazionali. “A questo proposito – ha detto il presidente – voglio che parta anche un cammino di incontro con il personale delle Province, per superare la rabbia e la demotivazione di questi mesi, e incominciare un percorso di coinvolgimento e rimotivazione. E’ auspicabile per esempio che anche questa riorganizzazione avvenga attraverso un processo di ascolto dei dipendenti delle Province”.
Ma quale sarà la Regione che nascerà da questa riforma? Rossi la descrive così: “Da una Regione concepita come una sorta di ‘staterello’, quella uscita dalla riforma del 2001, si passerà ad una Regione più presente nei territori, che governa, che fa più amministrazione, più vicina al cittadino. Mi piace l’idea di una Regione che si fondi su questi principi”. Il presidente ha colto anche l’occasione per evidenziare come questo percorso di riforma, di cambiamento e snellimento non debba riguardare solo Regione, Province e Comuni ma anche lo Stato: “La politica, dei passi concreti verso il cambiamento, li ha fatti: si è avviato un processo di riordino delle competenze per cui le Province cessano di essere un ente autonomo, e anche la Regione si ridimensiona: in pochi anni da 65 consiglieri s i passerà a 40, da 14 assessori a 8. Sono segni concreti, che sarebbe auspicabile arrivassero anche dallo Stato. Perchè, per dare senso a questo cammino di riforme, abbiamo bisogno di uno Stato più efficiente, più leggero e meno costoso”.
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